Corriere dello Sport

Non c’è Lukaku che tenga

- Di Ivan Zazzaroni

«Il calcio mettetelo un po’ da parte, non c’è Lukaku che tenga» questo l’invito (f)urbi et orbi dei Fantastici 4 per 100, gli autori di «it’s a miracle... and basta», i quali invocano giustament­e l’attenzione del Paese. Di sfuggita, non per polemizzar­e, recupero la battuta schietta e definitiva di Gianmarco Tamberi quando ancora pazziava di gioia per l’oro nell’alto: «La voglia di vincere me l’ha trasmessa anche l’Italia dell’Europeo. È un anno buono». Sincero, Gimbo: sempre che non l’abbia detto per sostenere la Campagna Marche del corregiona­le Mancini.

Romelu Lukaku al Chelsea, mica una di quelle reboanti voci del mercato estivo, una desolante realtà che trova spazio ogni giorno, tra una medaglia e l’altra. L’attaccante (altrui, ormai) si è fatto largo a spallate anche durante la premiazion­e degli Eroi: ieri pomeriggio l’Inter ha infatti accettato i 115 milioni di Abramovic, completand­o un’operazione che sposta i valori tecnici del prossimo campionato.

Un soggettone, il belga: per un paio di anni ho creduto nella sua completa adesione alla causa interista, essendosi legato anima, corpo - e portafogli­o a Conte.

«Il calcio mettetelo un po’ da parte, non c’è Lukaku che tenga» questo l’invito (f)urbi et orbi dei Fantastici 4 per 100, gli autori di «it’s a miracle... and basta», i quali invocano giustament­e l’attenzione del Paese. Di sfuggita, non per polemizzar­e, recupero la battuta schietta e definitiva di Gianmarco Tamberi quando ancora pazziava di gioia per l’oro nell’alto: «La voglia di vincere me l’ha trasmessa anche l’Italia dell’Europeo. È un anno buono». Sincero, Gimbo: sempre che non l’abbia detto per sostenere la Campagna Marche del corregiona­le Mancini.

Romelu Lukaku al Chelsea, mica una di quelle reboanti voci del mercato estivo, una desolante realtà che trova spazio ogni giorno, tra una medaglia e l’altra. L’attaccante (altrui, ormai) si è fatto largo a spallate anche durante la premiazion­e degli Eroi: ieri pomeriggio l’Inter ha infatti accettato i 115 milioni di Abramovic, completand­o un’operazione che sposta i valori tecnici del prossimo campionato.

Un soggettone, il belga: per un paio di anni ho creduto nella sua completa adesione alla causa interista, essendosi legato anima, corpo - e portafogli­o - a Conte. Almeno così mi era sembrato. Di recente, però, sono venuto a sapere che già l’estate scorsa, dopo la prima stagione a Milano, aveva provato a tornare in Premier mettendosi d’accordo con il Manchester City: l’affare subì uno stop improvviso nel momento in cui Messi si ritrovò per qualche giorno senza il contratto, né la voglia di restare a Barcellona, e Guardiola si mosse nella direzione dell’ex pupillo. La cosa giunse all’ orecchio di Lukaku che, offeso, si tirò indietro.

Di fronte ai milioni, non c’è gratitudin­e che tenga. Per cui metto subito da parte Lukaku e torno alla chiusura delle Olimpiadi più complicate, sul piano non solo organizzat­ivo, del dopoguerra. Le Olimpiadi rinviate per covid, quelle senza il pubblico negli impianti e dentro un Giappone che non le voleva più poiché terrorizza­to da ombre e varianti. Le Olimpiadi delle premiazion­i con le mascherine che lasciavano soltanto intuire la partecipaz­ione canora dei campioni all’inno nazionale. Prima di tutto le Olimpiadi dell’Italia stravincen­te. I successi della spedizione azzurra hanno cancellato le diffidenze della vigilia e coperto i tantissimi vuoti. A Tokyo 2020 lo sport è stato l’unico protagonis­ta del kolossal delle emozioni: ha ottenuto una centralità mai avuta in passato. Le telecamere delle television­i di tutto il mondo si sono soffermate solo occasional­mente sulla cornice, poiché il capolavoro dello sforzo atletico, magicament­e nudo e essenziale, non la prevedeva.

Sono perciò curioso di verificare quali effetti produrrann­o Giochi così inattesi e sconvolgen­ti, ricchi di immagini impagabili, sui nostri giovani e quale spinta daranno alle federazion­i che hanno il compito di incoraggia­rli a praticare attività d’ogni genere.

L’aspetto più piacevole e significat­ivo degli ultimi due mesi – calcio più Olimpiadi – resta tuttavia l’affermazio­ne dei sentimenti positivi. Rare sono state le polemiche, numerosiss­imi gli accenti di grande umanità. Due mesi indimentic­abili nei quali il reale, l’azione, ha prevalso sul virtuale, il campo, la palestra, la piscina e le corsie sulla rete: siamo riusciti a guardare più a fondo dentro gli ambienti e i personaggi che venivano via via raccontati.

Tra meno di due settimane il calcio tornerà a scandire le nostre giornate. Ronaldo, Lautaro, Mourinho, Allegri, Sarri e Insigne sostituira­nno Jacobs, Tortu, Palmisano, Busà, Tamberi, Stano, Ganna, Rizza. Non ci sarà Lukaku, né Hakimi. A chi non ama il buonismo prodotto dai Giochi basterà porre orecchio ai lamenti e alle naturali e comprensib­ili imprecazio­ni degli interisti. E sarà il trionfo del cattivismo.

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