Corriere dello Sport

Edin, l’attaccante con la valigia

Chelsea, Inter e Juventus: quante volte il bosniaco sul piede di partenza

- Di Andrea Antonioli

Sembrava che, almeno per un anno, ci potessimo risparmiar­e la telenovela Dzeko. Gli stessi Tiago Pinto e Mourinho si erano espressi: il primo a parole («Dzeko è felice, motivato, ha un rapporto speciale con il mister. Ci aspettiamo possa essere molto importante per questa stagione»), il secondo a gesti (fascia di capitano, investitur­a silenziosa e “ritorno al centro del progetto”). Addirittur­a il bosniaco era sceso in campo, dialettica­mente, un paio di settimane fa: «Sono stanco di parlare di Dzeko, io penso solo alla Roma e nient’altro». Talmente tante se ne erano dette, su Dzeko, che lui stesso doveva parlare di sé in terza persona, quasi come si trattasse di qualcun’altro.

DE JA VU. Discorso chiuso dunque? Neanche per sogno. Il calciomerc­ato trova sempre le sue strade e, se non tutte portano a Roma, certamente tutte portano a Dzeko; ancora e ancora, in un eterno ritorno dell’uguale e del banale. La trama è sempre quella: la valigia pronta, spesso anche chiusa, e poi puntualmen­te disfatta. La prima volta nel gennaio 2018 quando il passaggio al Chelsea di Antonio Conte sembrava concluso: la telefonata del tecnico salentino, il contratto pronto da 7 mln annui, l’ultima partita da giocare contro la Sampdoria e poi l’addio. Lo stesso Di Francesco si era arreso: «finché è un nostro giocatore deve giocare», e però «non si tratta di essere d’accordo, ci sono situazioni in cui come allenatore non posso mettere becco». Insomma, una dichiarazi­one di cessione ufficiosa. Poi l’inaspettat­o ribaltone, proprio come accaduto nell’estate 2019: sempre Conte a chiamarlo, stavolta all’ombra della Madunina. Tutti ad aspettare una fumata nerazzurra che non arriverà mai. Per concludere, e forse questa è l’occasione in cui i tifosi della Roma più si erano rassegnati, la trattativa con la Juventus dell’estate 2020. Sfumato Luis Suarez, il bosniaco diventa l’obiettivo numero 1 di Paratici, e senza troppa fatica si trova l’accordo su cartellino ed ingaggio. Di più, stavolta Edin non ha neanche diritto all’ultima partita: all’esordio stagionale a Verona non viene neppure schierato, mentre a Trigoria è già atteso Milik. Sarà il mancato accordo con il polacco, come confessato poi dall’agente di Dzeko, a far saltare tutto.

SLIDING DOORS. Insomma, la permanenza del centravant­i si è spesso giocata sui dettagli, su quelle che gli anglofili chiamano “sliding doors”: una volta gli incastri, un’altra l’affetto per Roma, un’altra ancora la volontà di Amra. Fatto sta che Edin è nella capitale da sei stagioni, e se spesso ha pensato all’addio è anche perché si è trovato in una formazione smontata negli anni pezzo per pezzo e non riassembla­ta nel migliore dei modi; d’altronde la squadra messa su da Sabatini, che partiva per giocarsi lo scudetto e raggiungev­a la semifinale di Champions, non era certo quella degli ultimi anni, di Monchi, del quarto posto come obiettivo massimo e spesso non centrato. Infine il litigio con Fonseca e la fascia di capitano tanto sudata quanto revocata: ci fosse oggi il portoghese “sbagliato”, Edin già sarebbe altrove. A ribaltare il tavolo ci hanno però pensato i Friedkin: José Mourinho a Roma, che riconsegna al 9 oneri e onori. Un altro anno insieme e finalmente niente calciomerc­ato. Sembravano tutti d’accordo, fino alla cessione di Lukaku. Pronti a salire di nuovo sulla giostra?

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GETTY Edin Dzeko, 35 anni, bosniaco

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