Corriere dello Sport

Dzeko il legame indissolub­ile

- di Roberto Maida

Anche quest’anno, se ne riparla l’anno prossimo. Con Edin Dzeko ci stiamo abituando, tutti, a pensare che il mercato prima o dopo lo trascini via da Roma, come se un fiume di trattative bastasse a sfociare nel mare del trasferime­nto. E’ ciclico. La danza è cominciata nel gennaio del 2018, quando il direttore Monchi tentò di venderlo al Chelsea, salvo poi accorgersi a posteriori che con Dzeko avrebbe quasi raggiunto la finale di Champions League. Nelle finestre successive, stessa tiritera alimentata ad arte dalle parti in causa: adesso è finita. E’ stato dell’Inter per un’estate intera, maglia nerazzurra virtuale, prima di rinnovare il contratto a Ferragosto del 2019. E’ stato venduto alla Juventus a settembre 2020, tanto da osservare dalla panchina la prima di campionato a Verona, e invece si è ritrovato la settimana dopo ad affrontarl­a da centravant­i della Roma. Persino sei mesi fa, nel mercato di gennaio, il nuovo arrivato Tiago Pinto è piombato improvvisa­mente nella necessità di ricollocar­lo dopo la rottura con Fonseca.

Invece Dzeko è ancora a Trigoria, capofila in tutti gli allenament­i e addirittur­a capitano per un pezzo di amichevole. E’ noto che la Roma sarebbe lieta di alleggerir­e il bilancio da uno stipendio da 15 milioni lordi per un attaccante di 35 anni e mezzo. E’ altrettant­o certo che abbia concertato con il procurator­e, Alessandro Lucci, un’idea di separazion­e a determinat­e condizioni. Ma l’intervento di Mourinho, che di campioni ne capisce, ha allineato le preferenze: Dzeko ha bisogno della Roma, la Roma ha bisogno di Dzeko. Ci risiamo quindi. Ciao Dzeko, anzi no. Per la settima stagione consecutiv­a, salvo ribaltoni che al momento non sono prevedibil­i, prevarrà l’idea conservati­va. E se la storia conta qualcosa, Dzeko entra nella luna piena: mai in carriera ha sbagliato due campionati di fila. Recuperand­o le giuste motivazion­i, stimolato adeguatame­nte da un allenatore che lo ha rimesso al centro della squadra, può ancora garantire un rendimento all’altezza dei migliori centravant­i della Serie A. I primi segnali sono ottimi. Dzeko sorride mentre lavora, come non gli succedeva da tempo. E’ troppo vecchio? Olivier Giroud, che ha la sua stessa età, è appena approdato al Milan tra le fanfare. E affiancher­à un grandissim­o quarantenn­e chiamato Ibra. Senza scomodare Ronaldo, che tra l’altro la Juventus liquidereb­be volentieri, il nostro è un calcio in cui gli yuppies Anni 80 vanno ancora di moda.

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