Tifosi pronti alla contestazione «Non subiremo prese in giro»
L’ex Berti non ci sta: «Se Lukaku resta, pago io» Bonolis: Difficile dire di no, il club ha le idee chiare
Mosaico indecifrabile, i festeggiamenti di quella sera del 2 maggio sembrano lontani anni luce. L'Inter post-Conte viaggia sulle montagne russe di un mercato che non ha nulla a che fare con lo scudetto appena cucito sul petto. Un tricolore (dopo undici anni) val bene questo ridimensionamento? Decisamente no. Il messaggio arriva forte e chiaro dalla Curva Nord, cuore pulsante del tifo nerazzurro: sotto la sede ieri è comparso uno striscione eloquente. «Società... attenzione, le promesse vanno mantenute». La partenza di Lukaku ha l'effetto della goccia che fa traboccare il vaso. La presa di posizione è nient'altro che la sintesi del comunicato diffuso in giornata. «Qualsiasi tipo di operazione di mercato dovrà ora, come pattuito, essere volta al miglioramento della rosa. Fare cassa senza investire adeguatamente non rientra nella casistica dell'accettabile. Non subiremo supinamente prese in giro da parte di nessuno e agiremo di conseguenza e in coerenza con quanto definito a fine campionato». Il clima, come si poteva immaginare, non è dei migliori, perché ormai tutti erano portati a pensare che il sacrificio necessario fosse uno soltanto. Venduto Hakimi, nessuno immaginava ci potesse essere bisogno di un’altra partenza illustre.
NESSUN TRADIMENTO. L'addio di Conte datato 26 maggio, quello di Hakimi dopo un lungo tira e molla col Psg e ora con molta più facilità - anche se a peso d'oro - la probabile uscita di Lukaku. Non c'è pace, dopo lo scudetto. Inter devastata dalla necessità di fare cassa. «Così va il calcio, è una logica che riguarda tutte le aziende», commenta lo chef Davide Oldani, tifoso interista che sparge tutta la comprensione del caso in un momento delicatissimo. «Lukaku non è un traditore, anche se
suo addio mi dispiace e di lui sono innamorato. Lo stimo sempre come persona, anche se decidesse di andare via. Mi auguro che questo possa essere utile alla causa Inter per rimettersi in sesto societariamente. Poi abbiamo visto esempi di cessioni illustri, come Zidane e Pogba per la Juve, in cui la squadra è poi rimasta competitiva. Anche se non è possibile, io spero sempre che si torni al calcio di una volta. Per la serie: vai dove ti porta il cuore».
SCENDIAMO IN PIAZZA.
Sui social divampa l'ironia del tifo rivale, oltre a quello interista. «Comunque è colpa di Conte che lo ha valorizzato così tanto», oppure «Inter, ecco il piano economico: vendere tutti». Compreso qualche riferimento a Icardi - il predecessore di Lukaku col numero nove - che da Parigi assiste compiaciuto. Tutti pronti a sfilare lo scudetto a un'Inter indebolita. Mentre il 24 settembre è fissato il seminario di Interspac per l'azionariato popolare: iniziativa promossa da Carlo Cottarelli. Un progetto che coinvolge i tifosi vip, chiamati a raccolta perché uniti dalla passione nerazzurra. «Al termine di questo percorso presenteremo alla società un business plan dettagliato». Nicola Berti, che ha vestito la maglia dell'Inter per dieci anni - dal 1988 al '98 - ed è rimasto un tifoso viscerale, appena si entra in argomento ha la battuta pronta. «Lukaku? Resta qui, pago io. Se lo vendono, potremmo anche scendere in piazza. Finché non c'è l'ufficialità, aspettiamo a dare giudizi. Sono dispiaciuto, ma credo che Marotta sia l'unico in grado di garantire equiil librio a questa società».
FIDUCIA INCONDIZIONATA.
Non fa uso della sua proverbiale ironia Paolo Bonolis, che arriva dritto al nocciolo della questione. Altra voce fuori dal coro, perché non butta la croce addosso alla società. «Hakimi era sacrificabile», spiega ai microfoni di Radio Punto Nuovo. «Difficile ipotizzare che l'Inter opponga resistenza di fronte a 130 milioni per Lukaku, viste le circostanze. Ora spero che la grande abilità di Marotta e Ausilio faccia la differenza: sono certo che abbiano le idee chiare».
Lo chef Oldani: «Il calcio va così anche se di Romelu sono innamorato»
E arrivano anche le prese in giro via web: «Il piano? Vendere tutti»