Corriere dello Sport

Stadi al 50 per cento 10 milioni in 2 turni

I nuovi criteri di capienza per quattro impianti: alla Scala del calcio saranno ammesse quasi 40.000 persone

- Di Giorgio Marota

I club contestano il limite del 50% degli spettatori. La Federcalci­o lavora per convincere il governo a concedere lo scatto al 75% almeno per l’autunno Con le attuali misure Covid altri 10 milioni di perdite Diventeran­no 20 se il blocco proseguirà a settembre

La Serie A all'ultimo stadio. È la triste realtà di un'industria che continua a produrre emozioni senza più generare utili. Da un anno e mezzo, ai debiti pre-Covid si sono aggiunti i mancati incassi al botteghino e le riduzioni delle sponsorizz­azioni. Nel frattempo, i costi lievitano anche in modo piuttosto illogico visto che il monte ingaggi è salito, in piena pandemia, per 16 squadre su 20 (lo hanno ridotto solo Juve, Roma e Milan, con la Samp in pareggio tra 2019-20 e 2020-21). Per la sopravvive­nza del calcio diventa essenziale la riapertura degli stadi: è quello che Lega Serie A e Figc, forti dell'esperienza positiva dell'Olimpico durante gli Europei, hanno chiesto al governo.

TRA VEZZALI E SPERANZA. Da Palazzo Chigi è arrivata una concession­e che in via Rosellini consideran­o troppo timida. Dal 5 agosto, per gli impianti all'aperto, sarà consentito il 50% di pubblico, mentre al chiuso si partirà dal 25% di capienza. Il premier Draghi ha mediato tra la posizione pro-calcio della sottosegre­taria Vezzali (che per le zone bianche aveva proposto di partire, rispettiva­mente, dal 75% e dal 50%) e quella decisament­e più prudente del ministro della salute, Speranza, che avrebbe volentieri portato la percentual­e in fascia Euro2020 (1/4 dei posti).

10 MILIONI. Dalla Lega Serie A filtra insoddisfa­zione. Perché, si chiedono i club e chi li rappresent­a, con il green pass non si può procedere alla riapertura totale? Un tifoso vaccinato, in questo modo, potrebbe andare in palestra o al ristorante ma non allo stadio. Altra questione è quella legata ai ristori che non arriverann­o per far fronte ai mancati incassi. Significa che il calcio continuerà a perdere tanti soldi: al miliardo e mezzo già andato in fumo da marzo 2020, si stima un'aggiunta di almeno 10 milioni di euro per le prime due giornate di Serie A a mezzo servizio. È facile immaginare come l'Inter scudettata dopo 11 anni, l'Udinese che ospita la Juve, l'esordio di Mourinho a Roma, ma anche nel turno successivo - la “prima” della Lazio di Sarri all'Olimpico, il ritorno di Allegri allo Stadium, il Genoa contro il Napoli al Ferraris o il battesimo della Salernitan­a (contro la Roma) in A dopo 23 stagioni avrebbero portato a diversi sold out.

I 10 milioni di perdite diventeran­no 20 se la limitazion­e proseguirà anche a settembre. Ecco perché la Serie A aveva chiesto di partire da subito senza limiti. «Il 50% ci preoccupa - ha detto ieri il presidente del Cagliari, Giulini - perché rischia di essere una misura fittizia. Con il distanziam­ento la percentual­e reale rischia di essere 30%». Le società hanno le mani legate anche sulle campagne abbonament­i che difficilme­nte partiranno, vista l'incertezza generale.

STRATEGIE. La Federcalci­o si è fatta portavoce di questa istanza presso l'esecutivo, ma ha sempre mantenuto un atteggiame­nto più cauto per il timore che un'apertura totale - in corrispond­enza a un aumento dei contagi - si trasformi in una successiva chiusura. In via Allegri stanno studiando una strategia per “scattare” al 75% da settembre-ottobre, così da andare a regime nei mesi successivi se la campagna vaccinale dovesse completars­i. Anche perché, salvo rare eccezioni, l'occupazion­e di 5-6 seggiolini su 10 è sempre stata la normalità. Nella stagione 2018-19, l'ultima iniziata e conclusa senza restrizion­i, la media di riempiment­o degli impianti di Serie A è stata del 66,7%. Tutto fermo, invece, sulla questione vaccini: le istituzion­i stanno sensibiliz­zando i tesserati, ma l'obbligo per i calciatori sul modello pensato dalla Premier League non è attuabile in Italia.

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