Malcom di corsa per il gol della gloria che fa piangere il “vecchio” Dani Alves
L’ex Juventus a 38 anni si commuove come al primo titolo (ne ha vinti 44!)
Il Brasile danza sull’Olimpo a ritmo di samba. A cinque anni dal trionfo di Rio, un Paese intero balla sul podio a cinque cerchi con i suoi ragazzi fenomenali, maestri della tecnica e un po’ indisciplinati tatticamente come i loro migliori antenati. È fantasia al potere, quella carioca. E genera emozioni: basta guardare Dani Alves (38 anni, lui sì un vecchietto) piangere di gioia per la medaglia forse più importante di una carriera costellata da 44 titoli. La Selecao è campione olimpica grazie al successo per 2-1 contro la Spagna, maturato ai supplementari.
LA VITTORIA DI JARDINE. Equilibrio, gambe bloccate e paura di scoprirsi: altro che “Amichiadi”, a Tokyo 2020 è stato calcio vero dalla prima all'ultima partita. Ha vinto André Jardine, astro nascente della panchina, scartato a 15 anni dalle giovanili del Gremio, ex studente di ingegneria civile e amico di Ronaldinho, al quale aveva promesso il titolo dopo il fallimento della spedizione carioca a Sydney 2000 che aveva proprio in Dinho la sua stella. Jardine ha scelto i tre fuoBrasile ri quota nelle retrovie: il portiere Santos (31 anni), il difensore Diego Carlos (28 anni) e il terzino Dani Alves. Dalla trequarti in su, invece, l'esperienza lascia spazio all'imprevedibilità. E in finale succede proprio che Claudinho, Cunha, Antony e Richarlison facciano impazzire la Spagna, stesa poi da un gol di Malcom (lo ricorderete: nel 2018 scatenò un incidente diplomatico tra Roma e Barcellona) al minuto 108.
PARTITA. Al fischio d'inizio sono le 13.30 in Italia e il ritmo delle squadre concilia col riposino. Le uniche emozioni della prima mezz’ora le regala la Spagna quando pasticcia nell'uscita dal basso, aprendo il campo ai velocisti brasiliani. Ma la Roja è squadra vera e, infatti, più di mezza formazione (Simon, Garcia, Pau Torres, Pedri, Olmo e Oyarzabal) formava l’ossatura della Nazionale di Euro 2020. Anche a Yokohama, come nella semifinale di Wembley con l'Italia, non c’è traccia del centravanti: è la coppia di folletti Olmo-Oyarzabal a far tremare il Brasile.
Al minuto 34 la scintilla: Simon esce dai pali e travolge Cunha. Var e rigore. Sul dischetto va il miglior marcatore del torneo, Richarlison (5 centri), che però spara alto sopra la traversa. Al fotofinish del primo tempo ecco il vantaggio: Alves crossa, Cunha sposta Pau con il fisico e scarica un tiro all’angolino per l'1-0.
Vantaggio di Cunha, Oyarzabal pareggia La vittoria ai tempi supplementari
GLORIA. La Spagna cresce nella ripresa e pareggia al 16’ della ripresa con un’azione splendida in cui toccano il pallone tutti, chiusa con un tiro al volo di Oyarzabal. Il ha un paio di opportunità, ma sono Pedri (73ª presenza stagionale!) e compagni ad avvicinarsi al gol con due legni in 5 minuti. Si va ai supplementari e de la Fuente, al 24' 1ts, rinuncia al falso nueve per inserire il centravanti Mir: da quel momento in poi, la Spagna non crea più gioco. E i ragazzi di Jardine si prendono l'oro in contropiede: l’esterno dell’Ajax, Antony, apre il campo per Malcom che in velocità taglia davanti a un frastornato Vallejo; per il brasiliano, solo davanti a Simon, la rete della gloria è un gioco da ragazzi.