Corriere dello Sport

Anche la Cerimonia come in una bolla

Niente effetti speciali, sobria e silenziosa La vedranno due miliardi di telespetta­tori ma dal vivo è per mille vip, tra cui capi di stato e first lady

- Di Franco Fava

«Il mondo non può fare a meno delle Olimpiadi», dice Giovanni Malagò. E l'Olimpiade non può fare a meno dei suoi simboli e dei suoi riti, la cui necessità torniamo a riscoprire in questi Giochi estremi e un po' anche misteriosi. Un assaggio di quello che sarà l'Olimpiade giapponese lo avremo oggi nella cerimonia di apertura (Rai2 dalle 13), fino all'ultimo rimasta incerta per la minaccia del Covid. E non solo. Nelle ultime ore è stato silurato Kentaro Kobayashi, il direttore artistico della cerimonia (durata tre ore e mezzo), per alcuni sketch sull'Olocausto risalenti a una ventina d'anni fa. Pochi giorni prima c'erano state le dimissioni di Keigo Oyamada, direttore musicale della cerimonia, travolto dallo scandalo per episodi di bullismo.

Sarà una cerimonia come mai si era vista prima, ad uso esclusivo di almeno due miliardi di telespetta­tori (tanti hanno seguito Londra 2012 e Rio 2016). Senza pubblico, senza le stravaganz­e che dal razzo umano di Los Angeles 1984 avevano caratteriz­zato le ultime edizioni. Sobria, come nella tradizione giapponese. Sottovuoto, senza effetti speciali e con una limitata partecipaz­ione di atleti costretti a sfilare con la mascherina, cui sarà vietato esultare e abbracciar­si. Muti ma orgogliosi di esserci, uniti nell'affermare la vitalità e l'universali­tà dello sport a cinque cerchi che non si ferma nemmeno quando la logica dei numeri di contagi avrebbe ordinato di fermarsi.

Solidariet­à e condivisio­ne. Il bianco è il colore predominan­te scelto dagli azzurri in omaggio al Giappone e alla sua bandiera (sole rosso su sfondo bianscelta co). Il colore della purezza dello sport nel completo, più tuta che divisa, disegnato da Armani, un connubio tra il tricolore e il Sol Levante, al cui interno della giacca, come cinque anni fa a Rio, è riportato l'Inno di Mameli. Solo una piccola parte dei 384 azzurri sfilerà dietro i portabandi­era Elia Viviani e Jessica Rossi. Come riconoscim­ento della parità di genere, con le atlete arrivate a sfiorare il 49%, è la prima volta del doppio alfiere.

L'Italia, poi, avrà una terza portabandi­era in Paola Egonu: la veneta con radici nigeriane, leader del volley azzurro, preda Cio e Coni a sorreggere la bandiera a cinque cerchi del Cio. Anche questo simbolo in questa sofferta Olimpiade che non ha voluto piegarsi alla pandemia. Come invece era stata costretta dalle guerre. Non ultima l'edizione del 1940 che era stata assegnata proprio a Tokyo.

A sfilare saranno 205 nazioni: ci saranno gli atleti delle Isole Fiji, arrivati a Tokyo dopo aver traversato il Pacifico su un cargo carico di pesce causa lo stop dei voli di linea con il resto del mondo. La prima squadra sarà come sempre la Grecia (nazione dei primi Giochi dell'Era moderna nel 1896). Poi si seguirà l'alfabeto giapponese. L'Italia entrerà al 18° posto nel lussuoso stadio olimpico che già nel 1964 fu teatro olimpico e la cui profonda ristruttur­azione è costata 1,4 miliardi di euro.

«Cerimonia unica, speciale, in qualche modo epica. Sarà focalizzat­a sugli atleti e sul loro coraggio di esserci», ha detto il veneto Marco Balich, un veterano delle cerimonie olimpiche, da Torino 2006 a Rio 2016. Sugli spalti vuoti, solo poco meno di mille vip. Appena 30 i capi di stato o di governo, il numero più basso da oltre mezzo secolo. Spiccano Emmanuel Macron e la First Lady Jill Biden. Ci sarà il premier giapponese Suga ma non il suo ex Abe che tanto si batté nel 2013 per riportare i Giochi a Tokyo. Ad aprire i Giochi, con 17 parole, l'imperatore Naruhito. Per l'Italia c'è Valentina Vezzali, sottosegre­taria allo sport e pluri-olimpionic­a della scherma.

Gli atleti sfileranno con la mascherina Vietato esultare e abbracciar­si

L’imperatore aprirà i Giochi con 17 parole Tra Macron e Jill Biden c’è la Vezzali

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ANSA Alberi tagliati a forma di mascotte di Tokyo 2020

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