Una squadra esagerata
Il centravanti entra e dopo due minuti firma il gol decisivo in quella che potrebbe essere l’ultima gara giocata con il Napoli Spalletti intanto lancia un chiaro segnale alle dirette concorrenti Fabian Ruiz la sblocca, Cambiaso complica i piani degli azz
Tanta classe, tanta voglia e tanti errori: può una squadra così esagerata puntare allo scudetto? La risposta intuitiva, che viene dalle prime due gare del Napoli, è tra un «sì» e un «nì». Le ragioni del sì sono nella qualità di un palleggio che nessuna rivale può fare alla velocità degli azzurri, nella caparbietà che Spalletti ha trasmesso al gruppo, nel colpo di genio dei tanti talenti, dal capitano Insigne fino al riscoperto Ounas.
Non ci si lascia così, senza un gesto d’affetto, senza essersi scambiati qualche parolina dolce, senza aver sistemato la glassa sulla torta della cena d’addio: e ora che la valigia sembra ormai fatta, va semplicemente sigillata, il Napoli si terrà per sé quell’abbraccio possente e vigoroso che Andrea Petagna gli ha simbolicamente regalato, in una domenica densa d’emozioni. Genova, per lui, sarà probabilmente blucerchiata, ce lo diranno i misteri del mercato che ancora vibrano nell’aria e intrufolano anche l’ombra dell’Atalanta, ma per una sera, e che sera, in quel gigante che brucia l’erba e che semmai avverte pure gocce di rimpianto, Marassi assume le fattezze del salotto di casa sua: vada come vada, è già un successo. Andrea Petagna si alza dalla panchina al minuto 37, impiega appena 149 secondi per consegnare al Napoli e pure a se stesso il brivido d’uno stacco come s’usava un tempo, come va sempre di moda, e trasforma quella gelida giornata in felicità.
BELLO, BELLISSIMA. Genoa-Napoli è una partita bella e quasi bellissima, resa magnetica da Ballardini e da Spalletti, dalla loro capacità di incidere trasformando le rispettive emergenza in energia da sfruttare per innovare: e in un’ora e mezza in cui ci sono tre gol, un palo, una serie di miracoli dei due portieri (e pure qualche incertezza di Meret), il vocabolario del calcio ne esce arricchito pure per le irruzioni mai banali degli allenatori. Il Napoli senza Osimhen, senza Mertens, senza Demme e senza Zielinski è per un po’ il padrone della scena, gioca corto e lungo, va vicino al gol con Lozano (3'), sente il montante sinistro di Sirigu ondeggiare (13') sulla girata di Insigne e poi s’accorge che Ballardini ha sparpagliato trappole con la densità del centrocampo, un tentativo di andare a uomo su Lobotka, la voglia di pressare alto con i centrocampisti e l’intrapredenza di arrivare da Ghiglione a Cambiaso per spostare quella corazzata. Nel caos degli ingorghi, in soc
corso può arrivare sempre il talento: avendone in abbondanza, proprio quando la partita s’è sporcata, Fabian Ruiz (39') la ripulisce a modo suo, allargando il compasso e sistemando il sinistro a giro in un angolo dove non s’arriva.
VAR E ALTRO ANCORA. Il Genoa di Ballardini cambia nell’intervallo, sistema due punte (Pandev e Buksa), resta «aggressivo» e comincia anche ad azzannare tra le linee, coglie i disagi del Napoli, lo fa barcollare (Meret sontuoso su Ghiglione), lo contiene (Sirigu sulla rasoiata di Lozano) lo stordisce con Pandev - al quale in Var sottrae l’illusione del pari per il contatto di Buksa sul portiere, poi resta lì e ne approfitta: da Ghiglione a Cambiaso, da quinto a quinto, da 0-1 a 1-1.
LA SCOSSA. Per (ri)prendersi il campo, Spalletti stacca Elmas dal centrocampo, lascia che siano un gigantesco Lobotka e un razionale Fabian a filtrare l’eventuale pericolo, poi sistema le tende nella trequarti d’un Genoa sempre brillante e lo accerchia: è palleggio ad oltranza, è varietà con Ounas prima punta per restituire a Insigne la sua vocazione; e ancora, a seguire, Petagna prima punta, per riempire l’area, e ampiezza e iniziative centrali (Koulibaly sul quale arriva uno strepitoso Sirigu) e pressione ma senza disperazione, con tracce della lucidità smarrita nel resto di una domenica per cuori forti o teste dure che Petagna sistema nei sedici metri, occupati legittimamente, con fisicità. E prima di restare (probabilmente) a Genova, ma alla Samp, concede già al Napoli di sognare proprio mentre stava cominciare a tremare. Napoli-Juventus può cominciare.