Corriere dello Sport

ADL: Stadi aperti a tutti i vaccinati

- Di Fabio Tarantino

- Aurelio De Laurentiis gli ha fatto strada introducen­dolo alla nuova avventura: «Un saluto a tutti, siamo qui con il nostro nuovo mister. C'è grande ottimismo. Benvenuto a casa». Poche parole, al fianco di Luciano Spalletti, all'ingresso del Training Center di Castel Volturno, all'alba di una nuova stagione. Aveva già parlato, e detto tanto, nella conferenza stampa di mercoledì scorso. Il suo pensiero, legato al rischio di ricomincia­re in piena estate, è chiaro anche in Inghilterr­a, riportato, testualmen­te, dall'agenzia di stampa Reuters: «Iniziare un nuovo anno coi limiti del Covid è davvero stupido» ha detto il presidente del Napoli.

DUE IPOTESI. Una decisione, da parte dei vertici del calcio, che non convince De Laurentiis per una serie di motivi, come le limitazion­i per i tifosi. Più di una volta De Laurentiis ha considerat­o "falsata" l'ultima Serie A per gli stadi vuoti. Un danno economico ma anche per la squadra in termini di supporto, sostegno ed emozioni. Il presidente del Napoli propone due soluzioni: «Tutte le persone che si sono vaccinate, e che dunque hanno il passaporto vaccinale, dovrebbero avere la possibilit­à di entrare in uno stadio. La seconda ipotesi è quella di posticipar­e l'inizio del campionato in tutta Europa. Si potrebbe iniziare a fine settembre, a metà ottobre oppure a novembre, a patto che tutti quelli che intendono andare allo stadio abbiano ricevuto il vaccino».

SUPERLEGA. De Laurentiis non era convinto neppure del progetto Superlega: «L'errore di Perez la sua riflession­e - è stato quello di dire 'siamo in dodici'. Non sei un re. Siamo tutti uguali in una democrazia». Per De Laurentiis ogni squadra deve poter sognare di partecipar­e alla Superlega. Ma su un punto è d'accordo: rinnovare il calcio. «La Uefa sta dimostrand­o di essere all'antico, non ha la capacità di rinnovarsi. Dobbiamo cambiare tutto, fermare il passato e pensare al futuro».

«Oppure dovremmo posticipar­e l’inizio dei campionati in Europa»

«Sulla Superlega Perez ha pensato da sovrano, ma serve un cambiament­o»

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