Witsel o Pjanic, oggi la decisione Kean c’è, gli Spurs su McKennie «Da Marotta a Ronaldo una gestione confusa»
Tardelli: «Non capisco il club ma adesso più che una strategia serve un attaccante. Cristiano non poteva essere un problema I fuoriclasse fanno la differenza»
TORINO - Kean c’è. Ma può bastare? L’interrogativo assilla il popolo bianconero, scottato dall’addio di Ronaldo e dal crollo con l’Empoli che ha evidenziato tutte le lacune e le contraddizioni della Juve. Urge rimedio, insomma, anche se il tempo stringe e le risorse sono limitate per immaginare chissà quale investimento. La società, in ogni caso, si sta muovendo: innanzitutto per un centrocampista e, se possibile, per un altro attaccante.
Il primo rinforzo, intanto, è già arrivato. Moise Kean, appunto, sbarcato a Torino sabato sera poco dopo la sconfitta della squadra di Allegri. Il giovane attaccante ha svolto ieri pomeriggio le visite mediche e ora si attende soltanto l’ufficialità. Ieri Mino Raiola, avvistato al JHotel, ha lavorato sugli ultimi dettagli.
IN MEZZO. E adesso? Fari innanzitutto a centrocampo, il reparto che ha confermato i limiti, e di conseguenza le necessità, maggiori. Serve un innesto ma bisogna anche fargli spazio. E l’indiziato a partire, nonostante Allegri lo abbia blindato a parole, resta McKennie. Il Tottenham, infatti, ci pensa ancora e continua il pressing. La Juve vorrebbe guadagnare almeno 30 milioni dalla cessione dello statunitense, riscattato nel marzo scorso dallo Schalke per 18,5 milioni (più altri 6,5 milioni di possibili bonus), che resta al momento l’unica possibile uscita per liberare un posto, considerato che per Ramsey non ci sono state opportunità, anche a causa dell’elevato ingaggio. Chi potrebbe essere il colpo bianconero? La corsa sembra essere ristretta ormai a due candidati: Witsel, sul quale il Borussia Dortmund sta resistendo, e soprattutto Pjanic. Oggi la decisione. Miralem conosce già tutto della Juve e di Allegri, sarebbe subito pronto e quindi, da questo punto di vista, favorito rispetto al belga.
Con il Barcellona, i contatti sono già avviati da tempo: se i blaugrana partecipassero al pagamento dell’ingaggio o il giocatore acconsentisse ad una riduzione (attorno ai 5 milioni), l’affare si chiuderebbe in un attimo. Siamo all’ultimo chilometro della volata.
Capitolo uscite: Rugani è ancora nel mirino della Lazio, il Cagliari punta sempre Dragusin (prestito con diritto di riscatto), Luca Pellegrini è stato chiesto in prestito dalla Sampdoria e dal West Ham (anche su questo dossier c’è Raiola al lavoro) e il giovane Ranocchia va a giocare con continuità in serie B al Vicenza. E poi ci sono rumor che, se confermati, sarebbero clamorosi perché riguardano un possibile addio di Kulusevski: per il gioiello svedese si parla di un ritorno all’Atalanta, da cui i bianconeri l’hanno prelevato nel gennaio 2020 per complessivi 44 milioni, ma Gasperini non sembrerebbe convinto.
Ieri visite mediche per il giovane Moise Il Psg ha detto no al prestito di Icardi
Si tratta sul prezzo per lo statunitense Voci su Kulusevski: lo cerca l’Atalanta
MAURITO? Si torna in attacco, quindi. Oltre Kean, si muove altro? La sconfitta con l’Empoli ha spalancato un problema nel re
Marco Tardelli, situazione della Juventus in due parole? «Non bella».
D’accordo, può anche usare qualche parola in più.
«Hanno risolto il problema Ronaldo. Ammesso fosse un problema. Per me non lo era».
Hanno risolto un problema e gliene restano mille?
«Gliene resta uno. Ma grosso. Non segnano».
Allora alla base di tutto c’è la partenza di Ronaldo?
«Aveva un contratto molto costoso. Hanno preferito liberarsene. Poi penso che anche lui non si trovasse più a suo agio in quella situazione. Hanno preferito risolvere così. E’ addirittura giusto. Ora la squadra deve dimostrare che si può fare a meno di uno come lui».
E non ci sta riuscendo.
«Sono stati pure sfortunati. Vai avanti di due gol e poi il portiere infila due stupidaggini. Alla seconda partita crei occasioni e non le realizzi. Lasciamo perdere l’arbitraggio, non può essere quello il punto. Il punto è la difficoltà che incontrano a segnare».
Dybala non sarebbe dovuto tornare a splendere non appena uscito dal cono d’ombra di Ronaldo?
«A Udine non era andato male. Ma alla Juventus, ripeto, serve qualcuno che segni con continuità. Non posso neppure dire che questa squadra giochi particolarmente male. Tuttavia io alla fine conto un punto in due partite».
Forse sottovalutiamo i meriti dell’Empoli.
«Tutt’altro. Resta il fatto che la Juve dovrebbe battere una provinciale, per quanto questa giochi bene».
Nel 2015-16 la Juve con Allegri partì anche peggio. Poi vinse il campionato con nove punti di margine.
«Quanti anni sono passati? Adesso è tutto diverso. Quella Juve fu in grado di recuperare undici punti. Non aveva avversari, oggi ne ha tanti. La concorrenza è più ampia e più forte. Ci metto anche l’Atalanta, nonostante stia andado così e così».
Siamo già alla crisi?
«Dico di no, perché anche se le avversarie sono molte in realtà al momento non mi sembra stiano tanto meglio della Juve. Hanno vinto senza farmi vedere niente di particolare. Soltanto l’Inter ha convinto appieno. Si diverte, è allegra. Ha dimostrato qualcosa anche la Lazio».
Che con Sarri in panchina segna tanti gol.
«Soprattutto mi piace il modo in cui li segna. Alla Sarri, appunto».
La Juventus aveva scelto Sarri e poi ci ha rinunciato.
«Io avrei tenuto Allegri e basta».
Dopo cinque stagioni? Capello sostiene che a un certo punto l’allenatore perde stimoli.
«E Alex Ferguson, allora? Per me un bravo allenatore fa bene il suo mestiere ovunque e chi ce l’ha dovrebbe tenerlo caro. E’ Antonio Conte che ogni due anni cambia squadra. Ma queste sono le regole di Conte, non quelle del calcio».
Più sbagliata la scelta di prendere Sarri o quella di mandarlo via per lanciare Pirlo?
«Ripeto: per me la Juve stava bene con Allegri».
Adesso sta proprio a lui uscire da questo pasticcio.
«E’ esperto, sa farsi ascoltare. Penso che a lungo andare la squadra si riprenderà. Basta crederci. Ma bisogna cominciare subito a ottenere risultati. Di sicuro in questa prima fase pesa la stanchezza dei giocatori. Tanti di loro sono arrivati dritto dall’Europeo. Non si tratta tanto di fatica fisica quanto di logoramento mentale».
Ricapitolando: la Juventus nella scorsa stagione esce presto dalla Champions League e non vince lo scudetto; in questa si trova subito a inseguire. C’è qualcosa di strutturale che scricchiola nel club?
«Senz’altro c’è un po’ di confusione. Una gestione difficile da seguire. Parlo del caso Ronaldo e non solo. Parlo dei tre allenatori in due anni. Parlo del divorzio da Marotta».
Sarebbe meglio cambiare i vertici della società?
«Non sta a me dirlo. Mi limito a indicare alcuni argomenti critici. Ho sentito dire che Allegri era stato mandato via perché non riusciva a vincere la Champions League. A me sembra di ricordare che con lui alla guida la Juventus ha disputato due finali».
Non sarà che, supponendo di non poter competere con club capaci di spendere duecento milioni per un giocatore, in questo momento la Juve sta costruendo una formazione per il futuro?
«Mi sembra siano diversi anni che la Juve pensa al futuro. Non bisogna mai dimenticare il presente in cui si vive. E se la Juve non vince lo scudetto, beh, in quella stagione ha fatto una cosa non da Juve. Poi bisogna accettare il fatto che capitano le annate storte. L’importante è che non diventino lunghi cicli storti».
«Il primo errore è stato mandare via Allegri dopo due finali di Champions»
Dunque prima di tutto ad Allegri serve una punta. Intanto arriva Kean. Col mercato in chiusura altri obiettivi non sono comodi da raggiungere.
«L’unico commento che mi viene in mente è questo: oggi tutti giocano allo stesso modo, è il fuoriclasse a fare la differenza».
«C’è poco tempo per reagire. Tante avversarie forti, Inter e Lazio in testa»
Così torniamo a Ronaldo. «Eh, già».