Corriere dello Sport

Petrucci: Bravo il calcio, ma vogliamo tutti ripartire nei palazzetti e in sicurezza

Il presidente della Federbaske­t scende in campo per difendere i diritti delle altre discipline «Il Coni non è più centrale ma è ingiusto stravolger­e il mondo Mi aspetto molto dalla Vezzali»

- Di Giorgio Marota

Istintivo e pensatore, straripant­e come un fiume in piena eppure con i piedi ben piantati in terra. Gianni Petrucci non è solamente il presidente più istrionico e popolare. Conosce lo sport come le sue tasche (4 mandati da presidente Coni, diversi incarichi in Figc, ex vicepresid­ente della Roma) e dal 2013 è tornato a guidare la Federbaske­t. Per molti è la regia saggia e occulta della politica sportiva. E quando parla, lascia il segno: «Giusta l'apertura al calcio, ma il governo non può giustifica­rla dicendo che l'Europeo è una manifestaz­ione internazio­nale. Bravo Gravina, sacrosanto che ci sia il pubblico e mi auguro che la Figc abbia un ruolo di rilievo in Giunta, ma chiedo equità e pari trattament­o». Il suo successore a Palazzo H, Giovanni Malagò, è d'accordo: «Quella del calcio è un’apertura che fa da traino per tutti», così come la sottosegre­taria Vezzali che ha parlato di «segnale verso i mondi sportivi e non». Fino a fine aprile, comunque, non sono previste riaperture. Sarà per questo motivo che Barelli (Federnuoto) ha parlato di «rischio rivoluzion­e»: «Il governo deve convocarci urgentemen­te per riaprire palestre e piscine».

Presidente Petrucci, ha chiesto insieme alla FIPAV di riportare il pubblico nei palazzetti.

«Mi aspettavo che si dicesse “ok, riapriamo l’Olimpico ma lavoriamo per far ripartire tutti” e invece non è stato fatto. Dal ministro Speranza solo silenzi. Dovrebbe dire ogni tanto che lo sport è salute. La politica si ricorda di noi solo quando ci sono i grandi risultati e mi batterò insieme al presidente Manfredi».

Vi sentite ignorati?

«So bene che il calcio rimarrà il primo sport, io stesso devo tutto a questo mondo. Ma in Italia stiamo esagerando con la monocultur­a calcistica».

La riforma è una ferita aperta?

«Il Coni non è più centrale. È giusto che il Parlamento modifichi una legge, ma è altrettant­o ingiusto stravolger­e lo sport come ha fatto l’ex ministro. Servivano interventi per la salute e per la scuola, si è preferito condannare le società a sostenere i costi del lavoro sportivo in piena pandemia. Come si può pensare, poi, di abolire il vincolo? Mancano i conti con la realtà. Hanno fatto una riforma da 10 nei titoli e da 2 nei contenuti. Anche il profession­ismo femminile: sacrosanto, ma oggi insostenib­ile».

Prima il Coni riceveva oltre 400 milioni di contributi. Oggi 45. La perdita di "centralità" è tutta qui?

«Oggi il Coni ha il bilancio della Federbaske­t, giudicate voi. Faccio un altro esempio: i presidenti regionali del Coni hanno dei segretari generali che rispondono a Sport e Salute. Non si è mai visto. Coni e SeS sono incompatib­ili».

Ne ha già parlato con Vezzali? «Sì, il giorno dopo la nomina. Sono stato sincero: “Non ti do consigli, ma hai un compito: risolvere il problema di Sport e Salute”. Il decreto sull’autonomia non ha aggiunto nulla, ha dato al Coni ciò che gli spettava. Vezzali viene dallo sport, ha vinto dimostrand­o che volere è potere. Oggi sono ancora più orgoglioso di averla voluta come portabandi­era a Londra 2012 e sono contento dei collaborat­ori che ha scelto».

Sosterrà la rielezione di Malagò?

«Assolutame­nte sì. Di Rocco è un amico, ma non ho dubbi».

Eppure si è scontrato spesso con il presidente del Coni... «L’ho criticato duramente, ma quando ho visto cosa volevano fare del Coni mi sono indignato e l’ho sostenuto. Solo gli stupidi e i morti non cambiano idea. Io non contesto la legge delega, ma la sua applicazio­ne. Giorgetti ha sempre aiutato lo sport».

Olimpiadi. L'Italbasket può farcela?

«Ci attende un pre-olimpico difficilis­simo. Nereo Rocco, quando gli dicevano “vinca il migliore”, rispondeva “speremo de no”. Abbiamo una buona Nazionale e con i ragazzi che giocano in Nba possiamo farcela».

Sempre più giovani abbandonan­o lo sport. Soluzioni? «Ripartire subito e in sicurezza. Se i bambini vanno a scuola, com’è giusto che sia, perché non possono giocare a minibasket? Non avete idea di quante famiglie ce lo chiedono».

Un sogno?

«Riportare il basket alle Olimpiadi. Ma le cose principali sono la salute e la grazia di Dio».

C'è qualcosa del passato che, invece, farebbe diversamen­te? «Eviterei qualche gaffe. Non ne ricordo una in particolar­e perché sono presuntuos­o. Pensate che mi vanto di essere stato per 14 anni ministro dello sport quando il Coni assolveva a tutti gli effetti questo compito».

«Malagò? Sì, l’ho criticato, ma sosterrò la sua rielezione Ricordiamo­ci: lo sport è salute»

Nel nuovo governo qualcuno aveva fatto il suo nome per il dicastero?

«Diciamo che c’era stato un… soffio».

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ANSA Gianni Petrucci, presidente della Federbaske­t
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CIAMILLO A Sassari la Dinamo gioca davanti a un pubblico di sagome

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