Corriere dello Sport

Vedo rosso

Mancio con il vice-Spina va all’eurocorrid­a

- Di Alberto Polverosi

Ultimo test a Coverciano: Emerson sulla fascia unica novità Chiesa: «Bello sfidare Morata» In mattinata la partenza per Londra

Un gioco cromatico conduce l’Italia a una sfida di altissima difficoltà In palio per entrambe le squadre c’è anche il futuro

Un fil rouge potrebbe spingerci fino alla finale. Per ora sono cinque vittorie su cinque contro avversari con la maglia rossa, Turchia, Svizzera, Galles, Austria e Belgio. Rossa è anche la Spagna, rossa (seconda maglia) è l’Inghilterr­a, rossa è la Danimarca. Noi azzurri, loro rossi, noi il cielo sereno, loro il colore del fuoco. Siamo fra le prime quattro nazionali d’Europa e ci siamo arrivati proprio con questa straordina­ria serenità. Siamo tornati a nove anni fa, a Euro 2012, allora non c’erano gli ottavi, la formula era più asciutta e dal girone si passava direttamen­te ai quarti di finale dove incontramm­o l’Inghilterr­a (eliminata ai rigori), poi la Germania (battuta dalla doppietta di Balotelli) e in finale la Spagna (ne prendemmo 4, anche se molti dimentican­o che gli ultimi due gol arrivarono con l’Italia in dieci). In questa più ampia edizione possiamo ritrovare due di quelle avversarie, anche se in ordine diverso, prima la Spagna in semifinale poi, sperando di tornare a Wembley anche per la finale, l’Inghilterr­a.

IN COMUNE. Molti aspetti legano le due nazionali e i due europei. Anche allora, nel 2012, avevamo un ct devoto alla causa, un signore molto tranquillo, equilibrat­o e saggio. Cesare Prandelli toccò in quel torneo il punto più alto del suo lavoro come commissari­o tecnico. Aveva voluto fortemente la panchina azzurra, proprio come Mancini, l’aveva sognata prima di conquistar­la. Anche lui dopo un fallimento, quello del Mondiale sudafrican­o. Mancini, di più, l’ha presa dopo una catastrofe calcistica, come l’eliminazio­ne dal Mondiale russo.

PORTIERE E DIFESA. Nove anni fa avevamo il miglior portiere d’Europa, Gigi Buffon, e su quel piano arriverà di sicuro anche Gigio Donnarumma. In azzurro Buffon aveva già conosciuto il mondo, i trionfi e le amarezze, Donnarumma deve ancora scoprire tutto, ma quando arriverà in fondo alla sua carriera potrà fare il conto proprio con Buffon e allora sapremo chi dei due ha vinto di più e stabilirem­o chi dei due è stato il più forte. Nel 2012 in difesa avevamo il professore dei marcatori,

Andrea Barzagli, accanto a Bonucci e un po’ più in là Chiellini, che Prandelli faceva giocare come terzino sinistro. Sono rimasti in due, Bonucci e Chiellini, e sembra che questi nove anni siano passati per entrambi senza lasciare traccia. Potremmo chiedere a Lukaku per avere conferma.

CENTROCAMP­O E ATTACCO. Il vero punto che unisce le due nazionali è la qualità del gioco. Anche con Prandelli il risultato arrivava attraverso l’impronta tecnica e tattica della squadra. Aveva creato un centrocamp­o dove il fosforo sprizzava da ogni mente e si univa a piedi fatati, De Rossi, Marchisio, Pirlo e Montolivo, tutti registi, tutti interditor­i (chi più, chi meno, ovviamente), tutti legati da un palleggio inarrivabi­le per gli altri. Adesso è diverso, adesso la mente di Jorginho è il timbro della Nazionale e accanto a lui si muovono due giocatori con caratteris­tiche differenti fra loro, uno che porta l’arrembaggi­o come Barella, l’altro che crea e raffina come Verratti. E diverso è anche l’attacco. Allora eravamo legati all’estro di Cassano e Balotelli, protagonis­ti di un grande Europeo, stavolta arriviamo quasi tutti in zona-gol.

LE DUE SPAGNE. L’Italia di Euro 2020 si è ritrovata nel solco del bel gioco tracciato (e poi perso...) dall’Italia di Euro 2012, poco frequentat­o dall’Italia del Mondiale 2014 e dell’Europeo 2016 e definitiva­mente abbandonat­o nei due anni successivi. Allora Prandelli stava cercando il futuro (che gli scappò di mano) proprio come sta facendo adesso Mancini. La Spa

gna, invece, è in una situazione diversa. Basta leggere la formazione che conquistò il titolo continenta­le 2012 segnando 4 gol agli azzurri per capire: Casillas; Arbeloa, Piqué, Sergio Ramos, Jordi Alba; Xavi, Busquets, Xabi Alonso; David Silva, Fabregas, Iniesta. Giocatori di un livello mostruoso. Quella stessa nazionale aveva iniziato a vincere l’Europeo 2008, aveva continuato col Mondiale 2010 e aveva chiuso il ciclo d’oro proprio nel 2012.

Il futuro per la Spagna si fermò quella sera. Quando provò a ripartire, rimettendo­si in gioco, andò a sbattere il muso prima nel Mondiale in Brasile (fuori nel girone) e poi all’Europeo 2016 proprio contro gli azzurri. Ora è come noi, cerca di capire la sua dimensione, di valutare la sua ambizione e di progettare il suo domani mettendo le fondamenta in questo Europeo. Non ci sono madridisti in squadra, non ci sono campioni straordina­ri come Xavi e Iniesta, come Sergio Ramos e David Silva. Luis Enrique ha nel suo gruppo la stessa fiducia che Mancini nutre nei confronti degli azzurri. Tutt’e due hanno individuat­o la strada, ma ora sono davanti a un incrocio. Avrebbero bisogno entrambi di superarlo per spianare l’ultimo tratto, ma nel calcio solo uno alla fine ha ragione.

Il confronto del 2012 fu impari, ma lasciò il segno anche sul calcio spagnolo

Adesso i due ct devono capire la reale dimensione delle loro Nazionali

 ??  ?? Evangelist­i, Marcotti Palliggian­o, Patania Pinna, Polverosi Recanatesi e Splendore
Evangelist­i, Marcotti Palliggian­o, Patania Pinna, Polverosi Recanatesi e Splendore
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy