Dzeko il legame indissolubile
Anche quest’anno, se ne riparla l’anno prossimo. Con Edin Dzeko ci stiamo abituando, tutti, a pensare che il mercato prima o dopo lo trascini via da Roma, come se un fiume di trattative bastasse a sfociare nel mare del trasferimento. E’ ciclico. La danza è cominciata nel gennaio del 2018, quando il direttore Monchi tentò di venderlo al Chelsea, salvo poi accorgersi a posteriori che con Dzeko avrebbe quasi raggiunto la finale di Champions League. Nelle finestre successive, stessa tiritera alimentata ad arte dalle parti in causa: adesso è finita. E’ stato dell’Inter per un’estate intera, maglia nerazzurra virtuale, prima di rinnovare il contratto a Ferragosto del 2019. E’ stato venduto alla Juventus a settembre 2020, tanto da osservare dalla panchina la prima di campionato a Verona, e invece si è ritrovato la settimana dopo ad affrontarla da centravanti della Roma. Persino sei mesi fa, nel mercato di gennaio, il nuovo arrivato Tiago Pinto è piombato improvvisamente nella necessità di ricollocarlo dopo la rottura con Fonseca.
Invece Dzeko è ancora a Trigoria, capofila in tutti gli allenamenti e addirittura capitano per un pezzo di amichevole. E’ noto che la Roma sarebbe lieta di alleggerire il bilancio da uno stipendio da 15 milioni lordi per un attaccante di 35 anni e mezzo. E’ altrettanto certo che abbia concertato con il procuratore, Alessandro Lucci, un’idea di separazione a determinate condizioni. Ma l’intervento di Mourinho, che di campioni ne capisce, ha allineato le preferenze: Dzeko ha bisogno della Roma, la Roma ha bisogno di Dzeko. Ci risiamo quindi. Ciao Dzeko, anzi no. Per la settima stagione consecutiva, salvo ribaltoni che al momento non sono prevedibili, prevarrà l’idea conservativa. E se la storia conta qualcosa, Dzeko entra nella luna piena: mai in carriera ha sbagliato due campionati di fila. Recuperando le giuste motivazioni, stimolato adeguatamente da un allenatore che lo ha rimesso al centro della squadra, può ancora garantire un rendimento all’altezza dei migliori centravanti della Serie A. I primi segnali sono ottimi. Dzeko sorride mentre lavora, come non gli succedeva da tempo. E’ troppo vecchio? Olivier Giroud, che ha la sua stessa età, è appena approdato al Milan tra le fanfare. E affiancherà un grandissimo quarantenne chiamato Ibra. Senza scomodare Ronaldo, che tra l’altro la Juventus liquiderebbe volentieri, il nostro è un calcio in cui gli yuppies Anni 80 vanno ancora di moda.