Sottil: Mi piacerebbe la “7” di Ribery
Pronto è pronto, anzi Riccardo Sottil non aspetta che l’occasione giusta (le occasioni: l’esempio Vlahovic è indicativo) per dimostrare che la Fiorentina ha fatto bene ad esercitare il controriscatto dopo il riscatto operato dal Cagliari in base agli accordi presi al momento del prestito. «La società ha dimostrato di avere grande fiducia in me e cercherò di ripagarla con il lavoro sul campo e con poche parole».
VINCENZO MARTELLO. Intanto, l’appuntamento di ieri in sala stampa a Moena è servito a Sottil per esternare ambizioni, obiettivi, ricordi e qualche sassolino da togliersi: Italiano, Vlahovic, Ribery, Chiesa, Di Francesco, azzurri Campioni d’Europa, c’è stato dentro tanto. «Molto importante l’anno a Cagliari per me - ha detto l’esterno viola classe 1999 - anche grazie ad un tecnico molto bravo come Di Francesco che punta sui giovani e mi ha fatto giocare con continuità. Peccato per l’infortunio nel finale, però voglio proseguire su questa strada: Italiano ha portato pensieri nuovi che erano mancati in passato quando c’erano altri allenatori che chiedevano cose differenti, ma siamo contenti che adesso sia così. Com’è Italiano? E’ un martello, è schietto, fa tante battute per tirare fuori il meglio da ognuno di noi e dice le cose in faccia: questo un calciatore lo apprezza sempre. Sotto il profilo del gioco, chiede pressione in avanti, verticalizzazioni, palleggio, contributo degli esterni: sì, negli allenamenti mi diverto. Io però cercherò di metterlo in difficoltà ogni volta, perché essere nell’undici titolare è uno dei miei obiettivi».
VADO AL MASSIMO. D’un fiato su Vlahovic, Ribery e Chiesa. «Con Dusan ci conosciamo da tre anni e ormai abbiamo instaurato un bel rapporto fuori e dentro il campo che ci aiuta. Franck? Eccellente rapporto anche con lui, campione e ottima persona. Ci parlavamo e spesso siamo andati a cena insieme: la maglia numero 7 che ha lasciato fa gola, si vedrà quando ci sarà l’assegnazione. Quanto a Federico, non mi pesa assolutamente essere etichettato come suo erede, ma ogni calciatore ha le proprie caratteristiche». Dici Chiesa e pensi all’Italia. «Ho fatto un tifo sfrenato: il mio sogno è quello di vestire la maglia azzurra della Nazionale. Inoltre, ricordando quello che ha saputo fare la squadra di Mancini, dico che anche qui a Moena c’è una grande intesa nello spogliatoio e l’elemento più significativo è davvero il gruppo». A breve il “debutto-bis” in viola («Indimenticabile la prima da titolare nel giorno di Fiorentina-Napoli 3-4») con i buoni propositi che non guastano mai: «Traguardi personali? Il massimo che posso per gol e assist».
«Decisiva per me la stagione a Cagliari, pronto a lottare per impormi subito»