«Questa Nazionale è la Grande Bellezza»
«È il simbolo di un’Italia che ha tanta voglia di ripresa, partiamo da qui per una riforma del calcio»
DRAGHI «Con i vostri gol e i vostri servizi ci avete messo al centro dell’Europa»
BERRETTINI «Spero di tornare qui con un trofeo importante, per rendervi più orgogliosi»
«Gli azzurri sono il simbolo di un paese ferito ma caratterizzato da grande voglia di ripresa». Mentre Gabriele Gravina parla davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nei Giardini del Quirinale tira una piccola brezza. E’ il vento del cambiamento, è il vento azzurro della serenità. Merito del successo Europeo, sì. Ma c'è anche la capacità di «risollevarsi grazie alla rinnovata organizzazione della Figc e all'ottima guida di Mancini, dalla mancata qualificazione al mondiale 2018, con una identità e senza mai snaturarsi». Gravina è quello che si definisce un gentleman, attento e discreto assieme. Quando si insediò alla Figc, tre anni fa, ascoltò tutti, da tutti accettò consigli. Poi decise lui che Roberto Mancini era l’uomo giusto per quella che adesso è una rinascita. Anzi, «un Nuovo Umanesimo». O meglio: «La grande bellezza mostrata dagli azzurri non solo di gioco ma di valori e di amicizia è il lascito maggiore di questi Europei». Tutti anelano a quegli attimi di immortalità di Wembley. Ma perché accadano servono uomini della volontà. Sono quelli come Gravina. Che badano a tutto: alla bellezza come all’economia. Se davanti a Mattarella il discorso di Gravina è emozione pura, a Palazzo Chigi, con il Presidente del Consiglio Mario Draghi, si entra nei processi, persino nei numeri. Dice Gravina: «Il calcio e la Nazionale concorrono a fare il nostro Paese più credibile e stimato, maggiormente inclusivo e anche più ricco. Le maggiori ricerche stimano l'impatto della vittoria di domenica nello 0,7% del Pil». L’azzurro non rappresenta solo «un patrimonio di speranza», ma anche «una opportunità di crescita economica e di benessere diffuso». Gravina, l’uomo del fare. «Auspico che sia fonte di ispirazione del nostro movimento affinché si completi il percorso di riforma del calcio e per l'intera nazione perché rappresenta l'immagine plastica di come questo paese sia capace di grandi imprese». Quella di fronte all’Italia, al mondo, non è più solo una vittoria calcistica, ma una grande bellezza «espressione di rinascimento culturale e sportivo al quale la Figc tiene più che alle vittorie del campo». Gravina la definisce la «la nazionale di tutti». E puntualizza: «Nessuno escluso». Perché, va avanti ancora il numero uno della Figc, «lotta si esalta si sacrifica gioisce, è animata da sentimenti veri che comunicano al Paese senso di coesione e di appartenenza di cui andare fieri».