Corriere dello Sport

FORMULA FARSA HAMILTON TUONA

Due giri dietro alla safety-car, poi la bandiera rossa e punti dimezzati. Verstappen “vince” e sale a -3 dal britannico

- Di Giorgio Burreddu

Diluvio a Spa: dopo oltre tre ore di rinvii e attese un ridicolo mini-GP

Max Verstappen sorride, mangia noccioline da un sacchetto, fa i selfie con il suo team appoggiato al muretto del box. Lo vince lui questo GP del Belgio: metà punti (12,5), che gli permettono di accorciare il distacco da Lewis Hamilton in classifica generale (va a -3) e riaprire la corsa al titolo. Ma quello di ieri è stato un gran premio che non si è disputato affatto. Nonostante i due giri minimi, necessari per poter assegnare punti per quanto dimezzati al termine di una giornata infinita.

E’ sera quando cala il sipario su uno dei gran premi più assurdi mai concepiti. Spa è ormai spettrale, la condensa è dappertutt­o.

E la gente, rimasta tutto il giorno a prendersi l’acqua sulle tribune e sul prato, lascia la pista a testa bassa. Vento, pioggia e scarsa visibilità hanno mandato in confusione gli organizzat­ori, le scuderie. E soprattutt­o la FIA, con Michael Masi, per la prima volta da quando ricopre il ruolo di direttore di gara, chiamato a scegliere tra il sì e il no, tra lo show e la noia, tra la corsa e l’oblio. Alla fine ha vinto la politica. Dopo una serie di rinvii, cominciati poco prima delle 15, si è optato per la partenza dalla pit-lane dietro la safety car e per quei due giri prima della bandiera rossa, che hanno permesso di assegnare i punti dopo 3 ore e 17 minuti di attesa, di evitare i rimborsi dei biglietti e i guai legali con tv e sponsor. Le condizioni di gara, però, non erano cambiate.

Tutelati Tv e sponsor Lewis: «Sapevamo che sarebbe finita così». Festa Russell

HAMILTON. Ne è venuto fuori un patatrac, un caos. Con Verstappen

e la sua Red Bull che esultano. Anche se un po’ sottovoce. «Era molto importante fare punti, col senno di poi la pole position è stata decisiva. Peccato. Ma le condizioni erano molto insidiose, la visibilità molto bassa». E aggiunge: «Dimezzo lo svantaggio da Hamilton, sì. Dobbiamo continuare a spingere, ci sono alcune gare per avvicinarl­o, sono fiducioso, dobbiamo continuare a spremere la macchina». Ma quella dell’olandese non è nemmeno una vittoria morale.

E chi ne fa le spese è Lewis Hamilton. Il pilota della Mercedes si era lamentato con la direzione di gara, aveva gridato al campionato falsato via radio (mai andato in onda), aveva ammonito sulle condizioni di sicurezza della pista. «Dispiace per i fan, sono stati incredibil­i. Hanno aspettato tutto il giorno una gara che non c’è mai stata», dice alla fine. In molti l’avevano capito, o almeno intuito. Uno di questi è proprio Hamilton: «Sapevamo che la gara non ci sarebbe mai stata, lo sapevano tutti, ma hanno voluto fare questi due giri, spero almeno che i fan saranno rimborsati». Anche perché, aggiunge Lewis, «non si riusciva a vedere niente, la macchina davanti spariva, non potevi andare a tutta, io avrei voluto gareggiare ma non era possibile, sarebbe stata bella gara senza tutta quella pioggia».

GIORNATA. Il primo rinvio era arrivato alle 15: scarsa visibilità e pioggia in pista. Da lì un susseguirs­i di scelte e ruzzoloni, una valanga di errori culminati alle 18.17, quando la direzione decide che si può partire con un’ora di gara al massimo. Due giri dietro la safety, di nuovo bandiera rossa con il cronometro che continua a scorrere. Alle 18.44 arriva la conferma definitiva: la corsa non sarà ripresa. Un solo ten

tativo si era deciso di fare tre ore prima, alle 15.25, quando le vetture erano partite dietro alla safety car per due giri di ricognizio­ne, non validi quindi per la corsa, prima di tornare in pit lane e restare parcheggia­te lì fino a sera.

Alla fine l’unico a esultare è George Russell, l’inglese della Williams festeggia il secondo posto, primo podio in carriera, frutto di una qualifica da leggenda. «Siamo stati premiati per la grande qualifica. Il sabato è contato tanto. Abbiamo festeggiat­o per questo. Tutto il team merita questo risultato. Abbiamo fatto un grande lavoro negli ultimi due anni».

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GETTY IMAGES La safety-car, la Red Bull di Max Verstappen, 23 anni, e alle spalle una nuvola d’acqua che azzerra la visibilità: ieri in Belgio due giri così, poi tutti a casa
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