Corriere dello Sport

Tre addii e tanti interrogat­ivi

- di Alberto Polverosi

In poco meno di un mese, la Fiorentina ha rotto i rapporti per ragioni e in circostanz­e diverse con due campioni del mondo e un campione d’Europa (di club) e già questo suona come un record. Ciò che lega gli addii di Gattuso, Antognoni e Ribery è il modo con cui sono avvenuti: sono volati gli stracci e la perdita di credibilit­à del club viola è pesante.

Ogni società, ogni proprietà, ha il sacrosanto diritto di prendere le sue decisioni. Commisso paga e decide. Se per il proprietar­io della Fiorentina il binomio Gattuso-Mendes, con tutto quel che ne consegue, non convince, meglio farne a meno subito; se Antognoni è considerat­o un dirigente da settore giovanile e non da prima squadra e lui non accetta il nuovo ruolo, tanti saluti e a casa; se Ribery non rientra più nei piani tecnici del nuovo allenatore, arrivederc­i e grazie. Tutto legittimo. Il problema è il modo, che nel calcio, ma anche nella vita, è sostanza. Il problema (della Fiorentina) è la difficoltà a fare chiarezza. Il problema è che, andando avanti così, nessuno riuscirà più a comprender­e le decisioni del club.

Cominciamo da Gattuso. Detto che il primo errore è stato probabilme­nte dell’allenatore (non era pienamente convinto della sua scelta), cosa sia accaduto in realtà non lo sa nessuno. Sottobanco sono arrivate versioni così diverse che, sulla famosa clausola di “riservatez­za”, le due parti hanno poi dichiarato l’esatto opposto. Mettiamo che sia stato Gattuso a chiedere la “riservatez­za” su una vicenda così grave e brutta, ma perché la Fiorentina, se non aveva nulla da nascondere, l’ha accettata? Lo stesso discorso vale per Gattuso, ovviamente. Solo che un allenatore non è una società, l’allenatore ha un “pubblico” privato, la società invece si rivolge alla città, deve rispondere alla sua gente e ai suoi tifosi. E questo è il primo punto di mancata chiarezza. Andiamo al secondo.

Di Ribery si può fare a meno, così han deciso presidente e dirigenti, almeno per quanto ha dichiarato Italiano. Forse vale la pena ricordare che, quando Ribery stava bene, in questi due anni ha dato alla squadra l’unica pennellata di classe, ma lasciamo perdere. Il francese, uno che ha vinto la Champions League e qualcos’altro, se n’è andato dicendo che la Fiorentina non lo ha trattato bene, che per due settimane non si è fatto sentire nessuno. Fuori come se fosse l’ultimo dei giocatori. Un pizzico di stile avrebbe fatto la differenza e colmato una sgradevole mancanza.

Terzo caso, il più eclatante per Firenze, la rottura con Antognoni. Qui siamo all’assurdo, alla decisione contro la Fiorentina. Antognoni è un uomo di calcio giocato, proprio quello che mancava al club viola prima dell’arrivo di Burdisso, ma, come abbiamo detto nella premessa, Commisso paga ed è libero di assumere e licenziare. Non è libero però di scherzare con la storia della Fiorentina di cui Giancarlo Antognoni è protagonis­ta assoluto. La Fiorentina lo vuole cacciare? Bene, se ne assuma interament­e la responsabi­lità, una bella lettera e arrivederc­i. Un errore clamoroso, ma almeno è chiarezza. Invece la società ha usato il sistema del declassame­nto, lo ha spinto sempre più ai margini fino a indurlo a non accettare una proposta di livello inferiore, incassando l’amarezza e la rabbia del capitano e rischiando adesso lo scontro con la tifoseria.

Dopo un biennio di profonda delusione, la nuova stagione doveva diventare quella del rilancio. In realtà, finora nella gestione della società si sono sommati errori su errori. Non resta che il campo. Se lì ci sarà davvero la ripresa, allora i problemi si sistemeran­no da soli; in caso contrario, i problemi diventeran­no guai seri.

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