Ma lo sa Ronaldo che a Udine pareva un Canarino modenese?
Le vecchie care magliette dai colori tradizionali oggi le indossano solo i migranti. Caos cromatico e fakecolors
Caro Cucci, osservando un tizio che passeggiava sul lungomare con la nuova maglia dell’Argentina numero dieci, ho afferrato quest’idea... Il calcio dei tempi andati era orizzontale. I calciatori, bassi e muscolosi, con le gambe arcuate, erano querce guizzanti ben piantate per terra. Le facce mature dei padri di famiglia. Le divise, nella divergenza cromatica tra maglia, pantaloncini e calzettoni erano orizzontali come bandiere. I colori netti, carichi e corposi. I numeri, pieni e quadrati come casseforti, addirittura “in rilievo”, come sculture nel granito. Le scarpe erano nere calamite che obbedivano alla legge di gravità. Solo il pallone, bianco o prevalentemente bianco (il Tango, il Diadora, il Telstar), fluttuava apparentemente leggero. Il calcio di oggi è verticale. I calciatori sono cestisti spilungoni. Le divise monocromatiche ispirano solo verticalità. I colori sfumati e galleggianti. Sublimati e a volte impercettibili. I numeri sono stilettate leggere e fluttuanti verso l’alto. Il gioco nella babele monolinguistica degli allenatori che è uguale ovunque come gli stadi, in un eterno e ondeggiante tikitaka in punta di piedi. Come i calciatori, perfetti statuari e tutti uguali: capello corto, barba e tatuaggi; gli album Panini sono una sfilza infinita di figurine doppie. Le maglie in tessuti sempre più leggeri ed eterei, sono appesantite e tirate verso il basso da patacche, orpelli e innumerevoli sponsor. Per fortuna, in tutta questa perfezione e in tutta questa programmazione, la macchina più perfetta e più programmata di tutte: con le radici ben salde negli anni ‘80, libera e bella, ci redime una farfalla azzurra.
Lorenzo, ti ringrazio: la tua bella lettera mi ha ovviamente rallegrato, e scusa se uso lo stesso gioco di parole che ieri ho dedicato al Conte Max. Molti dicono che ho rimpianti - anche semplicemente cromatici - perché sono vecchio. E io invece me la rido perché questi giovanotti che parlano e scrivono oggi travestiti da competenti spesso non hanno visto nulla, gli è sfuggito non solo Maradona con quella maglia dell’Argentina che fa venire le lacrime agli occhi a chi lo ha visto sul campo battere l’Inghilterra all’Azteca con due gol storici (giusto, sacrosanto precisare, caro Gallo, che con la Var probabilmente ce li saremmo persi) ma anche Rivera con la maglia rossonera, Mazzola con la maglia nerazzurra, Juliano con la maglia azzurra, Bulgarelli in libero elegante rossoblù. A proposito, fammi ringraziare Mihajlovic (o Sabatini, Bigon, magari Saputo) che alla “prima” ha schierato un Bologna in perfetto rossoblù, ché noi ci teniamo alla nostra maglia; pensa che quando 35 anni fa arrivò a Bologna Luis Carniglia reduce dai trionfi di Madrid (una Coppacampioni vinta con il Real ) e pensò a una camiseta portafortuna tipo blancos come seconda maglia fu travolto dalle pernacchie dei tifosi; aggiunse allora al bianco una banda trasversale rossa e blu ch’è ancora elegantissima. Allora - ti dicevo - mi hai rallegrato. E sai perché? Ieri, ricevuta la tua e altre mail, sono sceso dal mio colle ventoso verso Pantelleria City, e arrivato in un punto a pochi metri dal mare mi son dovuto fermare perché davanti a me c’erano una trentina di migranti tunisini scesi da una barca naufragata che bloccavano la strada. Non erano persone disperate avvolte in stracci ma soprattutto ragazzi fisicamente in ordine, ritti e dignitosi, non divertiti certo perché inseguiti dalla miseria e tuttavia soddisfatti di avere raggiunto l’Italia (da qui saranno rispediti a Trapani, da Trapani cercheranno di raggiungere il Nord, quello accogliente, possibilmente un paese scandinavo): alcuni, ecco il punto, indossavano magliette dei nostri club, come successe con i primi sbarchi di albanesi; ma i colori erano tradizionali e gli sponsor aggiornati: per fortuna nessuno era riuscito a trovare la maglietta gialloblù di Ronaldo, trasformato in un “canarino” del Modena. Vedendolo, m’è tornata in mente una storia di mill’anni fa, quando pubblicai il primo 45 giri di un gruppo di ragazzi modenesi - Maurizio Vandelli, Franco Ceccarelli, Alfio Cantarella e Victor Sogliani, figlio del corrispondente di “Tuttosport”, ovvero l’Equipe84 - che cantavano “Canarino va!”. Vogliamo parlare anche di fakecolors?