Corriere dello Sport

«Me lo ha detto papà Pierre diventerò il Nove rossoblù»

«Devo credere in me stesso, ha aggiunto Oltre a mio padre mi ispiro a Lewandowsk­i e Haaland. Dijks, Schouten e Denswil: sono il 4° olandese»

- Di Giorgio Burreddu

Credi in te stesso, gli ha detto papà Pierre, leggenda d’Olanda. «Sì, lui mi ha detto: "Non avere paura, devi credere in te stesso". Ma io lo so che all’inizio sarà dura. Sono qui per dimostrare le mie qualità». E anche se l’emozione senti che gli attraversa lo stomaco e la gola, Sydney Van Hooijdonk è deciso a vincere i paragoni e le ombre. «Papà mi ha detto: “Diventerai il nuovo numero 9 del Bologna”. Questo mi ha fatto piacere». Ha occhi stretti questo 21enne lungo lungo e dal sorriso di luce. È il quarto olandese della storia del Bologna. E gli altri sono tutti di là, nello spogliatoi­o con assieme a lui: Denswil, Schouten e Dijks. «Ho legato con loro come con tutti gli altri. De Silvestri mi ha detto che è bello giocare con gli olandesi, e Sansone è prezioso nei consigli. Qui in ritiro sono in camera con Orsolini». Van Hooijdonk ha fatto un salto nell’iperspazio: dalla B olandese (NAC Breda) alla A italiana. Ci vuole fegato. «Non sento la pressione - sorride lui -, prima di venire ho parlato con il club, non si aspettano subito che diventi il titolare del Bologna, mi hanno detto che mi daranno tempo e vedremo che cosa succederà».

Allora cosa si aspetta da questa prima stagione?

«Ho fatto un passo importante. Niente obiettivi, sono qui per migliorare. Vorrei giocare il più possibile».

Che tipo di attaccante è? «Sono un centravant­i, un 9, ma posso giocare anche da seconda punta. Amo segnare, non importa come, basta farlo. E anche calciare le punizioni. La mia abilità principale è il tiro col destro, il mio piede, fin da piccolo mi sono allenato molto per perfeziona­rlo».

Un gol e un erroraccio in amichevole: era emozionato?

«Che emozione indossare per la prima volta la maglia del Bologna. Peccato per l’errore, poi però mi sono riscattato e ho fatto gol».

Il gol come esaltazion­e.

«Ho bisogno del pubblico, rendo meglio. A Bologna ci sono grandi tifosi, e questo ha aiutato nella scelta».

A chi si ispira oltre a papà Pierre? «Lewandowsk­i e Haaland, sono centravant­i moderni che non sanno solo segnare. Non calciano mai alla cieca, mettono sempre il pallone dove vogliono».

E magari aggiungerà anche Arnautovic. Se arriverà... «Grande calciatore, se dovesse venire sarei molto contento».

Quando è nato il contatto con il Bologna?

«Un mese e mezzo prima della fine della stagione, Bigon e Di Vaio sono venuti ad Amsterdam per conoscermi e parlarmi del club. Poi ho visitato il centro tecnico, lo stadio, la città. La scelta è stata facile».

La cercavano in molti? «Diverse squadre. Potevo andare in Germania o in un altro club olandese. Ma io e la mia famiglia abbiamo pensato che l’Italia fosse una tappa importante per la mia carriera. Ho visto come sono migliorati gli altri olandesi, il Bologna migliora i giocatori».

L’impatto con Sinisa?

«Buono, mi ha lasciato belle sensazioni. Ci siamo parlati, mi dà consigli, mi dice come muovermi, dove andare per migliorare il mio istinto del gol».

«Mi sono emozionato a indossare questa maglia. Venire qui una scelta decisiva»

Sinisa e suo padre si conoscono? «Probabilme­nte si sono affrontati al Mondiale, ma non si conoscevan­o di persona e quindi la cosa non ha influenzat­o la mia decisione di venire qui. Quando il Bologna ha deciso di prendermi, sono andato a cercare tutti i video di Mihajlovic. Ho visto le punizioni: “Wow, questa è classe”, ho pensato. Ma non posso dire chi sia stato il migliore tra i due, tra lui e il mio papà. L’unica certezza è che entrambi mi possono insegnare molto».

«Il club mi ha detto che non si aspetta che esploda subito Non li deluderò»

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Syndey Van Hooijdonk, 21 anni, cresciuto nel Nac Breda

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