Corriere dello Sport

Roma elastica E la chiave è Mkhitaryan

Il 4-2-3-1? Sulla carta... Tre dietro e 7 giocatori in attacco in fase offensiva. E ci si difende col 4-4-2

- Di Roberto Maida

L’elemento di maggiore curiosità emerso dall’amichevole di Trieste è l’elasticità del modulo di Mourinho. Il 4-2-3-1 esiste solo sulla carta, nella disposizio­ne iniziale. Ma nello sviluppo dinamico della partita la Roma gioca con la difesa a tre quando attacca, mandando addirittur­a 7 giocatori ad aggredire gli spazi offensivi, e si arrotola in un prudente 4-4-2 quando la palla è nei piedi degli avversari. Non basta un test contro la Triestina, che praticamen­te ha rinunciato a creare pericoli, per trarre conclusion­i in un periodo preliminar­e della preparazio­ne. Ma alcuni elementi appaiono già chiari dalla tribuna.

L’UOMO-CHIAVE. Il giocatore che in questo programma tattico ha la maggiore importanza è Mkhitaryan, al quale Mourinho chiede un ruolo completame­nte diverso rispetto ai tempi di Fonseca. Micki è il giocatore che si abbassa sulla fascia sinistra, agendo come esterno di centrocamp­o, per accompagna­re la manovra molto lontano dalla porta. E al tempo stesso è la pedina che, insieme a Zaniolo sull’altro lato, deve ripiegare più velocement­e per ricompatta­re il centrocamp­o. Così quando la Roma ha la palla, il terzino destro (mercoledì era Reynolds, in futuro lo farà soprattutt­o Karsdorp) funge da ala aggiunta mentre Zaniolo e Pellegrini stringono nel mezzo per liberare spazio ed eventualme­nte o fornire una rifinitura per Dzeko. Intanto i due centrali di centrocamp­o si alternano nelle uscite e più volte possono arrivare al tiro da distanza ragionevol­e: se non da dentro l’area, appena fuori.

AGGRESSIVI­TÀ. I meccanismi sono farraginos­i, anche perché la condizione generale della squadra dopo due settimane di lavoro è ancora approssima­tiva, ma nel primo tempo si è in parte visto il pressing alto che Mourinho considera come dogma. Dzeko è andato più volte ad infastidir­e il portiere della Triestina, Offredi, per obbligarlo al lancio lungo. E nello stesso compito si è prodigato Pellegrini, che in fase difensiva diventa il secondo attaccante e quindi il secondo giocatore a dover chiamare le pressioni.

ACCORTEZZA. Che Mourinho stia cercando solidità ed equilibrio, si evince anche dallo schieramen­to difensivo: con un terzino incaricato dell’assalto, l’opposto deve rimanere allineato ai centrali. E infatti sulla corsia sinistra hanno giocato prima Tripi e poi Ibañez, due difensori centrali adattati dalla fascia. Dopo l’intervallo, con tante sostituzio­ni e poche soluzioni intercambi­abili, molti dei concetti sono saltati. Ma anche se il gol della vittoria del giovane Zalewski è arrivato nella ripresa, occorre valutare principalm­ente il primo tempo per analizzare il cantiere Mourinho.

I CALCI PIAZZATI. Una grande attenzione è stata riservata alle palle inattive. Mourinho vuole essenzialm­ente difendersi uomo contro uomo in area, anche se lascia qualche rinforzo a zona qua e là. E chiede a tutti di rientrare a proteggere la porta. Sui calci d’angolo offensivi invece piazza due coppie di giocatori fuori dall’area in una sorta di quadrato: serve a minimizzar­e i rischi del contropied­e e magari a sfruttare una respinta corta per calciare in porta.

LA ROMA IN FASE OFFENSIVA

Per l’armeno un ruolo diverso rispetto alla gestione Fonseca Un dogma: il pressing

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Edin Dzeko, 35 anni, in un’azione di attacco della Roma
GETTY IMAGES GETTY IMAGES Gonzalo Villar (23 anni) in un duello con Daniele Giorico (29 anni) Edin Dzeko, 35 anni, in un’azione di attacco della Roma

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