Mu guida la carica dei teenager
Gioventù cannibale all’Olimpico di Tokyo. Tolti quei 400 ostacoli che sconvolgono l’atletica (e forse anche la fisica teorica e la teoria dei buchi neri), il palcoscenico è di un manipolo di facce fresche in grado di compiere imprese memorabili.
200X2. Il più giovane è lo statunitense Erriyon Knighton (17 anni!) che controlla le semifinali dei 200 con un imbarazzante 20”02 e sarà tra i protagonisti della finale di oggi alle 14.55. Mira all’oro, ma da giugno si “consola” per aver battuto il record mondiale Under 20 di un tizio chiamato Bolt. L’oro al femminile ha già una padrona, la giamaicana Elaine Thompson-Herah, che non è esattamente una ragazzina (29 anni) ma festeggia come tale conquistando la seconda doppietta 100+200 dopo Rio, con il secondo tempo di sempre sul mezzo giro. Alle sue spalle la namibiana Christine Mboma (18 anni), che dovrà rinunciare ai 400 a cui sperava di partecipare per via dell’alto livello di testosterone nel sangue (iperandroginia), come sancisce lo strano regolamento di World Athletics.
DICIANNOVE. Se la ventisettenne Malaika Mihambo centra all’ultima prova un oro nel salto in lungo che la Germania aspettava dai tempi della Drechsler (Sydney 2000!) e la trentacinquenne martellista polacca Anita Wlodarczyk chiude uno storico trittico di trionfi (Londra-Rio-Tokyo), la carrellata verde prosegue con l’oro e l’argento degli 800 donne andati rispettivamente alle diciannovenni Athing Mu (nata negli States da famiglia di origini sudanesi) e Keely Hodgkinson. Athing piazza una progressione sbalorditiva, ottenendo alla fine il record degli Stati Uniti e la miglior prestazione del 2021, Keely porta a casa medaglia e record della Gran Bretagna. Quest’anno, Athing ha anche ottenuto il quarto tempo sui 400 (49”57), che la dice lunga sulle qualità della ragazza.
MONDO. A chiudere la sessione serale è l’ennesimo tentativo di record del mondo dello svedese Armand Duplantis (21 anni). Il padrone indiscusso del salto con l’asta non ha la concorrenza dell’amico-nemico Kendricks, positivo al Covid alla vigilia dei Giochi, né quella di Lavillenie, che rimedia una brutta botta in riscaldamento. In compenso, sente il fiato sul collo dell’altro statunitense Nilsen, col quale si confronta fino a quota 5.97. Il primo oro olimpico di Mondo si concretizza tuttavia in appena cinque salti, uno ciascuno per valicare 5.55, 5.80, 5.92, 5.97 e, con tanta “luce”, 6.02. Gli ultimi tre sono per provare il mondiale a 6.19 e godersi la standing ovation degli altri concorrenti. «Il record sarebbe stato bello, sì, ma ho vinto alle Olimpiadi. Non starò certo qui a lamentarmi». Giovani e saggi i cannibali.
Gli 800 femminili a una diciannovenne Knighton (17 anni) tra i Top 8 sui 200