Al Camp Nou c’è Messi ma non gioca
Leo dirà la sua sulla rottura e l’addio al Barcellona. Trapela dal suo entourage che sarebbe infastidito dalle voci sul sì al Psg
Metabolizzato lo shock, prende la parola Messi. La Pulce oggi romperà finalmente l’ostinato silenzio per dire la sua sull’inaspettato, quanto repentino adios al club e alla città in cui ha trascorso gli ultimi vent’anni abbandonati e si è costruito una famiglia, seppur dal forte accento di Rosario. Lo farà in tarda mattinata, nel medesimo Auditori 1899, all’interno del recinto del Camp Nou, in cui il presidente Laporta ha spiegato la rottura forzata tra il Mes que un Club e la sua creatura più talentuosa e più redditizia, sia in quanto a conquiste di titoli (35 in 17 stagioni in prima squadra) che di sponsorizzazioni, puntando il dito sulla calamitosa gestione del predecessore Bartomeu - 1 miliardo e 173 milioni di debiti e un monte salari sportivo che pesa per il 110% sul bilancio, che ora scenderebbe al 90% dopo la fine della relazione con Leo - e sull’intransigenza del numero uno della Legacalcio, Javier Tebas, che non ha voluto saperne di fare sconti sulla questione salary cap senza avere in cambio il sì del club catalano all’accordo con il fondo d’investimento CVC. Solo carezze presidenziali, invece, per il 6 volte Pallone d’Oro e per il papà-procuratore Jorge, che avrebbero fatto di tutto e di più per venire incontro alla società e trovare la formula per prolungare di almeno un biennio la relazione del fuoriclasse col club della vita.
ANCHE I RICCHI PIANGONO. L’estate scorsa, più o meno di questi tempi, Messi inviava il famoso burofax per mettere nero su bianco la sua intenzione di cambiare aria di fronte alle promesse non mantenute dallo sciagurato Bartomeu. Tra le lacrime dei figlioletti, che non volevano saperne di abbandonare la rassicurante dimora di Castelldefels, Leo tornò a più miti consigli e decise di non cambiar aria. Quest’anno, invece, la Pulce era rientrato dalle ferie seguite all’anelato trionfo in Coppa America con l’Argentina con la certezza di sottoscrivere un rinnovo annunciato da tempo, e invece tocca cambiare aria davvero. E, a quanto sembra, sono di nuovo lacrime in casa, ma stavolta, salvo sorprese maiuscole, non ci saranno margini per tornare indietro. E, così, il tutt’altro che eloquente 6 volte Pallone d’Oro dovrà presentarsi davanti ai cronisti per inviare un messaggio di congedo, o magari solo di un arrivederci ad un futuro in cui ricoprirà un ruolo dirigenziale - ma poco cambia per gli inconsolabili tifosi blaugrana - in cui dovrà soppesare le parole per non ferire nessuno.
SENZA FRETTA. Le voci che lo vedrebbero già d’accordo col Paris Saint Germain, infatti, non sarebbero piaciute affatto a Leo, che attraverso il suo entourage avrebbe fatto sapere di non aver ricevuto ancora nessuna offerta da nessun club. E non è stato gradito neppure il cinguettio via twitter in cui Khalifah Bin Hamad Al Thani, legato da uno stretto vincolo familiare all’emiro Tamim Bin Hamad, proprietario del club francese, ha parlato di accordo già trovato e di imminente ufficializzazione. C’è chi parla di una Torre Eiffel allestita già per martedì prossimo per la presentazione della Pulce, che avrebbe detto sì a un biennale da 40 milioni l’anno, con l’opzione per un’ulteriore stagione. Il diretto interessato, però, non pare propenso a posare così presto con una nuova casacca, in segno di rispetto verso il club che lascia. Vuol concedere ai vecchi tifosi un minimo di giorni per elaborare il lutto e, chissà, per avere anche il tempo di ascoltare altre proposte, a cominciare da quella di Roman Abramovic, che si starebbe scervellando per convincere l’erede di Maradona a trasferirsi nell’esclusivo quartiere londinese di Chelsea. Meglio fare le cose con calma.
L’argentino vorrebbe aspettare anche in segno di rispetto ai tifosi blaugrana