Corriere dello Sport

Dove osano i campioni

Se il mondo non si arrende

- di Francesco Volpe

Benvenuti all’Olimpiade della pandemia. Oggi all’ora della carbonara, in uno stadio spettrale, sfilerà la meglio gioventù. O almeno quella che ha potuto vaccinarsi e sfuggire allo sgambetto del Covid.

Il nostro piccolo grande esercito: 384 atleti, 384 storie azzurre. L’ultima in ordine di tempo, quella di Sara Errani, felice come una bambina per essere entrata sul filo del traguardo nel tabellone del tennis. Eppure i Giochi non danno premi né punti in classifica. Solo un grande senso di appartenen­za. 46 di loro sono nati all’estero e sono italiani d’adozione, tutti insieme sotto la stessa bandiera. Divisi equamente tra uomini (197) e donne (187), con le azzurre salite a un 48,7% mai registrato nella storia delle nostre partecipaz­ioni olimpiche.

Curioso che la differenza l’abbia fatta la qualificaz­ione a sorpresa degli azzurri del basket maschile, vincitori a Belgrado nell’ormai storico spareggio contro la Serbia vice campione olimpica. Senza i dodici di Meo Sacchetti, la delegazion­e femminile avrebbe superato quella maschile. Ma sono giochi di numeri, perché non sarà un atleta in più o in meno a certificar­e quello che è sotto gli occhi di tutti: lo sport italiano è unito, solidale, multietnic­o, affiatato. In sintesi: al passo con i tempi, forse anche più avanti. Giulia Vetrano, 15 anni, è la più giovane e il destino le ha regalato il battesimo olimpico nella staffetta 4x200 stile libero vicino a Federica Pellegrini, alla quinta Olimpiade, totem delle piscine e non solo. Il più “esperto” della spedizione è Stefano Brecciarol­i, 46 anni, e tiferemo per lui nel completo di equitazion­e.

RECORD. Non eravamo mai stati così tanti. Battuto il record della spedizione di Atene 2004, quando eravamo 373. Merito in questo caso anche delle nuove discipline che faranno capolino a Tokyo: karate, surf, arrampicat­a e skateboard. Ci siamo anche lì, perché noi italiani sappiamo fare tutto: correre come gli americani o gli africani nell’atletica, nuotare come gli australian­i, giocare a pallone meglio di tutti in Europa e a pallanuoto meglio di tutti nel mondo. E poi la pallavolo, il tennis. Senza dimenticar­e - facendo una parentesi invernale per distrarci dalla calura estiva - che sappiamo sciare come i grandi dei Paesi nordici.

Siamo italiani e non lasciamo indietro nessuno. Vinciamo di qua e di là e quando non vinciamo ce la giochiamo, nel

Stando ai pronostici conquister­emo 33 medaglie, cinque più del bottino di Rio

Siamo competitiv­i in quasi tutti gli sport, ma il sogno è un podio di Jacobs

le gare individual­i come nelle prove di squadra. Non è retorica sostenere che lo sport è l’azienda che funziona meglio nel Paese, da cui tutti dovrebbero prendere esempio.

MISSIONE. L’ultimo anno e mezzo è stato terribile per tutti, gli atleti non hanno fatto eccezione. Il Covid ha colpito duro, tolto certezze, azzerato sogni, picconato le fondamenta che hanno portato questi 384 ragazzi a giocarsi il sogno della vita. Per questo non sarà un’Olimpiade come le altre, oggi vale di più. Ognuna di queste 384 storie rappresent­a qualcuno che ora fa fatica a ripartire: la società di periferia con un campetto da tennis che ha chiuso i battenti, una palestra, una piscina.

L’Italia che si farà onore a Tokyo è la punta di un iceberg che purtroppo si è sciolto e va (andrebbe) di nuovo consolidat­o. Qualcosa che va oltre le medaglie per non perdere nuove generazion­i di atleti, sempre che si sia ancora in tempo. Lo sport di vertice ha resistito, facendo miracoli per portare a termine i campionati, improvvisa­ndo calendari dalla mattina al pomeriggio, con uno sforzo anche economico - senza precedenti. Quello di base no e non c’è momento migliore di questo per ricordarlo.

MEDAGLIE. Vinceremo, ma quanto? Cinque anni orsono, a Rio 2016, i podi sono stati 28 (con 8 successi), gli esperti ce ne accreditat­o cinque in più, 33, e la differenza la faranno gli ori. Quelli che ci permettera­nno di restare nel G10 dello sport mondiale, posizione che occupiamo in pianta stabile da Atlanta 1996.

Nella storia olimpica di medaglie ne abbiamo vinte 701, 125 arrivano dalla scherma, il forziere dello sport italiano, e molto probabilme­nte sarà ancora così. Ma numeri a parte, le medaglie andranno pesate e per la prima volta - magari sottovoce - cominciamo a sognare grazie a Marcell Jacobs un podio nei 100 metri, la gara regina di tutte le Olimpiadi. Qualità e quantità, siamo italiani.

La Vetrano, 15 anni è l’atleta più giovane del team. Brecciarol­i ancora in sella a 46

Ma l’Italia di Tokyo è la punta dell’iceberg La base, decimata, va aiutata a ripartire

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2-11 Coluccia, de Laurentiis, Dolfin, Fabbri, Fava e Lisi
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GETTY Marcell Jacobs, 26 anni
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GETTY Stefano Brecciarol­i, 46 anni
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Nella mappa la distribuzi­one degli azzurri in base alla loro origine. Nelle foto, Ivan Zaytsev, nato a Spoleto da genitori russi; Pietro Figlioli, capitano del Settebello nato in Brasile; e Paola Egonu, veneta di origini nigeriane
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LAPRESSE Sara Errani, 34 anni
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LAPRESSE Giulia Vetrano, 15 anni

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