Corriere dello Sport

«Settimana strepitosa Hanno vissuto per l’oro»

Sensini: «Lei è pazzesca, sa anche l’arabo. Tandem affiatatis­simo»

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Alessandra Sensini, 51 anni, è una leggenda della vela, non solo azzurra. Sei Olimpiadi nel windsurf (tra Mistral e RS:X) dal 1992 al 2012, con un oro a Sydney, un argento e due bronzi. Attuale d.t. delle giovanili della FIV, fino a ieri era anche l’ultima olimpionic­a azzurra della specialità.

Alessandra dove ha visto la Medal Race dei Nacra?

«A Roma, a casa, ma per essere sicura di comprender­e bene la Medal ho guardato anche la regata precedente. Volevo essere preparata»

Di chi è il merito del risultato? «Dei ragazzi, che sono bravissimi, ma certamente è anche un successo federale, frutto di anni di impegno e strategie»

Lei è riuscita a dare qualcosa a Tita e Banti?

«Non molto. Ho iniziato a lavorare in federazion­e che loro erano già grandi, anche come velisti»

Cosa le è piaciuto di questa loro Olimpiade?

«Il fatto che abbiano realizzato una settimana strepitosa, una serie di regate perfette, applicando come un manuale ogni cosa, ogni dettaglio. Hanno fatto esattament­e tutto quello che dovevano fare, hanno preso ogni decisione giusta al momento giusto e non è facile»

Sotto questo aspetto cosa cambia rispetto all’atleta singolo che può decidere per conto suo?

«Se si è in due, si è una piccola squadra e su barche così veloci non c’è tempo per pensare. Devi mettere in pratica il più velocement­e possibile quello che l’istinto ti suggerisce dopo mille regate, test, prove. In due si deve pensare all’unisono e reagire di conseguenz­a»

Finalmente una medaglia pesante, quella che la vela aspettava dopo il suo oro di Sydney. «Sono felicissim­a per loro e per la nostra vela. Bruni li ha diretti e guidati bene, facendo un lavoro incredibil­e. Ruggero e Banti sono stati bravi a cercarsi e a crederci fino in fondo. Si sono proprio cercati all’inizio di questa campadici

l’onda e il vento possono avere sullo scafo ed anticipare le mosse. Il timoniere e il prodiere, quest’ultimo al trapezio, si sbilancian­o fortemente fuori dallo scafo per tenerlo dritto sull’acqua anche quando sono in volo, e mentre camminano saltellano, cercando sempre il punto migliore dove mettere il peso per far andare la barca al meglio. Come tutti i catamarani, anche il Nacra 17 è facile alle scuffie (ribaltamen­ti) che, nella migliore delle ipotesi fanno perdere un sacco di tempo. Il timoniere deve essere molto bravo nella regolazion­e del foil, perché quelle lame che tengono sollevato lo scafo dall’acqua riescono ad essere molto sensibili e individuar­e in ogni momento la corretta posizione del foil, oltre a garantire la migliore velocità, aiuta a non perdere tempo nelle manovre. Lo spazio sotto lo scafo è di fatto una terza dimensione da gestire, oltre al vento e al mare. In avviciname­nto alla boa, per esempio, essere troppo alti sull’acqua può far perdere tempo, rispetto a volare più vicini ad essa. gna, nel 2017. Lei era la prodiera di Bressani e lui andava sui 49er. Hanno voluto stare insieme a tutti i costi e hanno saputo superare qualsiasi difficoltà con intelligen­za, costruendo un bel rapporto, avendo sempre in mente l’obiettivo».

Li conosce bene?

«Meglio Caterina, perché seguita dall’Aniene. Ci siamo confrontat­e diverse volte. E’ una donna pazzesca: laureata in lungue orientali, parla perfino l’arabo. In questa campagna con Ruggero non hanno tralasciat­o nulla. Non si sono mai risparmiat­i. Nel dubbio che una cosa fosse utile o meno, l’hanno comunque fatta».

«Sono stati loro a volere fortemente affrontare assieme questa campagna»

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Ruggero e Caterina felici sul podio . Sotto, Alessandra Sensini, 51 anni
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