Ma i sacrifici potrebbero non finire qui
Definita la cessione di Lukaku, i tifosi sperano che le uscite siano finite e che la rinuncia ai due pezzi più pregiati della squadra consenta alla dirigenza di sistemare i conti. Gli ottimisti si spingono a stimare budget per il mercato in entrata, ipotizzando chi potrebbe colmare il vuoto lasciato da Hakimi e dal belga. Vediamo quali aspettative sono però realistiche.
Da Lukaku l’Inter dovrebbe ricavare 115 milioni, meno varie percentuali spettanti a diversi club. Da Hakimi 68, più 4 di bonus. La plusvalenza (90-100 milioni) che il club iscriverà nel 2021/22 rivitalizzerà il conto economico ma - essendo soprattutto finanziaria la crisi che ha attraversato l’Inter - bisogna guardare soprattutto alla cassa, analizzando l’equilibrio entrate-uscite. Nella stagione conclusa, la gestione nerazzurra ha beneficiato di due apporti straordinari di liquidità: la vendita di Icardi al Psg per 50 milioni (incassati a giugno 2020) e 67 milioni netti dal collocamento di un bond. Con 117 milioni di liquidità extra, l’Inter ha faticato a pagare gli stipendi rincorrendone le scadenze per tutta la stagione (falcidiata dall’azzeramento del botteghino da cui ne ricavava, annualmente, circa 46). È quindi diventata necessaria la terza entrata non ordinaria: 50 milioni che Zhang ha attinto dal famoso prestito Oaktree. L’Inter ha così coperto lo sbilancio della gestione ordinaria con 167 milioni di entrate straordinarie. Dalle due cessioni illustri arriveranno ora 173 milioni, da cui sottrarre i 13 che l’Inter verserà allo Standard per riscattare Vanheusden (16, meno 3 che i belgi dovevano ai nerazzurri). Basteranno 160 milioni per coprire il disavanzo 2021/22?
In teoria sì perché la partenza di Hakimi e Lukaku abbassa il monte ingaggi di 20 milioni (si dovrà però aggiungervi lo stipendio lordo dei sostituti) e perché dagli stadi riaperti si può recuperare parte degli incassi perduti, diciamo 30 milioni. Per il resto, il costo della rosa 2021/22 pare pressoché invariato: il risparmio dello stipendio di Conte (24 milioni) sarà assorbito dalla buonuscita (15) e da Inzaghi (7) mentre Calhanoglu costerà più o meno quanto Eriksen, se lo stipendio del danese sarà assorbito dai fondi Fifa. Qualcuno è stato ritoccato al ribasso (Ranocchia, D’Ambrosio, Kolarov) ma Bastoni prolungato al rialzo mentre resta aperta la questione Lautaro. Pirelli è stato rimpiazzato a cifre simili da Socios e l’aggiunta del logo Lenovo sul retro-maglia porterà 3 milioni. Forse 5 dall’eventuale sponsor di manica.
Nulla, insomma, che modifichi gli ordini di grandezza. Il management potrebbe condurre la stagione senza apporti dell’azionista, rivelatisi quest’anno farraginosi perché legati ad ardite acrobazie finanziarie, disponendo (sulla carta) di un avanzo da 40 milioni da investire magari per rimpiazzare i due campioni. Ciò lascerebbe però scarse riserve di cassa per la stagione 22/23 in cui non sarà facile ricavare altri 170 milioni da due sole cessioni.
Per valutare l’impatto finanziario reale bisogna poi contare i debiti (50 milioni) che l’Inter dovrà onorare con lo United per Lukaku e col Real (30) per Hakimi. Se potrà affrontarli certamente con le dilazioni previste dai contratti, d’altro canto anche il Chelsea dovrebbe pagare Lukaku a rate. Forse anche il Psg Hakimi. Con questi elementi, l’avanzo di cassa 2021/22 scenderebbe a 25-28 milioni: pochi per sognare acquisti importanti. La palla passa allora a Zhang: bisogna capire se potrà (e vorrà) impegnarsi a preservare la competitività tecnica dell’Inter ma, in assenza di interventi dell’azionista, il mercato in uscita potrebbe non essere finito e altre occasioni per cedere pezzi importanti sarebbero da cogliere.