«Eseguito al meglio il piano gara concordato»
Bruni, ex velista: «L’importante era non forzare la partenza»
Una medaglia, soprattutto se d’oro, è frutto anche del lavoro di un bravo allenatore, in questo caso di Gabriele Bruni, ex velista. Finalmente la Medal Race di Ruggero Tita e Caterina Banti nel Nacra 17, chiusa con il migliore dei risultati, ha sdoganato ciò che sembrava il muro invalicabile della vela: quello contro il quale si sono scontrati Flavia Tartaglini nel 2016 a Rio (arrivata da favorita e poi finita ottava) e soli pochi giorni fa Mattia Camboni, beffato dall’emozione .
Bruni, quanto conta la testa e quanto il lavoro di un coach nella vela?
«Io cerco sempre di seguire i ragazzi un po’ da lontano, ma anche di diventare un punto di riferimento importante e di esserci sempre quando ne hanno bisogno. Mi impegno per dare sempre risposte precise a tutti i loro dubbi»
Come vi siete preparati per la regata finale? «Per quanto riguarda la Medal Race, ne stavamo parlando da due giorni, pianificando la strategia. Con loro due abbiamo concordato il piano che era quello di tenere sotto controllo il team inglese, di non forzare la partenza né procurare incidenti durante la regata. Insomma, di non mettersi nelle mani dei giuche avrebbero potuto infliggere delle penalità. Dunque, fare tutto nel modo più normale possibile, senza mai lasciar andare gli inglesi. Ed è esattamente quello che hanno fatto»
L’allenatore è un mentore o un angelo custode?
«Il ruolo penso che sia fondamentale in due momenti diversi: quello dell’allenamento, quando è importante curare il coordinamento e le attività in tutti gli appuntamenti; poi, per vincere la regata, l’allenatore ti dà quel 15% in più che è ciò che serve per vincere. Ritengo di essere abbastanza bravo in questo: nella lettura del campo, nel dare dei consigli che possono far guadagnare qualche posizione. Posizione dopo posizione si arriva felicemente alla vittoria».
E’ un bel successo anche per lei, vero? «E’ una sensazione strana, non ho mai portato ai miei la medaglia che avevo loro promesso: averla conquistata con i ragazzi di questo team, è un’emozione incredibile. Scopro che questo lavoro mi piace molto e forse lo so fare ancora meglio di quello del velista... Confesso di aver pianto per la gioia. Sono felice di aver aiutato Caterina e Ruggero ad arrivare alla medaglia d’oro. Ma chissà, magari l’avrebbero conquistata anche senza di me»
«Il tecnico dà quel 15% in più che serve per poter salire sul podio»