Chiudono i Giochi dell’Italia migliore
Cala il sipario olimpico con Jacobs portabandiera Il velocista: «Ho quasi paura di tornare a casa» Calcio, oro al Brasile: Spagna battuta dopo 120’
L’Inno di Mameli, la medaglia al collo. Anche la premiazione a distanza di 24 ore ha il suo fascino. Marcell Jacobs se l’è goduta fino alla fine: «Cantarlo era il minimo, già prima di entrare ci stavamo preparando. Adesso che abbiamo le medaglie al collo forse capiremo qualcosa, ancora le guardi ma non sai bene quello che è successo. Abbiamo scritto parte della storia, ora gli Usa o la Giamaica sanno che devono stare più attenti a noi che agli altri. Questo stadio ce lo ricorderemo a lungo, ci ha regalato delle grandi emozioni. Un grazie a tutti gli italiani che ci hanno sostenuti e incoraggiati». Zero voglia di replicare a chi alimenta dubbi: «Il nutrizionista? Neanche rispondo, ero già seguito da un altro professionista». Il riferimento è al “Times”, che ha tirato in ballo l’ex nutrizionista di Jacobs indagato per traffico di steroidi anabolizzanti.
BANDIERA E RITORNO. «Ho una certa paura di tornare a casa, perché non so cosa mi aspetta.
Ora penso solo a portare la bandiera alla cerimonia di chiusura, sarà una grandissima emozione e un orgoglio per me, cercherò di godermela al 100%. Salire un’altra volta sul podio - prosegue Jacobs, che ai Giochi ha vinto due ori con 100 e 4x100 è stato ancora più emozionante. Eravamo quattro e non si sapeva chi era più stonato. Ci siamo divertiti, abbiamo fatto qualcosa di grandioso e dobbiamo godercelo. Il pullman scoperto per festeggiare? Se venissero tutti a Roma potremmo farlo, ma temo siano tutti al mare…».
Fausto Desalu ha un pensiero per la madre, impegnata come badante, che non è ancora riuscito a sentire: «Realizzo il sogno di ogni atleta. Non ho ancora parlato con lei, ma so che è contenta, che sicuramente questo oro la renderà molto felice. Quando torno a casa festeggeremo insieme».
AMORE. Venerdì sono stati più di 4 milioni a seguirli in tv in un’altra grande giornata per l’Italia. A dimostrazione che lo sport entusiasma e scalda tutti: «Paura che non si parli più di atletica dopo i Giochi? - dice Fausto Desalu, l’uomo della curva magica - ma l’atletica è la regina degli sport e noi abbiamo fatto qualcosa di straordinario. Non ci sono Messi, Lukaku o Ronaldo che tengano».
I quattro ragazzi d’oro sanno di aver fatto qualcosa che passerà alla storia e reclamano la loro fetta di popolarità, in modo tra l’altro molto tranquillo, senza nessuna polemica: «Molto dipende da voi media - dice Filippo Tortu - L’atletica ha vinto cinque medaglie d’oro. Non so cosa possiamo fare di più. Sicuramente ci metteremo del nostro per rinconfermarci». «Dicevano che avremmo preso “zero tituli” con l’atletica - aggiunge
Jacobs - e invece abbiamo preso cinque ori».
MISSIONE. Il futuro dello sport, le nuove generazioni, stanno a cuore a Jacobs che guarda avanti, all’atletica che sarà: «Mi auguro che da settembre i genitori portino i figli a fare atletica: è una palestra di vita che ti insegna a non mollare mai, anche quando ci sono grandi difficoltà. Io spero di essere un esempio per tutti quelli che si avvicinano all’atletica, tornerò presto ai miei allenamenti, alla mia routine e su quei campi voglio esserci anche io assieme a tutti gli appassionati di questo sport bellissimo».
«Fatta una cosa straordinaria Non ci sono Messi, Lukaku o Ronaldo che tengano»
Fausto Desalu, 27 anni, rispondendo a una domanda sul rischio che dopo i Giochi non si parli più di atletica
«Ho quasi paura di rientrare a casa, non so cosa mi aspetta Intanto penso a fare il portabandiera»
Marcell Jacobs, 26 anni, campione olimpico su 100 e 4x100, riflette sulla nuova ondata di popolarità
Tortu agli inglesi che gli chiedevano della vittoria: «It’s a miracle. And basta»
MOMENTI. Insieme, ricostruiscono i momenti che più li hanno emozionati. Tutti scelgono l’Inno e la bandiera, Filippo Tortu aggiunge l’attimo del passaggio del testimone, poi quell’ultima frazione, ma il peggio è stato prima: «Partire ultimo è la cosa più bella ma anche la più brutta, perché vedi la gara da spettatore e a ogni passaggio del testimone fai un sospiro. Per me l’Olimpiade è tutto: ho cominciato a correre per questo». Poi risponde a una domanda in inglese e dà la definizione della vittoria che sarà scolpita nella pietra: «It’s a miracle. And basta».