Corriere dello Sport

Lo spettacolo del Tour esalta la Douce France

I francesi sanno vendere molto meglio degli italiani la bellezza del loro Paese Pogacar ha appassiona­to i ciclomani ma il meglio l’ha offerto Marianne…

- di Italo Cucci

Caro Cucci, sugli Champs Elysées si è conclusa l'edizione numero 108 del Tour de France. Ho seguito la Grande Boucle, tappa dopo tappa, su Raidue ed Eurosport per registrare le imprese sportive del campione sloveno Pogacar, ma anche per ammirare le bellezze paesaggist­iche di un Paese che la Tv di Stato francese ogni anno riesce a valorizzar­e con straordina­ria efficacia. La nota dominante è il verde: gli scorci bucolici del Perigord, le maestose montagne dell'Alta Savoia, le distese di lavanda della Provenza, i vigneti della Côte d'Or e di Saint Emilion, le colline della Borgogna, dell'Alsazia e della Champagne, la bellezza selvaggia dei Pirenei, i castelli della Loira, i paesaggi atlantici della Bretagna e della Normandia. Immagini splendide di una “Douce France” che la Tv francese irradia come formidabil­e spot in ogni angolo del pianeta.

A questo punto mi sembra davvero impietoso il confronto con le immagini televisive offerte in occasione del Giro d'Italia. Purtroppo il nostro Bel Paese, pur vantando un patrimonio unico al mondo e paesaggi che non hanno nulla invidiare alla Francia, è deturpato da costruzion­i abusive, colate di cemento, migliaia di fabbriche dismesse, periferie invivibili. Ci rimane il verde delle Alpi e della dorsale appenninic­a con i percorsi (a piedi, in bicicletta, a cavallo) degli antichi viandanti e dei pellegrini d'oggidì. Almeno questi preserviam­oli dal degrado e dall'incuria.

Caro amico, la sua lettera mi ha immerso nella nostalgia del mio passato…ciclistico fine anni Sessanta. Quando la Rai era impegnatis­sima con Giri e Tour e l’Italia - curate da poco le ferite della guerra - era bellissima, da esibire. Non offesa dall’abusivismo edilizio che deturpa buona parte delle sue straordina­rie bellezze nel Meridione d’Italia.

Ricordo ancora con emozione quando chiesi alla macchina della Gazzetta al Giro (autista il grande Graziani) di fare una breve tappa a Bovalino, in Calabria, per godermi uno spettacolo naturale. Mi venne incontro un paesano che orgoglioso mi disse: «Qui è nato il giornalist­a Franco Mentana». Quando glielo riferii mi mandò come al solito a quel paese. Non credo che sia colpa della Rai se in Italia spesso è mancato un ministro del turismo e se le grandi società ad esso deputate sono quasi sempre finite in crisi o sparite. Non credo sia colpa della Rai se Parigi ha più visitatori di Roma non potendo competere con le sue bellezze artistiche ma offrendosi pulita, elegante, ospitale ad alto livello.

È la provincia francese da lei ammirata che mi ha rapito al mio primo Tour de France per Stadio, nel 1967, una corsa magica purtroppo ferita il 13 luglio dalla morte di Tommy Simpson sulla salita del Mont Ventoux, dove mi fermai accanto alle sue spoglie mentre la gente del villaggio festeggiav­a il 14 con vini e canti. Raccontai la Francia bellissima che incontravo di giorno traversand­ola con la corsa, incurante di Pingeon il Noioso e anche di Gimondi che soffriva di un penoso malessere. Una Francia bellissima che Fulvio Astori del Corsera mi invitava a visitare di notte, quando la Grande Boucle dormiva: castelli, cattedrali, c’era sempre qualcuno pronto ad aprirti un portone; in Italia ci riesce solo Vittorio Sgarbi, beato lui.

La Francia è innamorata di se stessa ed essendo l’allegorica “Marianna” felicement­e esibizioni­sta mi ha permesso di amarla anche con le fattezze reali di Brigitte Bardot, Michèle Morgan, Mireille Mathieu, Catherine Deneuve, Inès de la Fressange, Laetitia Casta e Sophie Marceau con le quali sono stato regolarmen­te… fidanzato. La Francia ha la vocazione del turismo, l’Italia la presunzion­e d’esser la più bella del reame che tutti devono conoscere, amare, adorare. Ho seguito con duplice interesse una serie poliziesca francese in tv e per le storie che raccontava - spesso delitti a cielo aperto - ma soprattutt­o perché erano ambientate in luoghi della bella provincia come Saint-Malo, la Loira, Carcassonn­e, Dunkerque, Avignone, La Rochelle, i Pirenei, la Costa Azzurra, la Provenza, l’Auvergne, Mulhouse, Cognac. Una sbornia di bellezza. Parola di un riminese che vede la sua Romagna tenuta come la Francia di cui è sorella. Mussolini passò da Rimini e sentenziò “popolo di camerieri“ma poi si fece la casa a Riccione. Quando lascio la bella Nizza, patria di Garibaldi, e supero Roquebrune e Cap Saint Martin, arrivato a Mentone capisco d’essere arrivato in Italia. Immaginate perché.

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