Corriere dello Sport

Liverani: bandeja e tattica

L'ex calciatore e il suo stile: «Ero regista, gioco morbido, uso meno forza e più qualità»

- di Valeria Aiello e Alessandro Bisconti

È stato tra i protagonis­ti in Sardegna della Padel Summer Cup

Vedeva il gioco prima degli altri, inventava spazi con lanci telecomand­ati, e insegnava i movimenti ai compagni. Fabio Liverani, signore del centrocamp­o nel primo decennio del secolo, adesso è un buon giocatore di padel. Anche là non sfigura e punta tutto sulla qualità, tratto distintivo della sua carriera da calciatore. In attesa di tuffarsi in una nuova avventura da allenatore, in questi giorni è stato tra i protagonis­ti della Padel Summer Cup al Forte Village Resort in Sardegna. «Ho giocato - racconta l'ex Lazio e Palermo - insieme a Stefano Bettarini, Duccio Innocenti e Jimmy Ghione contro Massimo Oddo, Nicola Legrottagl­ie, Flavio Montrucchi­o e Dario Marcolin. Sono state tre giornate divertenti. È bello abbinare mare, sport e beneficenz­a».

Primi approcci con padel?

«Nel 2015. Mi alleno a Roma, nel centro sportivo Gsd Nuova Tor Tre Teste, che è casa mia. Sei anni fa sono nati i primi tre campi di padel. Da lì è partito tutto. La crescita di questo sport è stata esponenzia­le, più di quello che uno poteva pensare. Ti faccio un esempio: oggi a Roma difficilme­nte riesci a programmar­e una partita giorno su giorno perché i campi sono tutti pieni».

Quante partite a settimana?

«Quando non ho impegni lavorativi il padel è il mio sport principale e gioco 3-4 volte a settimana. Non ho un compagno fisso, si va in campo quando capita. A volte succede che i miei ex colleghi mi coinvolgan­o in agguerriti tornei. C'è competizio­ne ed è normale perché veniamo dal calcio. Poi si ride e si sta insieme. Ma quello che ti tiene vivo e appassiona chi ha fatto calcio è proprio lo spirito di competizio­ne che rimane per sempre. Siamo portati al padel perché è un gioco sia di squadra sia molto tattico quindi ci adattiamo benissimo».

UNA CLASSIfiCA DEI MIGLIORI?

«Conosco più quelli dell'ambito romano. Su tutti dico Fiore, che gioca solitament­e con Gianniched­da o Corradi. Anche Candela è molto bravo. Io? Da 1 a 10 come livello sono tra il 6 e il 7. Ma gli altri hanno avuto più tempo libero di me: negli ultimi anni ho sempre allenato e non ho giocato quasi mai. È difficile aver il tempo quando hai una panchina».

IL COLPO PREFERITO?

«Sono stato regista... Gioco morbido, di bandeja, uso meno forza e un po' più di qualità. Sono molto tattico».

SE DOVESSI LANCIARE UNA SfiDA?

«Sceglierei di giocare un derby. Sfiderei Totti e Candela. E mi metterei in coppia con Fiore».

Inevitabil­e un commento suGLI EUROPEI.

«Sono entusiasta. È stata costruita una squadra che ha trascinato un popolo. Dietro un grande successo c'è sempre un grande lavoro. Ho visto molta unione e il concetto di essere squadra a prescinder­e da chi poteva far gol. Qua è stato bravo Mancini. Se me l'aspettavo? No, per vincere ci vuole un pizzico di fortuna. E l'Italia l'ha meritata».

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Fabio Liverani insieme al campione argentino Fernando Belastegui­n

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