Roma gioca per l’Italia
Fonseca: «La partita più importante della stagione, orgoglio per tutti» Si parte dal 2-1 di Amsterdam per i giallorossi Dzeko, Pellegrini e Micki in attacco Chi supera il turno quasi certamente troverà lo United
Nella musichetta dell’Uefa, che sembra introdurre più a un film di Dario Argento che all’Europa League, c’è il coro della Roma che reclama la propria ambizione: un’altra semifinale dopo l’impresa quasi miracolosa del 2018 in Champions. Ma in lontananza si avverte anche il fruscio della bandiera italiana.
«Un orgoglio rappresentare il Paese: ma dobbiamo dimenticare l’andata». La squadra da ieri in ritiro
Oh-oh-oh-oh-oh. Dentro a questa musichetta dell’Uefa, che sembra introdurre più a un film di Dario Argento che all’Europa League, c’è il coro della Roma che reclama la propria ambizione: un’altra semifinale di coppa dopo l’impresa quasi miracolosa del 2018 in Champions. Ma in lontananza si avverte anche il fruscio di una bandiera italiana che ancora sventola grazie a una squadra che, anche in nome del ruolo che interpreta, ha sacrificato energie preziose per il campionato ma ha tenuto sempre la barra dritta all’estero: cinque vittorie su cinque finora nella fase a eliminazione diretta. Contro l’Ajax, ripartendo da 2-1, basterà in verità anche perdere 1-0 all’Olimpico per guadagnarsi la (più che probabile) rivincita con il Manchester United ma Paulo Fonseca, che conosce bene i comportamenti lunatici dei suoi giocatori e soprattutto riconosce un grande valore agli avversari, invita la Roma a non fare calcoli: «Non dobbiamo speculare sulla vittoria dell’andata. E resto convinto che serva una partita perfetta per eliminare l’Ajax. Ma ora siamo qui e vogliamo vivere al massimo la partita più importante della stagione. Almeno finora...».
SPERANZA. In quell’ultima parola, finora, si leggono tensione ed entusiasmo insieme: il rischio di guar
Paulo Fonseca
48 anni, è alla seconda stagione sulla panchina della Roma dopo tre vissute su quella dello Shakhtar. Con i giallorossi ha una media di 1,86 punti a partita dare troppo avanti esiste ma al tempo stesso sarebbe limitativo in questo momento accontentarsi. Non a caso Fonseca ha chiesto alla squadra di andare in ritiro, evento insolito prima delle partite in casa. Anche per il capo l’eventuale qualificazione sarebbe un premio gratificante, in vista di un futuro che appare già scritto ma non si sa mai: spesso criticato, più a Trigoria che nel resto d’Italia, Fonseca è nelle condizioni di firmare un traguardo storico per il club, che ha giocato l’ultima semifinale di Coppa Uefa nel lontano 1900/91, quando poi avrebbe perso la finale contro l’Inter. Lo stesso Fonseca ha già migliorato se stesso, agganciando un quarto (mai aveva superato gli ottavi). E chiaramente vorrebbe andare avanti: «Per noi è un motivo di orgoglio rappresentare l’Italia in Europa. E’ una bella responsabilità che ci assumiamo volentieri. Penso che sia importante per tutto il movimento se una nostra squadra raggiunge la semifinale. Ma dobbiamo rimanere concentrati, evitando di commettere anche gli errori più piccoli perché certe serate sono decise dai dettagli. In difesa soprattutto».
SOSPIRO. Ha recuperato Mkhitaryan, che dovrebbe giocare dal primo minuto, e in assenza di Spinazzola ha deciso di puntare su Riccardo Calafiori, alla prima notte d’élite della sua vita. Fonseca sottolinea: «Mi è piaciuto molto ad Amsterdam. Si è trovato in campo all’improvviso ed è entrato bene. E’ pronto per giocare». L’età media della difesa della Roma sarà così competitiva con la linea verde dell’Ajax: oltre a Calafiori, che è un 2002, c’è Ibañez che è un ‘98 e si è già fatto notare abbastanza una settimana fa. Ci sono poi Mancini che è un ‘96 anche se gioca come un trentacinquenne, e Karsdorp, olandese contro gli olandesi, che è nato nel 1995. I veterani del reparto sono Cristante e Pau Lopez, che sono nati nel ‘94.
IL MESSAGGIO. Peccato non ci sia Chris Smalling, che non ha ancora ripreso gli allenamenti dopo la terapia al ginocchio infiammato concordata con il professor Cugat a Barcellona. Fonseca lo chiama allo scoperto dopo averne predetto per settimane un rientro che non si è mai materializzato: «Smalling sta meglio. Ma a questo punto molto dipende da lui. Quando se la sentirà potrà tornare ad allenarsi in gruppo. Credo che non manchi molto».
«Calafiori gioca Smalling ancora no Ma ormai dipende da come si sentirà lui»