«Così è nata l’Italia che ha stupito»
DALL’INVIATO A TOKYO - Carlo Mornati, segretario generale del Coni, è anche il capo missione dell’Italia a Tokyo. Ex canottiere, è stato argento ai Giochi di Sydney nel 2000 con il 4 senza. C’è molto della sua visione e delle sue idee nel successo della spedizione italiana. Nato non all’improvviso ma grazie a un lavoro di anni, poi adattato alle esigenze del Covid. «Per noi Tokyo è un punto di arrivo di un processo di rinnovamento partito nel 2014 centralizzando tutta la preparazione olimpica e ringrazio il presidente Malagò che ci ha dato carta bianca. L’idea è stata quella di portare i centri di preparazione olimpica sotto il controllo dell’Istituto di Scienza dello Sport del Coni».
QUARTIER GENERALE. A Tokyo, la scelta dell’Università di Waseda, a Tokorozawa, come quartier generale dell’Italia è stata vincente. Proprio mentre molti Paesi, a causa del Covid, hanno disdetto le sedi di allenamento preolimpiche, l’Italia è andata nella direzione opposta, confermando un percorso avviato addirittura nel 2017: «Abbiamo replicato in Giappone quanto fatto in Italia, creando una zona di “decompressione” che ha fatto la differenza. Al villaggio olimpico, soprattutto all’inizio, ci sono state grandissime difficoltà organizzative legate ai protocolli e alle procedure anticovid. Dare la possibilità agli atleti di arrivare in Giappone e poter continuare a lavorare in serenità, senza stress aggiuntivi, è stato decisivo. Ora possiamo dire che dietro ogni medaglia italiana c’è una piccola particella del Coni».
Una grande parte del lavoro è stata fatta anche in Italia, in pieno Covid: «Di questo bisogna ringraziare anche il Governo: fatta eccezione per il primo mese di lockdown, la preparazione di alto livello non ha subìto battute d’arresto e gli atleti hanno potuto allenarsi in ambienti sicuri, così come sicuro era l’ambiente di Tokorozawa».
FUTURO. Da una parte gli sviluppi politici: «La speranza - ha proseguito Mornati - è che, visti i nuovi decreti con gli asset passati definitivamente al Coni, ora si possa fare tutto in maniera più facile». Dall’altra i Giochi invernali di Pechino, nel 2022. Praticamente dietro l’angolo: «In questo caso è molto complicato perché la Cina è chiusa, non solo per noi ma per tutti. Sarà molto difficile replicare il modello che abbiamo portato qui. Spero che da qui in avanti le regole di ingaggio possano cambiare. Se restano queste, in Cina non va nessuno».
PROIEZIONI. Le 39 medaglie sono il record di sempre: «In realtà le nostre previsioni ci portavano a 46 podi, ma c'è sempre un 25% di dispersione e a noi bastava arrivare a 30. Regalano tutte la stessa carica emotiva, ma se vinci i 100 metri è diverso. Se nessuno lo aveva mai fatto prima, qualcosa vorrà dire».
«Il nuovo record di medaglie? Ce ne bastavano 30... Che emozione Jacobs!»