La forza che nasce dentro
Pazienza, la virtù dei detective, degli scrutatori di seggio e di chiunque voglia vincere qualcosa. Ma guarda: la Roma di Mourinho rientra in quest’ultima categoria. Pazienza, perché prima o poi, attraverso l’arte di aspettare, modelli il tempo a tua immagine e somiglianza. Spesso la nuova Roma aspetta che gli altri facciano qualcosa e poi li fa pentire di essersi azzardati.
Pazienza, la virtù dei detective, degli scrutatori di seggio e di chiunque voglia vincere qualcosa. Ma guarda: la Roma di Mourinho rientra in quest’ultima categoria. Pazienza, perché prima o poi, attraverso l’arte di aspettare, modelli il tempo a tua immagine e somiglianza. Spesso la nuova Roma aspetta che gli altri facciano qualcosa e poi li fa pentire di essersi azzardati. Ieri ha dovuto aspettare che la Salernitana permettesse a lei di fare qualcosa. Che quel muro di muscoli davanti all’area si crepasse, che un pertugio comparisse tra gli angoli e le ombre.
Quando ne ha visto uno, si è scatenata. Va bene la pazienza, ma adesso siamo tutti stufi di aspettare. Pellegrini ha cominciato, Pellegrini ha finito, di potenza e di giro. Pellegrini ha tessuto e dipinto, per l’intera partita. E se non arrivasse il centrocampista tanto desiderato da Mourinho? E va bene, pazienza. Quelli che ci sono stanno sudando sangue per dimostrarsi indispensabili, Veretout accelera, tira e realizza, Cristante procura quello che gli chiedono, dal regista alla mezzala, è un vivente ventaglio di possibilità da quando fare tutto è un’esigenza. Mkhitaryan ha l’attacco nel cuore ma pure il contrasto nel fegato. Pazienza, Abraham, pazienza. Potrebbe essere il vero limite di questo ragazzo di cui non si riesce a capire fino in fondo dove possa arrivare, o meglio dove non possa arrivare: quegli occhi che minacciano il cielo e quelle braccia che schiaffeggiano l’aria ogni volta che un compagno non ritiene di passargli la palla. Lui dribbla, colpisce, accusa, risponde, suggerisce e non era ancora riuscito a segnare. Ma basta un po’ di pazienza, anche a lui: il destro della terza rete è uno swing da Masters di golf.
Tra chi è interessato sentimentalmente alle sorti della Roma c’era chi cominciava a preoccuparsi. Di fronte all’Inter che stende gli avversari al primo colpo affondato, di fronte al Milan sovrabbondante che dilaga come l’acqua da una vasca otturata, di fronte alla Lazio che invade la tre quarti altrui ai ritmi del gioco frenetico di Sarri. Ma è così che si distingue Mourinho. Bussate e vi sarà aperto, aspettate e verranno a cercarvi. E peggio per loro.
Dall’allenatore sta arrivando tutto quello che ci si attendeva. La sicurezza interiore di una squadra che comincia a capire quanto vale. La forza generata da ciò che si vede dentro di sé. La voglia di rischiare di divertirsi e di evitare la banalità. Il piacere di fare il proprio mestiere. La sensazione di essere parte di un processo che non sarà facile da fermare. I tifosi della Roma sarebbero anche stufi di avere pazienza. Ma questa volta è diverso. Questa volta sentono che forse ne vale la pena. Perché qualcosa sta arrivando.