Corriere dello Sport

Leclerc e la Ferrari degni di Wembley

Il monegasco balza in testa sfruttando la rissa tra Verstappen e Hamilton, che lo riprende a due giri dalla fine e chiude stremato

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dei pit stop, dal giro 23 al 27, quando la prima Mercedes s’è fermata a cambiar gomme (e a pagare la penalità di dieci secondi per l’abbordaggi­o piratesco all’incauto Verstappen). In quelle tornate l’ordine di marcia recitava: Leclerc-Hamilton-Sainz. Era un effetto ottico, chiarament­e: lo spagnolo doveva ancora fermarsi e lo avrebbe fatto in 12”3 disastrosi per lui. Inceppamen­to nel montaggio di una ruota, come se avesse pagato la stessa penalità di Lewis.

COME STREMARE LEWIS. Altra vita per Leclerc, che dopo la sua fermata è rientrato da leader, davanti a Bottas, Norris e Hamilton a 13 secondi. In quel momento Lewis ha cominciato il suo inseguimen­to, pappandosi la McLaren e il suo compagno in una manciata di giri, per cominciare l’inseguimen­to a Charles. C’erano da recuperare otto secondi in undici giri: fattibile per Lewis, soprattutt­o contro una Ferrari che sulle gomme bianche aveva perso la scintilla.

L’ha acchiappat­o a due giri dalla fine con Leclerc che, sovrastato dall’attacco e nella stessa posizione di Verstappen, ma più accorto di lui, è finito largo alla Copse. E’ così che Lewis è rimasto re di Wembley, pardon di Silverston­e, dove ha raggiunto un numero di vittorie - otto - che evoca l’infinito. E se n’è andato verso il podio appoggiand­osi, anzi quasi sorretto da Angela Cullen, la fedele fisioterap­ista-ombra. Stremare Lewis Hamilton non è facile: brava Ferrari, bravissimo Charles.

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