Cipressa: Loro pensino alla pedana
In Giappone piovono ori e in Italia scoppia la bufera nel fioretto. La spedizione senza titoli olimpici della scherma, in cui nemmeno l’arma con la quale l’Italia è sempre stata ai vertici è riuscita a infilzare la medaglia del metallo più prezioso, ha lasciato parecchi strascichi, cominciati a emergere già con l’attacco verbale di Elisa Di Francisca dopo il mezzo flop del Dream Team femminile. La bomba è scoppiata dopo la pubblicazione su alcuni giornali di una lettera firmata da 15 fiorettisti, uomini e donne, che chiedevano al presidente federale Paolo Azzi di rimuovere il ct Andrea Cipressa. Né i fiorettisti né il n. 1 della Federscherma hanno voluto aggiungere altro ieri, mentre il ct ha risposto a tutti i nostri quesiti.
Come l’ha saputo?
«L’ho scoperto aprendo i giornali. I ragazzi mi avevano parlato di un malcontento e avevano detto che c’era qualcosa da cambiare di cui avevano già parlato con Azzi. Ma da lì a trovarmi una lettera a tutta pagina, ne passa».
È arrabbiato con i suoi atleti? «Nonostante il voltafaccia, loro per me sono come dei figli, soprattutto Daniele (Garozzo; ndc), Alessio (Foconi; ndc) e Alice (Volpi; ndc). Credo che gli atleti abbiano optato per una modalità pessima nel diffondere questo messaggio. Non tanto nei miei confronti, ma nell’immagine che danno».
Come avrebbero dovuto comportarsi?
«Certe cose bisognerebbe analizzarle insieme. Io potevo pensare di fare un passo indietro e di rimettere nelle mani del presidente il mio mandato, così la situazione si è complicata e rischia di far passare un altro messaggio».
Quale?
«Gli atleti contano e sono il motore dei Giochi, ma sono pur sempre atleti. È giusto che si occupino di quello che avviene in pedana e non possono influire così in scelte che spettano a un consiglio direttivo. Non è stata un bella mossa».
Come intende replicare alle critiche?
«Mi sono preso una giornata per riflettere, ho ricevuto tanti messaggi di solidarietà. Ho sempre trattato i miei atleti come figli, ma forse sono stato troppo buono. Leggere che mi definiscono un ct incapace fa molto male. Giovedì mi ha chiamato Cerioni e si è detto dispiaciuto per l’accaduto. Mi ha fatto piacere e gli ho detto che non ho mai pensato che ci potesse essere lui dietro a questa situazione».
Sua figlia si trova nel mezzo dei due fuochi.
«Mi dispiace per Erica. Spero che non debba subire le cattiverie, acredine e odio nei miei confronti. E comunque, se tornassi indietro, rifarei tutto».
«Certe scelte sono del Direttivo. Rifarei tutto. Mi dispiace per mia figlia Erica»