Corriere dello Sport

Calderan, il deserto e la strada col suo nome

Un sondaggio tra i ragazzi lo conferma: il 73% non vede l’ora di andare a tifare dal vivo

- Di Luvi di France di Libera

Quando ci chiedono cosa vogliamo fare da grandi, nessuno ormai dice che vuole fare l’astronauta, ci sembra una cosa che potevano rispondere i nostri genitori alle elementari. Max Calderan è proprio una di quelle persone che da piccole volevano andare su Marte. Anche se nello spazio non ci è ancora andato, è stato la prima persona ad attraversa­re il Rub’Al-Khali, il deserto di sabbia più grande del mondo. Mentre vado a cercare sulla cartina dove si trova, vi dico che sono 1100 km, e lui li ha percorsi tutti da solo! Prima che la attraversa­sse lui, questa zona era ancora rimasta inesplorat­a, e adesso la strada che ha fatto prenderà proprio il nome di Calderan Line. Un po’ come quando un astronauta o un astronomo scopre una nuova stella o un nuovo pianeta che poi prende il suo nome.

Il 15 Luglio è uscito il suo libro, “La linea nel deserto”, dove racconta la sua impresa e la sua storia. Tra un po’ a scuola studieremo la Calderan Line sui libri di storia e geografia, e anche se non abbiamo in programma un viaggio nel deserto, possiamo essere un po’ meno ambiziosi e immaginare di essere esplorator­i sui tragitti che conosciamo di più. Chissà che in futuro a scuola non si studierà una Luvi Line che definisce la strada da casa mia alla mia scuola.

Rega, ma cosa ci sta succedendo? Cioè ok, l’Italia ha vinto l’Europeo, e fin qui tutto a posto, siamo contentiss­imi, ma sembra che da un momento all’altro si siano trasformat­i tutti quanti in un branco di animali! Se infatti da una parte Euro2020 passerà alla storia come l’Europeo dell’uguaglianz­a e della parità di genere, dall’altra sta rischiando di essere ricordato anche come l’Europeo del razzismo e della violenza.

Vi state chiedendo come sia possibile una roba del genere? Facile. Allo stadio, a Wembley in particolar­e, in questi giorni ne sono successe di ogni: giocatori insultati e minacciati per avere sbagliato un rigore, insulti razzisti a non finire, migliaia di tifosi ubriachiss­imi e strafatti che rincorreva­no e prendevano a botte altri tifosi. Per capire come hanno reagito gli adolescent­i a queste notizie abbiamo chiesto direttamen­te a loro, attraverso un sondaggio a cui hanno risposto

A MONTECELIO

I meme del palo in fronte che si sono presi gli inglesi riempiono i nostri social ormai da una settimana. Sono alternati a post targati #ItsComingR­ome e a compilatio­n degli azzurri intenti al gesto del “che ca*** dici?”. Insomma se ancora non sapete che l’Italia ha vinto gli Europei, vivete proprio sotto un sasso. E lo scoop di oggi è che in realtà anche in quel caso forse ne avreste sentito parlare. Questa volta è proprio il caso di dirlo: ci hanno sentito anche i sassi! Non che i sassi siano meno importanti di noi, anzi. Pensate che sono letteralme­nte la terra che calpestiam­o, se non ci fossero loro…

Ora vi immagino come i nostri campioni europei nelle varie compilatio­n del “Che ca*** dici”. Però sono arrivato dove volevo arrivare: più di 100 ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 17 anni. Ecco cosa abbiamo scoperto.

Dopo Euro 2020 il 73% dei ragazzi non vede l’ora di tornare allo stadio, allo stesso tempo però il 53% degli intervista­ti ci ha detto questi episodi non hanno influenzat­o il loro modo di vedere il tifo, un po’ come se con il passare del tempo ci fossimo abituati a tutta questa violenza, e fossimo arrivati a pensare che allo stadio sia normale essere presi a botte e rischiare di non tornare a casa salvi. Mi ricordo quando da piccolo chiedevo a mio padre perché non andassimo anche noi allo stadio e mi rispondeva dicendo che era un posto pericoloso.

Qualche anno dopo allo stadio ci sono andato e ho scoperto che in effetti è un posto perfetto per dire parolacce e insultarsi a vicenda. Forse siamo molto arrabbiati, pronti a scattare per le piccole cose. Solo che anche le piccole cose, se urlate da uno stadio di 80.000 persone, finiscono per diventare molto più grandi di noi.

LA GIOIA PER LA VITTORIA DI WEMBLEY REGISTRATA DAI SISMOGRAFI

le vibrazioni. I sassi sanno che abbiamo vinto gli Europei per via delle vibrazioni nel terreno. L’11 luglio le esultanze dei tifosi nelle case di Montecelio (Roma) sono state così forti da essere percepite dai sismografi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanolog­ia (INGV). Se cercate in giro il grafico si vede proprio un picco in corrispond­enza di ogni rigore segnato, in particolar­e l’ultimo parato da Gigione e che ha decretato la nostra vittoria. Non credo che i tifosi di Montecelio siano un’eccezione, anzi un nostro amico che tifa Napoli ci ha detto che quando gioca il Napoli è sempre così. Insomma ci tenevamo a far sapere ad ogni cosa, anche ai sassi, che siamo campioni d’Europa. Certo non deve essere carino per loro svegliarsi per una volta da una scossa provenient­e da sopra piuttosto che da sotto. Sorry.

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ANSA, GETTY Bukayo Saka, autore dell’errore decisivo contro l’Italia, è stato oggetto di insulti pesanti. In alto, la gioia dei tifosi azzurri a Wembley
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Qui a fianco Donnarumma durante i calci di rigore. A sinistra, il sismogramm­a registrato della stazione di Montecelio e il grafico diventato virale in rete
La prova Qui a fianco Donnarumma durante i calci di rigore. A sinistra, il sismogramm­a registrato della stazione di Montecelio e il grafico diventato virale in rete

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