Conyedo, bronzo timido «Ora un’amatriciana»
«Adoro la pasta e il romanesco» Nato a Cuba, per lui il tifo di Chamizo
L’Italia dei record continua a scrivere nuove pagine da primato all’Olimpiade di Tokyo. All’appello mancava la lotta libera e così dal Makuhari Messe arriva la medaglia numero 39 della spedizione azzurra in Giappone, ottenuta in 18 discipline differenti (battendo il precedente primato di Atene 2004 con 17). Il merito è di Abraham Conyedo, che ha superato prima il canadese Jordan Steen per 4-2 nella prima sfida dei ripescaggi e ha poi sconfitto il turco Suleyman Karadeniz nell’incontro per il bronzo della categoria 97 kg, rimontando uno svantaggio di 0-2 e imponendosi per 6-2. E pensare che il ventisettenne lottatore di origini cubane si era qualificato ai Giochi giapponesi all’ultima occasione possibile, tramite il torneo preolimpico di Sofia dello scorso maggio. Un gigante buono, quasi timido quando si tratta di rilasciare un’intervista, ma di una simpatia che conquista. «Dopo aver capito di aver fatto medaglia olimpica per il bronzo, mi sentivo come in un sogno, nella gloria. Il momento più bello è stato appena terminato l’incontro, perché il mio avversario mi aveva battuto l’anno scorso - comincia a raccontare ogni atleta si allena per anni per ottenere questo risultato e devo dire che il 7 agosto è ora il mio giorno preferito, me lo segnerò sul calendario». A caricarlo c’era il compagno di squadra Frank Chamizo che, dopo aver perso venerdì la possibilità di mettersi al collo il secondo bronzo in carriera dopo quello di Rio 2016, ha fatto un tifo sfegatato per Abraham, che ringrazia: «Mi ha motivato e mi ha aiutato condividendo le sue esperienze».
DAI CARAIBI. Entrambi hanno lasciato l’isola caraibica per sposare l’azzurro. Il ventisettenne portacolori dell’Esercito ha ottenuto la cittadinanza italiana per meriti sportivi nel dicembre 2019, grazie alla proposta del ministro degli Interni Luciana Lamorgese. Undici anni dopo aver vinto l’oro ai Giochi Olimpici di Singapore con Cuba, Abraham può godersi il podio tra i grandi tutto a tinte azzurre. «Sono arrivato in Italia per piacere, è un Paese che mi diverte perché è come se fosse l’Europa latina, si ascolta anche il reggaeton, la musica cubana. Poi, la lingua è simile allo spagnolo - racconta - sto migliorando con la lingua e il cibo italiano mi piace tanto, ma soprattutto la storia del nostro Paese. Poi Roma è una cosa pazzesca, la adoro. Non so ancora parlare molto bene in “romanaccio” (scoppia in una risata; ndr), ma mi piace molto ascoltarlo, davvero». La nostalgia però c’è sempre: «Mi manca la mia famiglia, perché è lì a Cuba. Ho due fratelli più piccoli, Franco di 10 anni e poi Arianne di 17. Loro non fanno lotta perché, vedendo come sono ridotte le mie orecchie, mi han detto che preferivano altro». La dedica è per colei che gli ha dato la vita: «Mia mamma mi segue sempre col cuore, ovunque combatta e prega per me. Quando l’ho chiamata dopo l’incontro, era più emozionata di me. Non vedo l’ora di abbracciarla. La invito a Roma e ci mangiamo un bel piatto di bucatini all’amatriciana».