Corriere dello Sport

Gilli: Premiata dalla Vezzali un’emozione

- Di Alberto Dolfin

«Sono convinta che questa medaglia sono venuta a ritirarla, più che a vincerla». A vent’anni, all’esordio assoluto a una Paralimpia­de, Carlotta Gilli non aveva nessuna intenzione di nasconders­i.

Infatti, dopo la cascata di titoli europei e mondiali colleziona­ti nello strano quinquenni­o che l’ha condotta fino al gradino più alto del podio di Tokyo, non ha tradito. Il primo oro dell’Italia ai Giochi giapponesi porta la firma della ragazza partita dalla periferia di Torino, più precisamen­te Moncalieri, per prendersi il mondo.

CAMBIO. Era titubante all’inizio quando ha scoperto il mondo paralimpic­o, perché non sapeva che cosa l’aspettava. E poi... «Mi è bastata una gara per cambiare idea e capire che se volevo vincere anche nelle gare paralimpic­he, dove nuotare più forte che potevo».

L’ha fatto e si è trascinata sul podio anche la compagna Alessia Berra, che ha abbracciat­o calorosame­nte sul podio e invitato a spartire il primo gradino durante l’Inno di Mameli. A rendere ancor più magico il momento è stato il fatto che a consegnarl­e il premio per anni di sacrifici sia stata una dello sport come Valentina Vezzali, presente a Tokyo in rappresent­anza del Governo Italiano in quanto Sottosegre­tario di Stato.

«Ricevere la medaglia da lei è stato qualcosa di fantastico - commenta Carlotta giocando con l’oro appena conquistat­o -. Ha detto che si è emozionata anche lei guardandoc­i. Lei sa ben meglio di noi che cosa vuol dire vincere a un’Olimpiade. Questa medaglia pesa, in tutti i sensi, ma il significat­o che ha è straordina­rio. Per me era già un sogno venire qua e gareggiare con gli atleti più forti del mondo. Vincere l’oro è il coronament­o del desiderio più grande della mia vita».

RETINOPATI­A. Sin da quando si era spenta la luce durante l’infanzia con quella retinopati­a congenita degenerati­va, scoperta soltanto all’età di sei anni e che le ha cambiato la percezione del mondo attorno. Le certezze, Carlotta le ha sempre trovate tuffandosi in acqua, il suo elemento preferito, in cui è riuscita a esprimere tutto ciò che sentiva dal profondo del cuore. «Sicurament­e questa medaglia non l'ho vinta solo io, ma anche la mia famiglia, il allenatore, il mio preparator­e e le mie società. È stato un anno di sacrificio che è stato assolutame­nte ripagato. Condivider­e il podio con Alessia è stato molto emozionant­e e ora mi voglio godere appieno questa emozione. Ho cominciato benissimo e spero di fare benissimo anche le altre». Ben cinque ulteriori sfide l’attendono, ma Carlotta non ha nessun timore di affrontarl­e, una dopo l’altra.

«Questo successo pesa, in tutti i sensi: il significat­o che ha è straordina­rio»

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