Petrucci: Bravo il calcio, ma vogliamo tutti ripartire nei palazzetti e in sicurezza
Il presidente della Federbasket scende in campo per difendere i diritti delle altre discipline «Il Coni non è più centrale ma è ingiusto stravolgere il mondo Mi aspetto molto dalla Vezzali»
Istintivo e pensatore, straripante come un fiume in piena eppure con i piedi ben piantati in terra. Gianni Petrucci non è solamente il presidente più istrionico e popolare. Conosce lo sport come le sue tasche (4 mandati da presidente Coni, diversi incarichi in Figc, ex vicepresidente della Roma) e dal 2013 è tornato a guidare la Federbasket. Per molti è la regia saggia e occulta della politica sportiva. E quando parla, lascia il segno: «Giusta l'apertura al calcio, ma il governo non può giustificarla dicendo che l'Europeo è una manifestazione internazionale. Bravo Gravina, sacrosanto che ci sia il pubblico e mi auguro che la Figc abbia un ruolo di rilievo in Giunta, ma chiedo equità e pari trattamento». Il suo successore a Palazzo H, Giovanni Malagò, è d'accordo: «Quella del calcio è un’apertura che fa da traino per tutti», così come la sottosegretaria Vezzali che ha parlato di «segnale verso i mondi sportivi e non». Fino a fine aprile, comunque, non sono previste riaperture. Sarà per questo motivo che Barelli (Federnuoto) ha parlato di «rischio rivoluzione»: «Il governo deve convocarci urgentemente per riaprire palestre e piscine».
Presidente Petrucci, ha chiesto insieme alla FIPAV di riportare il pubblico nei palazzetti.
«Mi aspettavo che si dicesse “ok, riapriamo l’Olimpico ma lavoriamo per far ripartire tutti” e invece non è stato fatto. Dal ministro Speranza solo silenzi. Dovrebbe dire ogni tanto che lo sport è salute. La politica si ricorda di noi solo quando ci sono i grandi risultati e mi batterò insieme al presidente Manfredi».
Vi sentite ignorati?
«So bene che il calcio rimarrà il primo sport, io stesso devo tutto a questo mondo. Ma in Italia stiamo esagerando con la monocultura calcistica».
La riforma è una ferita aperta?
«Il Coni non è più centrale. È giusto che il Parlamento modifichi una legge, ma è altrettanto ingiusto stravolgere lo sport come ha fatto l’ex ministro. Servivano interventi per la salute e per la scuola, si è preferito condannare le società a sostenere i costi del lavoro sportivo in piena pandemia. Come si può pensare, poi, di abolire il vincolo? Mancano i conti con la realtà. Hanno fatto una riforma da 10 nei titoli e da 2 nei contenuti. Anche il professionismo femminile: sacrosanto, ma oggi insostenibile».
Prima il Coni riceveva oltre 400 milioni di contributi. Oggi 45. La perdita di "centralità" è tutta qui?
«Oggi il Coni ha il bilancio della Federbasket, giudicate voi. Faccio un altro esempio: i presidenti regionali del Coni hanno dei segretari generali che rispondono a Sport e Salute. Non si è mai visto. Coni e SeS sono incompatibili».
Ne ha già parlato con Vezzali? «Sì, il giorno dopo la nomina. Sono stato sincero: “Non ti do consigli, ma hai un compito: risolvere il problema di Sport e Salute”. Il decreto sull’autonomia non ha aggiunto nulla, ha dato al Coni ciò che gli spettava. Vezzali viene dallo sport, ha vinto dimostrando che volere è potere. Oggi sono ancora più orgoglioso di averla voluta come portabandiera a Londra 2012 e sono contento dei collaboratori che ha scelto».
Sosterrà la rielezione di Malagò?
«Assolutamente sì. Di Rocco è un amico, ma non ho dubbi».
Eppure si è scontrato spesso con il presidente del Coni... «L’ho criticato duramente, ma quando ho visto cosa volevano fare del Coni mi sono indignato e l’ho sostenuto. Solo gli stupidi e i morti non cambiano idea. Io non contesto la legge delega, ma la sua applicazione. Giorgetti ha sempre aiutato lo sport».
Olimpiadi. L'Italbasket può farcela?
«Ci attende un pre-olimpico difficilissimo. Nereo Rocco, quando gli dicevano “vinca il migliore”, rispondeva “speremo de no”. Abbiamo una buona Nazionale e con i ragazzi che giocano in Nba possiamo farcela».
Sempre più giovani abbandonano lo sport. Soluzioni? «Ripartire subito e in sicurezza. Se i bambini vanno a scuola, com’è giusto che sia, perché non possono giocare a minibasket? Non avete idea di quante famiglie ce lo chiedono».
Un sogno?
«Riportare il basket alle Olimpiadi. Ma le cose principali sono la salute e la grazia di Dio».
C'è qualcosa del passato che, invece, farebbe diversamente? «Eviterei qualche gaffe. Non ne ricordo una in particolare perché sono presuntuoso. Pensate che mi vanto di essere stato per 14 anni ministro dello sport quando il Coni assolveva a tutti gli effetti questo compito».
«Malagò? Sì, l’ho criticato, ma sosterrò la sua rielezione Ricordiamoci: lo sport è salute»
Nel nuovo governo qualcuno aveva fatto il suo nome per il dicastero?
«Diciamo che c’era stato un… soffio».