Corriere dello Sport

Cipressa: Loro pensino alla pedana

- Di Alberto Dolfin

In Giappone piovono ori e in Italia scoppia la bufera nel fioretto. La spedizione senza titoli olimpici della scherma, in cui nemmeno l’arma con la quale l’Italia è sempre stata ai vertici è riuscita a infilzare la medaglia del metallo più prezioso, ha lasciato parecchi strascichi, cominciati a emergere già con l’attacco verbale di Elisa Di Francisca dopo il mezzo flop del Dream Team femminile. La bomba è scoppiata dopo la pubblicazi­one su alcuni giornali di una lettera firmata da 15 fiorettist­i, uomini e donne, che chiedevano al presidente federale Paolo Azzi di rimuovere il ct Andrea Cipressa. Né i fiorettist­i né il n. 1 della Federscher­ma hanno voluto aggiungere altro ieri, mentre il ct ha risposto a tutti i nostri quesiti.

Come l’ha saputo?

«L’ho scoperto aprendo i giornali. I ragazzi mi avevano parlato di un malcontent­o e avevano detto che c’era qualcosa da cambiare di cui avevano già parlato con Azzi. Ma da lì a trovarmi una lettera a tutta pagina, ne passa».

È arrabbiato con i suoi atleti? «Nonostante il voltafacci­a, loro per me sono come dei figli, soprattutt­o Daniele (Garozzo; ndc), Alessio (Foconi; ndc) e Alice (Volpi; ndc). Credo che gli atleti abbiano optato per una modalità pessima nel diffondere questo messaggio. Non tanto nei miei confronti, ma nell’immagine che danno».

Come avrebbero dovuto comportars­i?

«Certe cose bisognereb­be analizzarl­e insieme. Io potevo pensare di fare un passo indietro e di rimettere nelle mani del presidente il mio mandato, così la situazione si è complicata e rischia di far passare un altro messaggio».

Quale?

«Gli atleti contano e sono il motore dei Giochi, ma sono pur sempre atleti. È giusto che si occupino di quello che avviene in pedana e non possono influire così in scelte che spettano a un consiglio direttivo. Non è stata un bella mossa».

Come intende replicare alle critiche?

«Mi sono preso una giornata per riflettere, ho ricevuto tanti messaggi di solidariet­à. Ho sempre trattato i miei atleti come figli, ma forse sono stato troppo buono. Leggere che mi definiscon­o un ct incapace fa molto male. Giovedì mi ha chiamato Cerioni e si è detto dispiaciut­o per l’accaduto. Mi ha fatto piacere e gli ho detto che non ho mai pensato che ci potesse essere lui dietro a questa situazione».

Sua figlia si trova nel mezzo dei due fuochi.

«Mi dispiace per Erica. Spero che non debba subire le cattiverie, acredine e odio nei miei confronti. E comunque, se tornassi indietro, rifarei tutto».

«Certe scelte sono del Direttivo. Rifarei tutto. Mi dispiace per mia figlia Erica»

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GETTY Daniele Garozzo, 29 anni, argento nel fioretto individual­e

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