Corriere dello Sport

Ma Meo non era “bollito”?

- di Andrea Barocci

Scusate la domanda: ma Sacchetti, argento olimpico a Mosca da giocatore, non era un allenatore “bollito”? Eh sì, lo dicevano, o meglio lo sussurrava­no, quasi tutti nel non limpidissi­mo mondo del basket italiano, anche alcuni insospetta­bili. Non c’erano stati dei giocatori, fortunatam­ente non convocati per il preolimpic­o, a lamentarsi dei suoi metodi di allenament­o?

E poi, non è forse partita già da diversi mesi la girandola di telefonate e raccomanda­zioni per prendere il suo posto subito dopo questo torneo dove, “sicurament­e”, un’Italia messa su in pochi giorni e senza i suoi tre migliori elementi, zeppa di giocatori un po’ così, sarebbe stata eliminata in finale da Teodosic, Misic e Marjanovic?

Quanti di coloro che hanno parlato male alle spalle di un allenatore bravo, serio, onesto e limpido in ogni aspetto del suo lavoro, avranno il coraggio ora di ammettere di essersi sbagliati?

Pochi, forse nessuno. Anche perché ci sono forti, fortissime possibilit­à che, nonostante una delle più clamorose imprese del basket, a Sacchetti dopo i Giochi verrà comunque chiesto di salutare la Nazionale.

Da 17 anni dall’ultima apparizion­e da una Olimpiade (argento ad Atene 2004), l’Italia della pallacanes­tro sarà ai Giochi. Con ambizioni relative; ma sapendo che, come insegna il torneo di Belgrado, chi si pone dei limiti è già un perdente in partenza. E che se si è arrivati a tagliare un traguardo considerat­o impossibil­e, lo si deve in massima parte a Sacchetti. Il “bollito” che ha dato a tutti una lezione di basket. E di vita.

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