Tutto il mondo dietro l’Italia
Nessuno sketch al momento di entrare in pista, poi la rimonta da brividi di Tortu. E nello stadio risuona “Notti magiche”. «Noi multietnici? No, solo italiani»
I velocisti azzurri si sublimano con una impeccabile prova di squadra e conquistano anche l’oro della 4x100, con il record nazionale (37”50) lasciandosi alle spalle britannici e canadesi
«Siete stati bravissimi Sono orgoglioso di tutti voi Vi aspetto al Quirinale»
Così il presidente Mattarella nella telefonata a Malagò, dopo l’arrivo della 4x100
Sono cinque. O trentotto. Contate come volete: cinque gli ori dell’atletica (come gli Stati Uniti) trentotto le medaglie azzurre ai Giochi di Tokyo. L’ultima - per ora ovviamente, c’è ancora un giorno e mezzo di gare - è travolgente, storica, speciale, emozionante. La 4x100 finisce in gloria: medaglia d’oro, record italiano (37”50) quinta prestazione mondiale di sempre, con la regia dello stadio che si trasforma in deejay e spara a tutto volume prima “Notti magiche” e poi “Nel blu dipinto di blu”.
Qui Tokyo: Italia. Dove la curva dello stadio olimpico è azzurra. No, nessuna deroga all’assenza di pubblico. E’ azzurra perché tutti i compagni di Patta-Jacobs-Desalu-Tortu sono lì, prima a tifare e poi a festeggiare, cantare, ballare. La regia dello stadio può solo adeguarsi.
CERTEZZA. Tre indizi ormai fanno una prova: se c’è un legame tra le vittorie italiane in pista e pedana (“Gimbo” Tamberi nell’alto, Marcell Jacobs nei 100 e ieri la 4x100), è l’atteggiamento di questi ragazzi tra eliminatorie e finale. Sereni, convinti delle proprie possibilità, lucidi nei giudizi, per niente sopra le righe. Ambiziosi e mai presuntuosi. Convinti di poter fare qualcosa che poi effettivamente fanno nel contesto che conta di più. L’animo latino esplode solo a risultato acquisito. E che risultato!
PARTICOLARI. Due dettagli possono sembrare insignificanti ma hanno un peso enorme: in nome dello spettacolo, le squadre vengono chiamate in pista una per una e gli staffettisti preparano un siparietto a uso e consumo di amici e parenti a casa. I quattro moschettieri azzurri, Patta-Jacobs-Desalu-Tortu, non hanno preparato niente. E’ Jacobs a spiegare il patto d’oro nato dietro le quinte: «Prima vinciamo, poi balliamo».
Poi l’arrivo: Tortu in rimonta sul britannico Mitchell-Blake, sono spalla a spalla con Filippo che si tuffa sul traguardo precedendo il rivale di un centesimo. Questa volta è lui a spiegare: «Mi tuffo sempre, a volte penso quasi di aver sbagliato sport. Magari lo faccio anche quando non serve e i miei compagni mi prendono in giro. Ora che questo tuffo ci ha dato l’oro olimpico dico che ho fatto bene a provare e riprovare anche quando sembrava inutile».
UNITI. Si inalberano solo quando il discorso scivola sull’Italia multietnica: «Questa domanda non mi piace», risponde Jacobs. «Siamo italiani, proprio non facciamo caso a certe cose», aggiunge Tortu. Si vogliono bene, da due giorni Filippo non fa che ripetere tutti i nomi di quelli che non sono a Tokyo oppure sono rimasti esclusi dalla staffetta, come Davide Manenti: «Ho pianto solo due volte in vita mia - dice sbagliando il conto, perché dopo il traguardo è scoppiato in lacrime ed è già la terza - quando ci siamo qualificati per i Giochi e quando, durante il riscaldamento, ho incrociato lo sguardo di Davide». Nell’albo d’oro Manenti è l’escluso, ma oggi non ci sono esclusi. E’ l’oro della squadra.
ESORDIO. Un gruppo così unito che Lorenzo Patta, classe 2000, lancia il quartetto come un veterano: «Il migliore di tutti noi - dice ancora Tortu - Marcell ci ha fatto volare ma “Lollo” in prima frazione è stato super». Poche parole e tanta sostanza, come tutti i sardi. Il resto è storia, come la Gran Bretagna battuta per un centesimo così come
l’avevamo battuta all’Europeo per un rigore: «Non è proprio il loro anno - scherza Tortu - ma sono stati carinissimi facendoci un sacco di complimenti». «Polemiche che tra noi non esistono, c’è sempre grande stima e rispetto reciproco. Non è come il calcio» aggiunge Desalu, l’uomo della curva perfetta. Benvenuti nel mondo dorato dell’atletica.