La vita nuova di Higuain «Sono libero»
Nell’intervista a La Nacion le radici della sua fuga in MLS «Ti dicono che sei grasso o pelato ma non ti chiedono come stai... Qui invece non ci sono pressioni»
Sarebbe piaciuto a Pirandello. Il fu Gonzalo Higuain. Che si aggira finalmente felice per Miami, provando l’ebbrezza di mettersi in fila senza che nessuno lo molesti per un gol sbagliato o semplicemente per un autografo. «Qui il calcio non è una priorità, ci sono altri sport che sopportano quelle pressioni». E a differenza del personaggio pirandelliano, non crediamo affatto che un giorno avrà nostalgia della sua vecchia identità.
Le parole. L’intervista che ha rilasciato al quotidiano argentino La Nacion, è l’intervista di un uomo che è uscito di galera. Che si è finalmente liberato di un mondo che probabilmente non ha mai cercato. E infatti felice, sorridente, gioioso, no, non lo abbiamo mai visto. Sempre un’espressione di latente sofferenza, quella smorfia tirata, una maschera perennemente malinconica. Quasi da circo. Anche nel gol il suo sorriso nascondeva un velo di tristezza. La tristezza di chi, al fondo, non è mai stato felice.
Lui lo spiega, lo racconta. «Oggi la gente mi vede e dice: “Higuaín, di cosa ti lamenti con i soldi che hai?”. Sì, ma Higuaín è lì da quando aveva 9 anni. I soldi che ho, non sono caduti dal cielo. Me li sono guadagnati giorno dopo giorno, sudando. I soldi aiutano, sì, ma non fanno la felicità. Puoi avere tutti i soldi del mondo, ma se sei un cattivo ragazzo, con chi ti diverti? Sei rimasto solo. E sì, paghi un prezzo altissimo...». Come a dire: voi parlate ma che ne sapete della mia vita?
Ora che ci riflettiamo, ripensando alla sua carriera, è come se Gonzalo avesse sempre detto: “Non è colpa mia se so giocare bene a calcio”. Non lo avrà scelto di lui di esordire col River a 17 anni, e due anni dopo di approdare al Real Madrid con l’aura di enfant prodige. Al Real, il club più importante del mondo. Avrebbe preferito rimanere a giocare con gli amici, a fare il reuccio del cortile, con mamma che ti chiama dalla finestra per dirti che è pronto. Che male c’è? «Ho giocato a Madrid, al Napoli, alla Juventus, al Milan, al Chelsea, di nuovo alla Juventus e tu condividi i tuoi compleanni con compagni diversi, il Natale con compagni diversi e i tuoi amici. Da ogni parte vedi poco e niente nella vita, vedi i tuoi genitori poco e niente...».
Se solo non fosse stato così forte. Lo ha tradito il talento. È stato un po’ la Marilyn del calcio. La dannazione di non passare inosservato. È impossibile se tocchi il pallone con quella grazia, se fai gol in ogni modo, se ne segni addirittura 36 in un solo campionato. E non sarà un caso che Higuain il meglio di sé lo abbia dato quando ha avuto un allenatore con cui è scattato qualcosa di chimico. Per lui, Sarri è stato una figura paterna. E al padre ha dato tutto quello che aveva. Il resto, il tradimento, i 94 milioni, l’odio-amore di una città, era un film che ha guardato scorrere in lontananza.
«I tifosi, i media, ti dicono che sei grasso o magro, che hai capelli lunghi o sei pelato, che hai fatto crescere tanto la barba ma nessuno s’interessa davvero a come ti senti». Ora è più chiaro perché, nei momenti spartiacque, quasi sempre la sparasse in curva. Che fosse un rigore decisivo: ah quanti ne ha sbagliati, con le maglie più disparate, persino col Milan. O un gol servito su un piatto d’argento nella finale mondiale. I suoi errori erano richieste d’aiuto. Salvatemi. Portatemi via di qui.
«Il mio futuro? Ovviamente non sarà nel calcio. La mia vita andrà da un’altra parte. Sarei un masochista se decidessi di rimanere in questo ambiente!». Ha detto proprio così: masochista. «Mi divertirò davvero con la mia gente, la mia famiglia. Mi piacerebbe studiare cucina, enologia... il vino mi cattura». Suerte Gonzalo, goditi la tua bambina. Sicuramente non avrà un padre che la spingerà a imboccare una strada che non la renderà felice.
Come il personaggio pirandelliano, il fu Gonzalo si gode una nuova libertà
Le vittorie, i soldi ma anche le rinunce «Vedi poco o niente della tua vita...»