A Gasp manca il colpo
Aiutiamo il soldato Gasp. A Bergamo è considerato poco meno di Giovanni XXIII perché è stato capace di trasformare una provinciale in una protagonista del calcio europeo. Il presidente Antonio Percassi l’ha blindato e convinto a rifiutare qualsiasi altra richiesta professionale e lui, Gasperson, ha ripagato la fiducia con una sequenza di risultati mostruosi e la supervalorizzazione del materiale. Sì, molti obietteranno, perché questo è il paese del “sì però”: che cosa ha vinto? Quesito impertinente che non tiene conto dei piazzamenti ripetuti in Champions League a dispetto di Milan, Roma, Lazio e Napoli, delle finali di coppa Italia e degli attestati di stima di colleghi di fama mondiale («Meglio andare dal dentista che affrontare l’Atalanta» Guardiola dixit). Bene: questa volta aspettiamo tutti l’Atalanta al salto di qualità. Che vuol dire partecipare, con maggiore convinzione e possibilità, alla lotta per lo scudetto. Ma il mercato condotto dal club sembra percorrere il sentiero inverso, e cioè occupare posizioni di retroguardia a giudicare dalle mosse fin qui realizzate. Tutti accreditano l’Atalanta di un solo acquisto che ha migliorato la qualità della rosa: il portiere Musso dall’Udinese. Bene. Manca il bis. Che non c’è stato. E nel frattempo Gasp ha perso - e non per un giorno o una settimana ma per tre mesi - una delle pedine fondamentali del suo scacchiere, Hateboer operato al piede in Olanda, rimpiazzato da Zappacosta, per non citare Gosens, spremuto a dovere dalla Germania nell’europeo.
Eppure la cassa dei Percassi ride, e da anni. Perché con Romero hanno realizzato la solita, golosa plusvalenza acquistandolo a 16 milioni dalla Juve e vendendolo in Premier League a una cifra tre volte più ricca. Era pronto anche Ilicic a lasciare Zingonia, ma a causa della richiesta al Milan, il trasferimento è tramontato insieme con l’eventuale ricambio (Berardi) che avrebbe ringiovanito la rosa e fatto comodo al tecnico. Si dice nell’ambiente che tutto ciò sia conseguenza di rapporti poco amichevoli con alcuni club italiani. Anche in materia di ricambi in attacco non ci sono alle viste trattative che possano riscaldare il cuore della tifoseria bergamasca e rendere Gasp più sereno per l’inizio della prossima stagione. Già dopo la sfida col Torino, il tecnico non è stato tenero. «Non abbiamo meritato di vincere», ha detto a dimostrazione che il 2-1 è stata un’invenzione del solito Muriel e non invece una dimostrazione di calcio di corsa produttiva. Se si chiudesse qui il mercato dell’Atalanta, sarebbe una grande occasione persa.
Il “modello Favini” non esiste più: dal 2017 la società si è data allo straniero