Azere in body nero contro la guerra
Hanno spento i colori, strappato le paillettes, eliminato gli strass. E si sono presentate in nero, il colore della protesta. «Da noi c’è la guerra», hanno fatto sapere le atlete della ginnastica ritmica dell’Azerbaigian attraverso un portavoce del loro staff.
Un costume per dire no alle tensioni del loro Paese con l’Armenia per il controllo del Nagorno-Karabakh, la zona a maggioranza etnica e culturale armena ma che appartiene geograficamente agli azeri. Una scelta controcorrente e contro i luccichii della ginnastica moderna, fatta di costumi sgargianti e splendenti. Un body nero per farsi notare, per accendere l’attenzione. Contro ogni forma di violenza. Secondo le stime governative, i soldati armeni morti durante i giorni di scontri sono oltre 3.000, quelli azeri 2.800, ma molti tra giornalisti e osservatori internazionali credono che le cifre vere siano più alte.
COSTUMI. Nero, o i mille colori di chi va contro. Di chi dice basta. Le ginnaste azere, Zeynab Gummatova, Lyaman Alimuradova, Elizaveta Luzan, Daria Sorokina e Narmina Samedova, hanno ideato un gesto semplice e chiaro. L'idea è nata dopo il Mondiale 2019, la squadra azera conquistò i pass olimpici per Tokyo nell’individuale e nel concorso a squadre. La ct Mariana Vasileva, bulgara, cominciò allora a immaginare i nuovi costumi per presentarsi ai Giochi. Già un anno fa raccontava come «la bellezza debba essere mostrata nei movimenti, piuttosto che con l'aiuto dello scintillio delle pietre». Un body semplice, qualcosa di simile a quelli che venivano usati negli anni 70.
CONFLITTO. La rivoluzione del body millecolori c’è stata dopo. La Vasileva ha raccontato che la scelta del nero è «collegata a eventi luttuosi». Perché la guerra distrugge sempre tutto. Ma anche la pandemia, le ingiustizie, il dolore. Così è nata la voglia di vestire il nero.
Nel novembre 2020 Azerbaigian
e Armenia hanno firmato un accordo di cessate il fuoco dopo oltre un mese di guerra che ha provocato la morte di migliaia di persone. Ma la tensione tra i due Paesi continua. Nuovi scontri nelle ultime settimane hanno riacceso l’allerta. Il conflitto del Nagorno-Karabakh va avanti da decenni, ma un gesto come quello delle giovani atlete azere serve a portare a galla i dolori e aiutare a dare una nuova attenzione alle tensioni.
Ieri, ai Giochi di Tokyo, le ragazze azere della ritmica hanno raggiunto un decimo posto nel turno di qualificazione. Niente finale per loro, escluse nonostante le buone qualità messe in campo. Si sono fermate al punteggio di 73.350, ma il loro messaggio è arrivato più in là.
Le ginnaste in gara con il colore del lutto, senza strass e paillette