Corriere dello Sport

Zaki Anwari i suoi sogni erano come i nostri

- di Giorgio

In questi giorni è diventato virale il video di Zaki Anwari, il calciatore afghano di 19 anni che, con la speranza di scappare dal nuovo Stato Talebano è morto cadendo dal carrello dell’aereo sul quale aveva cercato di salire. Zaki sarebbe potuto essere un mio compagno di classe, anzi, a dirla tutta tra me e lui non c’era proprio nessuna differenza. Ad entrambi piaceva il calcio e anche se in contesti diversi giocavamo tutti e due, lui era il numero 10 della giovanile afghana mentre io gioco quasi ogni pomeriggio con i miei amici nei campetti di Sanremo. Di fronte a quel puntino che cadeva in mezzo al cielo blu mi sono fermato a pensare. Il gesto di Zaki è diventato immediatam­ente il simbolo della disperazio­ne di un popolo intero e la sua morte riguarda tutti noi. La scelta di Zaki non è stata solo un momento di disperazio­ne ma l’ultima speranza di un ragazzo che in una settimana ha visto sgretolars­i tutte le certezze che lo avevano accompagna­to nel corso della sua vita e che per difendere il suo sogno ha preferito la morte. Io forse un sogno non ce l’ho nemmeno e il futuro mi sembra ancora un roba lontanissi­ma, ma quando succedono cose del genere mi sento quasi in colpa. Forse è questa la differenza tra me e lui. Ma se un ragazzo di 19 anni è costretto ad attaccarsi ad un aereo con la speranza di atterrare in un mondo migliore, dovremmo sentirci un po’ in colpa tutti quanti.

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