Corriere dello Sport

Pajola sicuro: Io e Mannion che coppia! Ci divertirem­o

Protagonis­ta assoluto, prima con la Virtus e poi con la Nazionale, il giovane playmaker si racconta «Sarà bello mettere le nostre energie in campo E pensare che io speravo restasse nella NBA»

- di Luca Muleo

Èl’uomo che sta riportando il basket ai tempi epici della volontà che vince sul talento. Non che Alessandro Pajola non ne abbia, anzi. Ma il suo ha il taglio antico di ginocchia sbucciate e la rapidità fumettisti­ca della sua lecita furbizia. «Faccio solo quello che serve» dice questo ancora 21enne da Ancona, maturità e gioventù in abbondante ed esplosiva miscela, che più volte ripete di essere un «ragazzo fortunato». Lo scudetto con la Virtus e l’Olimpiade da protagonis­ta, non può essere solo buona sorte.

Pajola, si è riposato dopo Tokyo? «Dieci giorni di vacanza, ho staccato e sono super carico. Ricomincia­mo una stagione altrettant­o importante, impegnativ­a con la Virtus. Stanco? Mai, faccio quello che mi piace, l’energia si trova sempre».

Mare o montagna per rilassarsi? «Stavolta la Sardegna con la mia fidanzata, relax puro».

Il rapporto con i social?

«Li seguo poco. Sono importanti per comunicare, mi faccio aiutare da un ragazzo per starci dietro ma non ci sto attento».

Cosa ha significat­o essere all'Olimpiade da protagonis­ta? «Esperienza di vita indimentic­abile per chi ama lo sport, un gruppo di ragazzi strepitoso. Il villaggio con i migliori atleti del mondo, pazzesco».

E la foto con Tamberi?

«Che emozione vederlo sul tetto del mondo. Veniamo tutti e due da Ancona, ci tengo molto. Vederlo vincere dal vivo, conoscendo tutti i sacrifici che ha fatto, mi ha dato brividi come poche volte una gara ha fatto. L’ho abbracciat­o e gli ho detto che se lo meritava».

E lui non ha chiesto una convocazio­ne?

«Prima della sua prova mi ha detto “se c’è bisogno di un tredicesim­o in Nazionale sono disponibil­e...” Gli ho risposto che era meglio pensasse alla sua gara: mi pare l’abbia fatto».

Lei di gare ne ha fatte in questi mesi?

«Da maggio fino ad agosto un pieno di emozioni, il frutto di anni di lavoro. Spero di poter rivivere tutto questo anche se sarà difficile ripetere in due mesi uno scudetto e un’Olimpiade. Resta quel piccolo amaro in bocca con la Francia, siamo stati sempre lì. E’ un punto di partenza per una Nazionale che può andare lontano».

«Da maggio fino ad agosto è stato un pieno di emozioni, il frutto di anni di lavoro. Spero tanto di poter rivivere tutto questo»

«Non sono andato alla Summer League della NBA perché venivo da un’estate davvero impegnativ­a Con il club ho deciso così di fermarmi»

«Giocare con Teodosic e con Markovic è stato super. Da loro ho imparato tanto: passaggio, visione di gioco, gestione »

Si sente maturo?

«Quando sono arrivato a Bologna lasciando casa a 15 anni ho capito di aver fatto un passo importante. Ora giorno per giorno ce n’è uno in più. Questi ultimi mesi mi hanno arricchito molto, emozioni e traguardi».

Sarete in due i ventenni alla guida della Virtus: cosa pensa dell'accoppiata con Mannion? «Intanto spero si riprenda presto, lo aspetto. Sarà molto bello, metteremo tutte le nostre energie in campo. Il nostro compito sarà accumulare l’esperienza che ci trasmetter­anno i compagni grandi, un coach super esperto, tutto lo staff. E divertirci. A Nico ho detto che dobbiamo essere pronti, carichi».

Neparlavat­eaTokyodel­lapossibil­ità di giocare insieme a Bologna? «No, mi auguravo per lui potesse restare in NBA, che penso sia un sogno per chiunque. E poi eravamo concentrat­i sull’azzurro».

Le però preferisce l'Europa, vero? «Se uno mi chiedesse di guardare una partita di regular season in tv, direi più l’Eurolega che NBA. Poi la NBA è il sogno di ogni bambino. Ma poi per orario e gusti guardavo appunto l’Eurolega: Teodosic col Cska, Diamantidi­s, Papaloukas, Spanoulis».

Intanto in Summer League non ci è andato: perché?

«Venivo da un’estate molto impegnativ­a, insieme alla società abbiamo deciso fosse il caso di staccare».

TorniamoaM­annion:sietedeltu­tto diversi?

«Il basket ci accomuna, lui ha molto più talento con la palla in mano. Dovremo sfruttare le nostre qualità per mettere nella migliore condizione i compagni».

Vi sentiti questa responsabi­lità da giovani registi?

«Un onore in un club storico e importante, con un allenatore di questo calibro e con tali compagni. Con Milos giochiamo insieme da due anni, sappiamo come aiutarci, Nico si inserirà facilmente».

Prima impression­e su coach Scariolo?

«Ci siamo sentiti quando eravamo con la Nazionale a Belgrado, il sogno era vederci in Giappone. E’ stato un piacere e onore. Il suo curriculum parla da solo, un bagaglio di esperienza invidiabil­e da cui imparare molto. Mi reputo davvero fortunato».

Cosa le hanno insegnato Milos e Markovic?

«Cerco sempre di prendere da tutti, il mio primo pensiero è stato “cavolo che figata stare in campo con due giocatori così”. Passaggio, visione di gioco, gestione, questo ho cercato di “rubargli”. E anche fuori dal campo sono persone molto umili. Posso solo ringraziar­li».

Fuoridalca­mpo,cosahacapi­toche doveva cambiare?

«Ho avuto una difficoltà a passare dal basket come divertimen­to al basket come lavoro. Mi sono dovuto abituare a tutto ciò che c’è intorno. Coach Djordjevic e coach Bjedov mi hanno dato una spinta in più. Mi hanno fatto vedere lo sport come lavoro, senza perdere il divertimen­to in campo. Lo stesso ha fatto Pippo Ricci, profession­ista esemplare da cui ho imparato molto».

Chi la incuriosis­ce di più dei nuovi? «C’è un Mvp di Final Four Eurolega come Udoh, un americano giovane di potenziali­tà clamorose che è Hervey, Jaiteh che ha un tocco di mani strepitoso. Direi tutti».

«Anche Tamberi viene da Ancona come me. Vederlo salire sul tetto del mondo dopo tanti sacrifici mi ha dato i brividi »

Come è cambiata la Virtus in questi anni?

«Tanto, la retrocessi­one, la A2, adesso c’è una struttura di altissimo livello. Casa Virtus è trasformat­a, siamo seguiti in tutto, una delle strutture più all’avanguardi­a d’Europa».

Da cui non andare mai via? «Sento di essere nel posto migliore per un ragazzo di 21 anni, un posto perfetto».

Il ragazzino che ha fatto del suo divertimen­to un lavoro, prova un brivido più con un canestro, un assist o un recupero?

«Senza dubbio assist e recupero».

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CIAMILLO Alessandro Pajola play della Virtus Bologna, 21 anni, nella finale scudetto vinta contro Milano
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CIAMILLO Pajola in azzurro a Tokyo
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