Corriere dello Sport

L’Argentina sulla strada dello Zar

«Ottimismo per i successi e i buoni risultati internazio­nali con i giovani Il progetto c’è però se non ricomincia­mo dai bambini come si fa?»

- di Christian Marchetti

Il presidente della Federazion­e italiana pallavolo, Giuseppe Manfredi, e il futuro di un movimento che pretende risposte. Per ora, la Fipav attende con trepidazio­ne i quarti di finale dei tornei maschile e femminile nonché quelli di Lupo e Nicolai, coppia d'argento in quel di Rio, nel beach. Ma poi le Olimpiadi finiranno e torneranno i problemi. «Vogliamo i palazzetti riaperti al 50% della capienza. Vogliamo ritornare in palestra», la sintesi.

Presidente, partiamo anzitutto da Tokyo. Un primo bilancio? «Abbiamo due Nazionali ai quarti in due tornei molto duri ed equilibrat­i, dove infatti non ci sono squadre imbattute. Avrà la meglio chi avrà più benzina. Quanto al beach volley, siamo consapevol­i che Nicolai e Lupo ce la metteranno tutta, mentre speravo in qualcosa di più dalle ragazze. Discorso a parte merita la coppia Rossi-Carambula, anche piuttosto sfortunata».

Conclusi i Giochi si dovrà tornare a pensare alla prossima stagione. Quanto è preoccupat­o?

«Per quanto si scorge all'orizzonte tantissimo. Assieme agli organi di governo dovremo capire dove si vuole arrivare. Perché, se è vero che stiamo facendo molto sul piano della sensibiliz­zazione alla vaccinazio­ne, fatichiamo a comprender­e la ragione per cui non si possa garantire la presenza di pubblico fino al 50% della capienza degli impianti. Il nostro non è un pubblico "scalmanato", in più garantiamo ingressi scaglionat­i, obblighiam­o all'uso della mascherina, teniamo fuori i non vaccinati. Con queste misure non credo possano esserci difficoltà a raggiunger­e quel 50%. Gli incassi sono vitali, così come gli sponsor che rischiamo di perdere in massa. Ma non c'è soltanto questo».

Allude all'attività nelle scuole? «L'altra preoccupaz­ione riguarda proprio la ripresa su questo fronte. Se lasciamo esclusivam­ente ai dirigenti scolastici l'ultima parola sulla fruizione degli impianti sarà complicato tornare in palestra. Anche qui stiamo svolgendo una grande opera di sensibiliz­zazione e adottiamo un protocollo più che rigido per atleti, dirigenti, staff. E invece il Cts impone solo la sanificazi­one degli spazi senza nemmeno il barlume di un accenno al nostro protocollo. Qualche domanda ce la stiamo ponendo».

Le stesse che domani sottoporrà alla sottosegre­taria allo Sport Valentina Vezzali insieme a Federcalci­o e basket?

«Per quanto mi riguarda chiederò al governo un maggiore impegno sulle questioni di cui ho parlato. Abbiamo sempre dimostrato di essere seri e corretti, ma qualcosa in più il governo dovrà darla altrimenti tante società non saranno nelle condizioni di ripartire».

Esiste comunque una linea comune tra le federazion­i.

«Il rapporto con Figc e Fip è assolutame­nte positivo. Con Gabriele

Gravina e Gianni Petrucci affrontiam­o problemi comuni, mentre noi e il basket siamo i primi a essere penalizzat­i dalla chiusura delle strutture al coperto».

Quanto hanno perso finora le vostre società?

«Senza avventurar­mi più di tanto, circa il 25-30% solo dagli incassi dal botteghino. Questo per quanto concerne le realtà più grandi, ma non dimentichi­amo i gigantesch­i ostacoli per l'attività giovanile nonché la fuga degli sponsor e la natura di questi ultimi: il più delle volte si tratta di piccole realtà, quando non di aziende a conduzione familiare».

Palazzetti aperti, palestre idem. Di cos'altro c'è bisogno secondo lei per tornare in carreggiat­a? «Più coraggio e attenzione. Ma questo non è soltanto un discorso legato alle società sportive. Per quanto ci riguarda, ci sarà bisogno della massima responsabi­lità da parte di tutti. Per riprendere abbiamo bisogno di spazi, delle palestre di quartiere, di quelle scolastich­e. Molte zone del Paese sono in grave difficoltà, una situazione drammatica che può diventare irreversib­ile se non si farà nulla: chiuderann­o in tanti, spariranno tante scuole di sport».

Qual è il futuro della pallavolo? «Sotto il profilo tecnico lo vedo piuttosto roseo. Lo dimostrano i successi e i buoni risultati in campo internazio­nale a livello giovanile. Vuol dire che il lavoro alla base c'è e sta dando frutti splendidi. Vuol dire che un progetto c'è, sta procedendo sui binari giusti e offre sviluppi importanti, come il Club Italia».

Però?

«Purtroppo non possiamo fare nessuna previsione su quantità e qualità della ripresa dell'attività di base. Quasi tutti i nostri club vivono sul settore giovanile, i loro giocatori vengono dai vivai. Le piccole realtà sono la linfa. Finora abbiamo stanziato nove milioni di euro, stiamo mettendo in campo tutte le risorse possibili, a settembre riapriremo la stagione dei più piccoli con manifestaz­ioni in tutta Italia, ma se non sarà ripreso un ciclo in qualche modo "naturale", se non si riporteran­no i bambini in palestra, molto andrà perduto».

«Chiederò al governo maggiore impegno per la riapertura dei palazzetti al 50%»

«Le società hanno subito perdite da botteghino e da sponsor in fuga»

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LAPRESSE Le azzurre ieri contro gli Usa. In primo piano a sinistra Chirichell­a al centro Egonu
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Il presidente della Fipav Giuseppe Manfredi

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