Il Milan graffia la perla è di Diaz Il Cagliari rimonta due gol allo Spezia con Joao Pedro
Vizi e virtù dopo i primi 90 minuti di campionato Hanno vinto tutte tranne la Juve. Ma attenzione: il pari a Udine è figlio delle papere di Szczesny
L’ultima delle aspiranti Prime della Classe, il Milan, ha chiuso, vincendo, lo spezzatino della prima giornata.
Rossoneri consapevoli e uniti nonostante le assenze di Kessie e Ibrahimovic
Nell’Inter non si è vista la mancanza di Conte, Lukaku e Hakimi Dzeko e Calha ben inseriti
Ronaldo non è un caso per i bianconeri: prima che un fuoriclasse è un grande professionista
Nell’Atalanta emerge il pragmatismo, quello di chi si adatta alle peggiori condizioni
Si vede già il lavoro di Spalletti: il Napoli evita gli sbandamenti, tiene e vince
L’ultima delle aspiranti Prime della Classe, il Milan, ha chiuso, vincendo, lo spezzatino della prima giornata. Tutte con tre punti, tranne una. A ognuna riserviamo un aggettivo per descrivere i primi novanta minuti. Un aggettivo e non una sentenza, perché, anche se il calcio vive lo spazio che passa tra una partita e l’altra, adesso è troppo presto per condanne e assoluzioni. E dunque, partiamo dalla fine, dal Milan “compatto” e quindi continuo: sesta partita di campionato senza prendere un gol. Pioli ha assenze importanti, Kessie e Ibrahimovic, ma ha una squadra unita e consapevole. Molto attenta in retroguardia, con un portiere, Maignan, all’altezza della situazione. L’avversario, tra l’altro, la Sampdoria di D’Aversa, era uno dei più ostici tra quelli che hanno incrociato gli esordi delle Sette Sorelle. Tra queste, dunque, c’è una sorella mancante, l’unica senza vittoria. L’aggettivo per la Juventus è “criticata” (eccessivamente, avverbio). È vero, nel secondo tempo a Udine c’è stato un calo fisico/intenzionale, imputabile peraltro al gran caldo e alla differenza di condizione tra i vari interpreti, ma siamo realisti: le occasioni dell’Udinese hanno coinciso con gli attacchi di paperite di Szczesny e sebbene Madama abbia difeso un po’ bassa, ha concesso quasi niente, ha colpito due pali e si è vista annullare un gol di Ronaldo per alcuni millimetri, decisione che ha fatto infuriare anche la combattiva sorella del portoghese. A proposito: esiste un caso Ronaldo? No, perché CR7 è uno straordinario professionista. Arriva presto, finisce tardi e non molla niente. Lo fa per se stesso, ma ci guadagna anche la squadra. Finché resta darà il meglio.
L’Inter avrebbe potuto essere definita “orfana” (di Conte, Hakimi e Lukaku) ma invece è stata “ereditaria”. Simone Inzaghi sta gestendo bene il lascito del tremendismo contiano, con le evidenti correzioni. Squadra diversa, certo, ma c’è un’eredità evidente a cui i nuovi, almeno all’esordio, complice lo sparpagliato Genoa, hanno dimostrato di sapersi adeguare. Dzeko e Calhanoglu sembrano ben inseriti, non solo per le reti che hanno segnato, dettaglio non trascurabile, ma per la loro presenza armonica. A proposito di dettagli rilevanti, si è rivisto l’esubero Vidal, pure lui in gol. Tutti buoni segnali.
Gli stessi arrivati, paradossalmente, considerata la partita ansimante giocata a Torino, dall’Atalanta. Vero, però solo qualche mese fa, una gara come questa, i fondamentalisti giocatori di Gasperini l’avrebbero pareggiata (o addirittura persa). A sir Gasperson la prestazione non è piaciuta («non meritavamo di vincere» dixit), e non piacerà neanche l’aggettivo riservato alla sua squadra: cinica. Preferisce “pratica”? Il risultato è interessante proprio per l’emergere di questo atteggiamento pragmatico, da grande squadra che sa adattarsi alle peggiori condizioni (soprattutto le proprie).
Nella Lazio di Maurizio Sarri abbiamo cercato subito il “sarrismo”. Una certificazione di merito, ma anche una condan
na. Un allenatore non dev’essere per forza ostaggio della sua ideologia. Forse per questo sta cercando di evadere dal 4-3-3. In ogni caso, per ora, l’importante è non perdere i contatti con i parenti stretti e quindi l’aggettivo per la Lazio è “costruttiva”.
La Roma ha un gancio con l’Inter e non solo per la presenza di José Mourinho in panchina, che lasciò l’Italia nel 2010 con il Triplete nerazzurro ed è tornato dopo 11 anni per far sognare i tifosi della “Maggica”. Il gancio riguarda i nuovi: come Cahlanoglu e Dzeko, Abraham e Shomurodov sono apparsi subito in sintonia con il progetto e con i compagni. L’aggettivo che accompagna la prima uscita giallorossa è “solida”. Davanti alla Fiorentina risalente, che aveva pareggiato e aggiunto la parità numerica con l’espulsione di Zaniolo, la Roma dello Specialone non si è disunita, ma ha ragionato, giocato, vinto. Il primo Napoli di Luciano Spalletti è “stabile”. Stare in 10 per un’ora, con l’espulsione del tuo giocatore-vetrina, vedere il tuo campione d’Europa sbagliare un rigore, poteva provocare sbandamenti decisivi. Invece la squadra ha tenuto e ha vinto. Certo, di fronte c’era la matricola Venezia, ma quello che conta è l’atteggiamento. E Spalletti, in questo senso, già lavorato bene.
L’aggettivo migliore per la Roma è: solida La sintonia dei nuovi con il progetto
Il sarrismo e la Lazio? Non deve essere per forza così E lui potrebbe evadere dal 4-3-3