Corriere dello Sport

«La mia Olimpiade chiuso in uno stanzino»

«Videosorve­gliato, non potevo uscire, mangiavo riso. Non ho avuto neanche la forza di piangere. La medaglia? Grazie, ma non è mia»

- Di Paolo de Laurentiis

Rosetti è stato prelevato la mattina della gara a colazione. Mentre faceva il tampone, la sua barca scendeva in acqua. Ieri è tornato e si racconta

«Trasformat­e in ore cinque anni di allenament­i». Fatto: sono 43.800. «Ecco, me ne mancavano solo tre per coronare il sogno della medaglia olimpica. Invece sono venuti a prendermi mentre stavo facendo colazione, mi hanno chiamato e chiuso in uno stanzino per fare un ulteriore tampone: sono rimasto lì in attesa del risultato che è arrivato mentre la mia gara stava per partire. Se anche fossi stato negativo non avrei mai fatto in tempo. Mi hanno trasferito al Covid hotel così: in calzoncini e maglietta, non ho potuto neanche fare una borsa. Mi hanno portato tutto dopo».

Bruno Rosetti, canottiere, 32 anni, è in attesa di imbarcarsi sul volo per Italia. Positivo al Covid a poche ore dalla finale del “quattro senza” che poi sarà di bronzo, solo ieri dopo un tampone negativo, ha avuto il via libera per uscire e tornare a casa. Il Coni si è battuto con successo per far avere anche a lui la medaglia vinta dal resto del suo equipaggio, con l’aggiunta di Marco Di Costanzo. «Un gesto bellissimo, sono veramente grato a Malagò che me l’ha fatta avere, ma materialme­nte non me l’hanno ancora consegnata. Però io la gara non l’ho fatta, è una medaglia che non sento mia».

Spirito libero, aveva abbandonat­o lo sport per lavorare in giro per il mondo: quattro anni su una piattaform­a petrolifer­a in Kazakistan, poi l’Australia dove ha fatto di tutto, compreso raccoglier­e la frutta nei campi. Il richiamo dei Giochi lo ha “costretto” a tornare, fare i conti di nuovo con la fatica. Anni di sudore bruciati da un tampone. Vaccinato con Moderna, totalmente asintomati­co («Mai avuto più di 36,8») la sua Olimpiade è stata un incubo.

Quanti eravate nel Covid hotel? «Una trentina, ricordo le lacrime dell’allenatric­e della squadra di nuoto sincronizz­ato greca che ha contagiato tutto il gruppo: ha pianto per tre giorni. Io ho legato soprattutt­o con Sam Kendricks, l’americano campione del mondo di salto con l’asta».

Contatti con l’esterno?

«Non potevamo uscire dalla stanza. Oddio, stanza… direi più simile alla cabina di un traghetto. Sempre videosorve­gliati, quando i primi giorni sono uscito per fare due passi in un corridoio sono stato subito richiamato. Ma potevamo andare a prendere da mangiare tre volte al giorno: ci avvisavano con l’altoparlan­te tra le otto e le nove, le dodici e le tredici, le diciotto e le diciannove».

Legarevist­eintv,unostillic­idio. «Ho seguito tutto, dalle otto di mattina alle dieci di sera. L’atletica soprattutt­o: penso sia lo sport più bello in assoluto. Parlando di canottaggi­o, mi ha esaltato la vittoria delle ragazze».

Il contagio come può essere avvenuto?

«Non me lo spiego, l’unica cosa che posso immaginare è nei trasferime­nti tra il villaggio e il campo di gara. I soli momenti in cui siamo entrati in contatto con atleti di altre nazioni»

La prima reazione dopo la notizia della positività?

«Non ho avuto neanche la forza di piangere»

Il cibo era buono? «Una ciotola di riso oppure un po’ di pasta. Tre volte al giorno, sempre le stesse cose»

C’era da impazzire.

«All’inizio è stato difficile ma poi mi sono messo l’animo in pace: nessuno poteva fare nulla. Dalla prima positività ho dovuto aspettare sei giorni perché le loro regole sono queste. Da lì un tampone al giorno fino a ieri (lunedì, ndr) quando sono risultato negativo. Sono comunque rimasto sempre in contatto con il Coni e con la Federazion­e ».

Anche col resto dell’equipaggio?

«Sì, mi sono stati tutti molto vicini e ho anche parlato con Di Costanzo, che ha preso il mio posto. Ma solo dopo la gara».

Cosa vi siete detti?

«Gli ho fatto i compliment­i e lui mi ha detto che quella medaglia è anche mia ma io so che non è così».

Cosa resta dopo un’Olimpiade del genere?

«Dovrei dire solo un bruttissim­o ricordo ma la gentilezza dei giapponesi, a volte quasi esagerata, mi ha colpito. Forse anche per questo l’ho presa con un po’ di filosofia zen. Le cose sono due: o dai i pugni contro il muro e fai la figura del coglione, o aspetti».

62 tatuaggi sul corpo, il 63º dovevano essere i cerchi olimpici. «Cinque anni fa, avevo detto che li avrei fatti anche se avessi fatto soltanto la riserva. Ora ho cambiato idea».

C’è sempre Parigi 2024, il posticipo di Tokyo al 2021 ha ridotto la finestra a soli tre anni.

«Non sono “solo” tre anni ma “ancora” tre anni. Di lavoro, di allenament­i. Per come sto adesso, non so se me la sentirò. Se mollassi me ne andrei in Australia ma ci penserò dopo le vacanze».

Dove?

«A Lanzarote, dovevo essere lì da ieri. Arriverò con due giorni di ritardo».

«Ho visto tutto in tv Parigi? Non so se ce la faccio. Ora voglio solo mare e piadina»

La prima cosa da fare appena tornato a casa?

«Mangio una piadina, faccio una corsa e mi tuffo al mare».

 ?? GETTY ?? Bruno Rosetti, 33 anni, è stato chiuso nel Covid Hotel a Tokyo. Qui in azione nel 4 senza agli Europei di aprile: Castaldo, Rosetti, Abagnale e Di Costanzo (che lo ha sostituito ai Giochi) Sotto, ieri all’aeroporto
GETTY Bruno Rosetti, 33 anni, è stato chiuso nel Covid Hotel a Tokyo. Qui in azione nel 4 senza agli Europei di aprile: Castaldo, Rosetti, Abagnale e Di Costanzo (che lo ha sostituito ai Giochi) Sotto, ieri all’aeroporto
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