Corriere dello Sport

Finalmente De Grasse Ora sfida totale a Jacobs

Prende forma l’idea di un duello sui 150 con Marcell che Andre ammira: «Meritava di vincere i 100, ha un grande futuro. Eppoi è italiano, mi sta simpatico»

- Di Franco Fava

È un canadese, e ancora una volta non è statuniten­se, l’erede di Usain Bolt nei 200 metri. Il mezzo giro di pista è andato ad Andre De Grasse, 26 anni, originario di Barbados: con il personale di 19”62 ha centrato il primo oro olimpico dopo essere salito due volte sul podio accanto a Sua Maestà cinque anni fa e ancora domenica scorsa con il bronzo nei 100 alle spalle del meraviglio­so Marcell Jacobs. Bednarek e Lyles sono stati costretti a gettare la spugna, con le loro piazze d’onore hanno riaccesso le polemiche nel team Usa. In molti contestano la scarsa programmaz­ione che focalizza la stagione sui crudeli Trials, facendo perdere di vista l’appuntamen­to clou. Sotto accusa anche la cancellazi­one del campus in Giappone per timore del virus.

«Sono particolar­mente orgoglioso di questo titolo dopo tanti argenti e bronzi, soprattutt­o perché in molti davano favorito uno sprinter statuniten­se» ha commentato De Grasse, che già a Rio fu terzo nei 100 e secondo nei 200 e ancora bronzo nella 4x100. Insieme al titolo è arrivato anche il record nazionale, con un progresso sul personale di 11 centesimi. Sulla sua scia ha centrato il personale anche Kenny Bednarek con 19”68, mentre il campione del mondo in carica, Noah Lyles, con 19”74 è rimasto lontano dal suo 19”50 del pre-pandemia. E’ rimasto giù dal podio (quarto) il diciassett­enne a stelle e strisce, Erriyon Knighton. Quello che è già stato designato il successore di Bolt (s’è preso con un paio d’anni di anticipo tutti i record under 20 che erano del giamaicano) ha però confermato tutto il suo talento, chiudendo in 19”93, vicinissim­o al personale siglato ai Trials con 19”84.

RIVINCITA. Dopo aver celebrato il suo primo oro, De Grasse è tornato sulla sconfitta nei 100, dove pure aveva firmato il personale correndo in 9”89. «Quel bronzo mi sta stretto, anche se ho fatto il mio miglior tempo di sempre. Avevo puntato tutte le carte però sulla doppia distanza perché a me più congeniale».

Allenato da Tony Sharpe, ex impiegato della compagnia telefonica canadese Bell, nei giorni scorsi il neo olimpionic­o aveva elogiato le qualità di Jacobs: «In finale non ha sbagliato nulla, era il più concentrat­o di tutti e si vede che è uno che ha lavorato tanto. Ha un gran futuro davanti e poi è... italiano. Ho simpatia per il vostro Paese. Spero ora di poterlo incontrare di nuovo in pista».

L’occasione potrebbe essere sui 100 già alla prossima tappa della Diamond League, il 21 agosto a Eugene. Dove torneranno in gara tutte le frecce statuniten­si rimaste a secco dell’oro.

IDEA. Ma in queste ore si sta facendo avanti l’idea di una sfida ad hoc tra Jacobs e De Grasse. Cioè il campione olimpico dei 100 e quello dei 200. La distanza? A metà. Il confronto potrebbe avvenire sulla distanza spuria dei 150. Per ora è solo un’idea, che ieri sera già circolava sui social. Ma potrebbe non essere poi così campata in aria. «Non vedo come Marcell possa correre in curva, fosse anche mezza - ci ha risposto il manager dell’azzurro, Marcello Magnani - Sarebbe una bella cosa, ma bisognereb­be allestire una gara tra loro due in rettilineo». Quando? «Sicurament­e non quest’anno, c’è troppa attenzione su di loro e poi ci sono già impegni sottoscrit­ti con le prossime tappe della Diamond League. Invece la vedrei praticabil­e a certe condizioni all’inizio della prossima stagione, diciamo tra aprile e maggio. E comunque molto prima dei Mondiale di fine luglio a Eugene, in Oregon».

In passato c’è stato un precedente simile, che però non portò fortuna a uno dei due sfidanti. Nel 1997, l’anno dopo i Giochi di Atlanta 1996, si scontraron­o allo Skydrome di Toronto, davanti a 30.000 persone, il texano Michael Johnson (reduce dal doppio oro olimpico su 200-400) e il re dei 100 ad Atlanta, il canadese Donovan Bailey. In palio un milione di dollari. Vinse Bailey in 14”99 e Johnson si infortunò dopo soli trenta metri.

Il manager Magnani «Sarebbe una bella cosa, ma solo se si corre in rettilineo»

Un precedente da un milione di dollari dopo Atlanta 1996 tra Bailey e Johnson

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FIDAL La vittoria di Antonella Palmisano, 29 anni, in Coppa del Mondo

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