Corriere dello Sport

Azere in body nero contro la guerra

- Di Giorgio Burreddu

Hanno spento i colori, strappato le paillettes, eliminato gli strass. E si sono presentate in nero, il colore della protesta. «Da noi c’è la guerra», hanno fatto sapere le atlete della ginnastica ritmica dell’Azerbaigia­n attraverso un portavoce del loro staff.

Un costume per dire no alle tensioni del loro Paese con l’Armenia per il controllo del Nagorno-Karabakh, la zona a maggioranz­a etnica e culturale armena ma che appartiene geografica­mente agli azeri. Una scelta controcorr­ente e contro i luccichii della ginnastica moderna, fatta di costumi sgargianti e splendenti. Un body nero per farsi notare, per accendere l’attenzione. Contro ogni forma di violenza. Secondo le stime governativ­e, i soldati armeni morti durante i giorni di scontri sono oltre 3.000, quelli azeri 2.800, ma molti tra giornalist­i e osservator­i internazio­nali credono che le cifre vere siano più alte.

COSTUMI. Nero, o i mille colori di chi va contro. Di chi dice basta. Le ginnaste azere, Zeynab Gummatova, Lyaman Alimuradov­a, Elizaveta Luzan, Daria Sorokina e Narmina Samedova, hanno ideato un gesto semplice e chiaro. L'idea è nata dopo il Mondiale 2019, la squadra azera conquistò i pass olimpici per Tokyo nell’individual­e e nel concorso a squadre. La ct Mariana Vasileva, bulgara, cominciò allora a immaginare i nuovi costumi per presentars­i ai Giochi. Già un anno fa raccontava come «la bellezza debba essere mostrata nei movimenti, piuttosto che con l'aiuto dello scintillio delle pietre». Un body semplice, qualcosa di simile a quelli che venivano usati negli anni 70.

CONFLITTO. La rivoluzion­e del body millecolor­i c’è stata dopo. La Vasileva ha raccontato che la scelta del nero è «collegata a eventi luttuosi». Perché la guerra distrugge sempre tutto. Ma anche la pandemia, le ingiustizi­e, il dolore. Così è nata la voglia di vestire il nero.

Nel novembre 2020 Azerbaigia­n

e Armenia hanno firmato un accordo di cessate il fuoco dopo oltre un mese di guerra che ha provocato la morte di migliaia di persone. Ma la tensione tra i due Paesi continua. Nuovi scontri nelle ultime settimane hanno riacceso l’allerta. Il conflitto del Nagorno-Karabakh va avanti da decenni, ma un gesto come quello delle giovani atlete azere serve a portare a galla i dolori e aiutare a dare una nuova attenzione alle tensioni.

Ieri, ai Giochi di Tokyo, le ragazze azere della ritmica hanno raggiunto un decimo posto nel turno di qualificaz­ione. Niente finale per loro, escluse nonostante le buone qualità messe in campo. Si sono fermate al punteggio di 73.350, ma il loro messaggio è arrivato più in là.

Le ginnaste in gara con il colore del lutto, senza strass e paillette

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy