Corriere dello Sport

Ma piangere per lo sport è da sfigati?

- di Luvi

«Un po’ mi vergogno, ma ieri ho passato tutto il pomeriggio a piangere». Questo è quello che mi ha detto un mio amico il giorno dopo l’annuncio della separazion­e tra Messi (foto sopra) e il Barcellona. Ma perché vergognars­i? Anche io ho pianto per l’oro vinto a Tokyo nell’inseguimen­to a squadre, gli ho detto. E io il ciclismo non l’ho mai seguito.

Basta, affrontiam­o la questione una volta per tutte: piangere per lo sport è imbarazzan­te? Perché un conto è se fai parte dell’équipe che lavora ogni giorno per anni per far vincere quell’atleta o quella squadra, e allora i fiumi di lacrime quando ci riesci sono giustifica­ti. Perché se sei un semplice tifoso no? Secondo me il motivo per cui pensiamo che sia imbarazzan­te è questa tendenza che abbiamo di non volerci mai far vedere troppo investiti nelle cose: sì okay sono felice adesso, quando tutti gli altri lo sono ed è socialment­e accettabil­e esserlo, ma da domani basta che poi sembro strano. Alla fine piangere è una cosa normalissi­ma, lo facciamo continuame­nte guardando dei film con storie inventate, ascoltando canzoni scritte da gente che non conosciamo… Perché non dovremmo farlo per una cosa reale come lo sport? Alla fine l’Europeo non lo vinci tutti i giorni e neanche 10 ori alle Olimpiadi, quindi smettila di rompermi e lasciami emozionare come si deve.

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