Ma Meo non era “bollito”?
Scusate la domanda: ma Sacchetti, argento olimpico a Mosca da giocatore, non era un allenatore “bollito”? Eh sì, lo dicevano, o meglio lo sussurravano, quasi tutti nel non limpidissimo mondo del basket italiano, anche alcuni insospettabili. Non c’erano stati dei giocatori, fortunatamente non convocati per il preolimpico, a lamentarsi dei suoi metodi di allenamento?
E poi, non è forse partita già da diversi mesi la girandola di telefonate e raccomandazioni per prendere il suo posto subito dopo questo torneo dove, “sicuramente”, un’Italia messa su in pochi giorni e senza i suoi tre migliori elementi, zeppa di giocatori un po’ così, sarebbe stata eliminata in finale da Teodosic, Misic e Marjanovic?
Quanti di coloro che hanno parlato male alle spalle di un allenatore bravo, serio, onesto e limpido in ogni aspetto del suo lavoro, avranno il coraggio ora di ammettere di essersi sbagliati?
Pochi, forse nessuno. Anche perché ci sono forti, fortissime possibilità che, nonostante una delle più clamorose imprese del basket, a Sacchetti dopo i Giochi verrà comunque chiesto di salutare la Nazionale.
Da 17 anni dall’ultima apparizione da una Olimpiade (argento ad Atene 2004), l’Italia della pallacanestro sarà ai Giochi. Con ambizioni relative; ma sapendo che, come insegna il torneo di Belgrado, chi si pone dei limiti è già un perdente in partenza. E che se si è arrivati a tagliare un traguardo considerato impossibile, lo si deve in massima parte a Sacchetti. Il “bollito” che ha dato a tutti una lezione di basket. E di vita.