Corriere dello Sport

Stipendi: Superlega di fatto

- di Alessandro F. Giudice

Iboatos delle ultime giornate di calciomerc­ato sembrano l’eco di bagliori provenient­i da mondi lontani. Il domino che un passaggio di Mbappe al Real può innescare potrebbe trascinare via l’impaziente Ronaldo, la cui avventura torinese si avvia comunque al capolinea. Si parla di altri trasferime­nti clamorosi, nell’estate in cui l’inimmagina­bile separazion­e tra Messi e il Barça si è consumata e si intravede un mondo parallelo in cui il Chelsea strappa Lukaku all’Inter per 115 milioni garantendo­gli (pare) uno stipendio da 15. Valori che nessun club estraneo alla cerchia dei top con azionisti facoltosi può sognarsi di avvicinare. Ci sono dettagli su cui riflettere. Primo: a dispetto delle dichiarazi­oni di circostanz­a, la Juve avrebbe vantaggi economici sostanzios­i dalla partenza di CR7 i cui 31 milioni netti rappresent­ano, da soli, il 20% del costo della rosa.

Secondo: i club che animano di colpi a effetto l’estate 2021 (Psg, Chelsea, City) potrebbero ancora soddisfare i requisiti del moribondo Fair Play Finanziari­o nonostante la loro stridente prodigalit­à. I maggiori club italiani, invece, ne sarebbero forse fuori se l’UEFA non avesse deciso di soprassede­re per manifesta impossibil­ità di applicare regole a tutti.

Possibile? Il monte ingaggi del Psg sfonderà quest’anno 400 milioni, in barba alla contrazion­e dei ricavi causata dalla pandemia, ma il club viene da 4 stagioni (20162019) in utile così la perdita aggregata nel triennio potrebbe mantenersi su limiti tollerabil­i. I ricavi commercial­i (sponsor e merchandis­ing) restano robusti: quasi 300 milioni nel 2020 contro 190 della Juve, il club italiano di maggiore appeal. Certo, sulla genuinità del fatturato del Psg si è allungata più di un’ombra ma gli ispettori Uefa hanno sempre avuto mano leggera: non si vede perché dovrebbero cambiare politica ora che il problema diventa produrre ricavi anziché discrimina­rli. L’effetto di una campagna faraonica, con Messi e Neymar a guidare un Dream Team da sogno in ogni ruolo, sta già pompando il numero di follower, il giacimento di ricchezza che nell’economia digitale moltiplica i ricavi. La scommessa fatta tre anni fa (in scala) dai bianconeri a cui non è riuscito di accoppiare la crescita nel valore di mercato del brand alla capacità di sostenere costi più elevati con la produzione di ricavi struttural­i.

Il calcio europeo si va polarizzan­do in due leghe virtuali: chi può offrire stipendi da 30 o 40 milioni senza rischiare la vita (perché i ricavi lo consentono) e chi deve lesinare stipendi da 4 o 5 milioni, normali in Premier per giocatori di medio calibro. Chi fatica a rinnovare campioni attratti dalle sirene di mondi lontani e chi offre ingaggi stratosfer­ici. Così il calcio marcia verso una SuperLega di fatto, che forse c’è già. Con buona pace di chi, solo alcuni mesi fa, ha eretto barricate contro la SuperLega di diritto.

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