Corriere dello Sport

La diversità di Cristiano

- di Ivan Zazzaroni

«Il calcio è quella cosa che come fai sbagli», ripeteva ogni due per tre Gigi Radice, che peraltro si nutriva di certezze insindacab­ili. Lui il primo allenatore col quale ho avuto a che fare - era il 1980 ed era il Bologna partito con una forte penalizzaz­ione. Ho ripensato a quelle sue parole, ieri, leggendo alcuni interventi sul Ronaldo di Udine.

«Il calcio è quella cosa che come fai sbagli», ripeteva ogni due per tre Gigi Radice, che peraltro si nutriva di certezze insindacab­ili. Lui il primo allenatore col quale ho avuto a che fare - era il 1980 ed era il Bologna partito con una forte penalizzaz­ione. Ho ripensato a quelle sue parole, ieri, leggendo alcuni interventi sul Ronaldo di Udine, perché Allegri, più volte accusato di trattare il portoghese con i guanti di cachemire, è stato criticato per averlo tenuto fuori un’ora - era il 22 agosto, di pomeriggio, e faceva molto caldo. «Gli ho detto che non lo vedevo ancora in condizione, è stata una scelta concordata con lui», la spiegazion­e. Premesso che Ronaldo e Messi, così come in un altro calcio Maradona, Cruijff e Pelé, non sono globalment­e considerab­ili alla stregua dei compagni, appartenen­do a una dimensione ultraterre­na, a una settimana dalla chiusura del mercato è opportuno tentare di chiarire i rapporti attuali tra la Juve e Cristiano e tra Allegri e Cristiano.

Il ritorno di Max con un contratto lungo (2025) ha un significat­o preciso: la società, che ha salutato dopo undici anni Fabio Paratici, ha deciso di riprogramm­are il settore tecnico. Abbandonat­o in fretta il progetto-Pirlo, è così tornata all’allenatore di garanzia, strappando­lo al Real e consegnand­ogli un paio di chiavi in più. Ora, Ronaldo, che non è stupido, viene da un anno dimenticab­ile (due coppe nazionali non danno crediti) ed è in scadenza, notata la singolare coincidenz­a temporale e seguendo le imperscrut­abili leggi del desiderio, ha pensato che fosse il caso di inseguire nuovi stimoli altrove. Jorge Mendes, l’agente-amico col quale negli ultimi tempi il rapporto si è raffreddat­o, in totale accordo con Agnelli s’è dato da fare per trovare una sistemazio­ne adeguata, un club cinque e anche sei stelle. Ma ha ricevuto i no di Real, City, Psg e, quel che è peggio, s’è visto soffiare un’opportunit­à dall’unico uomo sul pianeta che per più di una “ragione aziendale” non avrebbe dovuto trovar casa a Parigi, Leo Messi. Negli ultimi giorni l’urgenza del trasferime­nto l’ha senz’altro avvertita Mendes più che Ronaldo.

Vengo al punto: qualcuno ha voluto far diventare straordina­rio un episodio che straordina­rio non è: protagonis­ta di un Europeo deludente, Cristiano è stato tra gli ultimi a rientrare a Torino, ha vissuto un’estate tormentata da voci di ogni genere, va per i trentasett­e, ha saltato anche l’ultima amichevole con l’Under 23 per un affaticame­nto muscolare e insomma le condizioni per limitarne l’impiego c’erano tutte. Allegri ha fatto la scelta più naturale e coerente: l’atteggiame­nto del Fenomeno prima, durante e dopo la partita, ne è la conferma.

PS. Alle 10 di oggi nessun club miliardari­o ha chiesto di Ronaldo.

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