Zaki Anwari i suoi sogni erano come i nostri
In questi giorni è diventato virale il video di Zaki Anwari, il calciatore afghano di 19 anni che, con la speranza di scappare dal nuovo Stato Talebano è morto cadendo dal carrello dell’aereo sul quale aveva cercato di salire. Zaki sarebbe potuto essere un mio compagno di classe, anzi, a dirla tutta tra me e lui non c’era proprio nessuna differenza. Ad entrambi piaceva il calcio e anche se in contesti diversi giocavamo tutti e due, lui era il numero 10 della giovanile afghana mentre io gioco quasi ogni pomeriggio con i miei amici nei campetti di Sanremo. Di fronte a quel puntino che cadeva in mezzo al cielo blu mi sono fermato a pensare. Il gesto di Zaki è diventato immediatamente il simbolo della disperazione di un popolo intero e la sua morte riguarda tutti noi. La scelta di Zaki non è stata solo un momento di disperazione ma l’ultima speranza di un ragazzo che in una settimana ha visto sgretolarsi tutte le certezze che lo avevano accompagnato nel corso della sua vita e che per difendere il suo sogno ha preferito la morte. Io forse un sogno non ce l’ho nemmeno e il futuro mi sembra ancora un roba lontanissima, ma quando succedono cose del genere mi sento quasi in colpa. Forse è questa la differenza tra me e lui. Ma se un ragazzo di 19 anni è costretto ad attaccarsi ad un aereo con la speranza di atterrare in un mondo migliore, dovremmo sentirci un po’ in colpa tutti quanti.
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